Brasile, la campagna elettorale tra Lula e Bolsonaro si infuoca mentre il voto si avvicina
Tra Lula e Bolsonaro l'escalation verbale sembra inarrestabile. Intanto i sondaggi continuano a premiare il candidato progressista
La domenica di Belo Horizonte è una giornata di riposo, le strade semivuote si preparano ad ospitare il traffico lavorativo del lunedì mattina. Il 9 ottobre però è stata una domenica differente, i grandi viali della città e le loro palme alte hanno fatto da cornice ad una grande festa, durata tutto il giorno. Già dalle otto del mattino una grande massa di persone si è riversata per le strade cantando, le macchine intonando motivetti allegri con i clacson, e pullman pieni di gente sventolare bandiere rosse dai finestrini.
Il motivo di questa euforia è l’arrivo in città dell’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva, tornato a Belo Horizonte in occasione della Marcia per la democrazia, cui ha partecipato anche il noto cantante Chico Buarque. Buarque è l’autore del brano Apesar de você, che ha rappresentato negli anni Settanta un inno contro la dittatura militare, e che oggi è la canzone per la vittoria contro Bolsonaro al secondo turno. «Amanhã vai ser outro dia», domani è un altro giorno, cantano i militanti anticipando il successo di Lula.
Lula torna da favorito nei sondaggi e si toglie dei sassolini dalle scarpe
Lula torna a Belo Horizonte per ringraziare il popolo di un supporto tanto grande quanto fragile: nello stato di Minas Gerais ha infatti ottenuto il 48,29% delle preferenze al primo turno, battendo l’avversario politico. Ma il neoeletto governatore statale Zema, con un bottino da 56,18% di preferenze non ha esitato a dichiarare il suo supporto a Bolsonaro.
Fuori dal cinema Belas Artes, dove si tiene la conferenza stampa di Lula, una folla di persone attende l’ex presidente da dietro le transenne. Dentro la sala del cinema si sentono urla che ricordano l’arrivo di Jimi Hendrix a Woodstock. I corrispondenti delle testate capiscono che la conferenza sta per cominciare dal clamore intenso che arriva dalla strada.
Nel dialogo con la stampa, Lula non ha risparmiato critiche ai suoi avversari politici, promettendo opere e infrastrutture nello stato di Minas Gerais e nella regione metropolitana della capitale, in opposizione a quelli che ha definito come disastri organizzativi di Bolsonaro e dei suoi alleati. Lula non le ha mandate a dire al neogovernatore Zema: «Si pentirà di non avermi sostenuto quando sarò al governo». Se per Zema questa potrebbe suonare come un’intimidazione, per Lula è una mano tesa per la concordia.
L’endorsement del sindaco di Belo Horizonte
Il candidato del Partito dei Lavoratori (PT) ha infatti presentato l’immagine di un’armoniosa collaborazione tra governo federale, statale e municipale, con particolare attenzione ai sindaci delle grandi città metropolitane. Al contrario di Bolsonaro, Lula dichiara di voler eliminare i conflitti con i governatori statali, con i quali il presidente in carica ha rapporti conflittuali.
A riprova dei suoi buoni propositi, davanti alla stampa Lula ha ricevuto l’endorsement del sindaco di Belo Horizonte (BH) Fuad Noman: «La nostra città deve essere unita con Lula (nella città Bolsonaro ha vinto con una differenza di circa 60mila voti, ndr), lui è l’unico che aiuterà Belo Horizonte ad ottenere risorse», ha dichiarato il sindaco che si trova per la prima volta nello stesso fronte del PT.
La centrista Tebet ai suoi 5 milioni di elettori: «Votate per Lula»
Quello di Noman non è l’unico supporto politico che Lula ha incassato negli ultimi giorni. Il 6 ottobre a São Paulo Simone Tebet, cattolica liberale e leader della “terza via” centrista, ha invitato i suoi quasi cinque milioni di elettori a votare per Lula al secondo turno. La leader del Movimento Democratico Brasileiro, che Lula davanti ai microfoni ha chiamato “companheira”, nel 2016 ha appoggiato l’impeachment a Dilma Rousseff, compagna di partito che succedette a Lula. Tebet sosteneva che questa operazione avrebbe permesso il superamento delle barriere allo sviluppo del Paese.
Ancora oggi Lula condanna quell’impeachment come un errore storico del Congresso. Secondo un’indiscrezione del giornale Folha de S. Paulo, in seguito alla conferenza stampa Tebet avrebbe confidato ad amici che «qualcuno deve mettere del giudizio nella campagna» del leader del PT. La centrista avrebbe poi aggiunto che è necessario togliere il rosso dalle strade, con riferimento all’abbigliamento di elettori e militanti del PT.
Fuori dal cinema Belas Artes, Lula e i suoi deputati eletti sono attesi da un’onda rossa di persone in subbuglio. “Tu vens, tu vens eu jà escuto os teus sinais”, cantano a centinaia fuori dal cinema (“Stai arrivando, stai arrivando, sento già i tuoi segnali”). L’appuntamento è in Praça da Liberdade dove a migliaia aspettano l’ex presidente per la marcia che si concluderà con il suo comizio.
Balla per il pluralismo e per l’Amazzonia
Si è presentato al popolo tutto vestito di bianco, su un’automobile con il tetto aperto e un cappellino con su scritto “Lula Presidente” che ha poi lanciato alla folla. Ogni tanto prende il microfono per calmare la gente. «Ragazzi oggi è una festa, per favore non litigate», intima ai più giovani che ai lati dell’auto scalciano per stringergli la mano. Poi parte la musica e Lula comincia a saltare e ballare mentre dalla massa parte un urlo di gioia.
«Tutti i produttori agricoli sanno che la foresta deve stare in piedi. I responsabili della deforestazione sono solo dei banditi», ha esclamato Lula. Eppure secondo una ricerca pubblicata da MapBiomas nell’agosto 2021, il Brasile dal 1985 al 2020 ha sofferto una massiccia diminuzione delle foreste e altri biomi terrestri, per dare spazio alla produzione agricola e ai pascoli.
Ma quello che in portoghese si chiama agronégocio (il settore agroalimentare), nella campagna elettorale diventa ora un alleato sensibile e non più responsabile dei disastri ambientali, in particolare nella foresta amazzonica. Questo zelo nel parlare del settore agroalimentare, spesso accusato di essere responsabile della deforestazione del Paese, è dovuto anche al supporto di Simone Tebet, nota shareholder dell’industria nello Stato di Mato Grosso del Sud.
Lotta ai cambiamenti climatici, piani anti-deforestazione e un ministero per gli indigeni
Il PT conferma il proprio vasto programma di contrasto ai cambiamenti climatici, con una grande attenzione proprio alla deforestazione e ai diritti delle popolazioni indigene. «Non so quante donne ci saranno nel mio governo, ma state tranquilli che ce ne saranno molte», ha promesso il candidato. Aggiungendo che «ci sarà per la prima volta nella nostra storia una ministra indigena in un ministero per le popolazioni indigene brasiliane».
«Nelle prossime settimane avrò due dibattiti con il genocida – ha dichiarato riferendosi a Bolsonaro con parole durissime -. Negli ultimi giorni è uscita una sua vecchia intervista in cui dice che mangerebbe carne di un indio. Se vuole dare un morso ad un pernambucano, morirà avvelenato».
Dopo il primo turno
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La dialettica incandescente della campagna elettorale
«Metterò tanto repellente sul mio corpo per paura che mi morda», ha provocato Lula, che è originario del Pernambuco, un piccolo Stato del nord-est brasiliano che conta ben sette gruppi indigeni e in cui ha vinto con il 65,2%. A bloccare l’escalation verbale è stato però il Tribunale Superiore Elettorale (TSE) che ha imposto a Lula di non usare il cannibalismo di Bolsonaro come argomento di campagna elettorale.
Non è il primo né l’ultimo caso in cui il TSE è chiamato in causa. Delle ultime ore la notizia che il deputato più votato del Paese Nikolas Ferreira, sarà obbligato a rimuovere dai social le accuse rivolte a Lula di incentivare l’uso di droghe tra bambini e adolescenti, chiudere le chiese e promuovere la persecuzione dei cristiani. Contro le accuse di satanismo provenienti dai bolsonaristi, Lula ha già dovuto chiarificare che non ha un patto e che mai ha conversato con il diavolo.
Lavoro e investimenti bancari per reindustrializzare il Paese
Se il diavolo sta nei dettagli, Lula non si fa scappare nulla nel suo comizio a Belo Horizonte: «Correggeremo ogni anno il salario minimo in relazione alla crescita del PIL. Minas Gerais vuole lavoro di qualità e crescita. Vuole la dignità delle donne e la parità salariale».
Criticato in un editoriale dal giornale Globo (la principale testata brasiliana) per mancanza di praticità nelle proposte economiche, Lula ha risposto dicendo che attiverà grosse campagne di finanziamento a favore dei piccoli e medi imprenditori e dei piccoli agricoltori. Ha poi aggiunto che il Banco do Brasil e la Caixa Economica, due tra le maggiori banche a proprietà statale dell’America Latina, ricominceranno ad essere fonte di investimenti nelle economie locali.
La controversa questione del tetto alla spesa pubblica
Sulla controversa questione del tetto alla spesa pubblica, sancito dall’emendamento costituzionale 95 (inserito dal governo post-Dilma e votato anche da Simone Tebet) Lula mostra i dati di riduzione del debito pubblico durante il suo governo. «Non ho bisogno di una legge per essere responsabile. Nella mia formazione politica ho imparato che possiamo spendere ciò che guadagniamo, e se dobbiamo contrarre un debito, deve essere un debito che possiamo ripagare, un debito per costruire un’attività che possa dare un ritorno finanziario», ha dichiarato.
«Vogliamo garantire copertura internet su tutto il Paese. Non chiedetemi quando costerà, chiedetemi quanto costerà non farlo», ha poi aggiunto provocando le testate nazionali di connotazione liberale in ambito economico.
L’istruzione come motore della crescita
Per Lula l’innovazione parte dall’istruzione. Più volte ha ripetuto che la spesa pubblica in istruzione di qualità non deve essere considerata una mera voce di costo per il bilancio statale, ma un investimento nel futuro del Paese con numerosi impatti positivi.
Durante i suoi governi, Lula ha permesso a molti giovani di accedere all’istruzione universitaria, grazie ad un grande piano di sussidi a famiglie e atenei. Il giorno del primo turno, la giornalista Etiene Martins raccontava a Valori.it di essersi laureata in comunicazione presso un’università privata proprio grazie al programma “ProUni” voluto da Lula.
Se Lula vede istruzione e cultura come motore della società, dall’altro lato Bolsonaro blocca i fondi alle università per un ammontare di 2,6 miliardi di real (l’11,6% del budget annuale) a pochi giorni dal secondo turno. Il presidente in carica vede l’educazione come una minaccia. Ha infatti più volte reclamato che le università brasiliane sono “massacrate” dall’ideologia di sinistra.
«Dobbiamo nazionalizzare la cultura, inserirò un ministero per la Cultura così che si alimenti la coscienza del popolo e non venga mai più eletto un genocida in questo Paese», ha provocato di nuovo il leader del PT. «La cultura deve diventare un’industria che crea lavoro di qualità e stimola l’innovazione».
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«Faremo la rivoluzione più pacifica che ci sia»
«Adesso andrò nelle favelas e nelle periferie per convincere i brasiliani a votarmi, non mi fermerò un momento fino alla vittoria», ha esclamato Lula al termine del comizio in Praça Tiradentes (Tiradentes è stato un patriota brasiliano simbolo dell’indipendenza del Paese).
Tra un samba ed un funk che invita a votare PT, la marcia per la democrazia si conclude in un grande carnevale. Al termine del suo discorso Lula ha invitato elettori e militanti a non accettare provocazioni e continuare una campagna elettorale di allegria per le strade. «Faremo la rivoluzione più pacifica che ci sia», ha urlato invitando a digitare il numero 13 nell’urna elettronica, cioè il suo codice elettorale.
In camicia rossa e occhiali da sole, Chico Buarque fomenta la folla: «Lula ci farà uscire da questa voragine», dedicandogli la sua famosa canzone. Durante la marcia Lula ha sventolato la bandiera nazionale, entrata da tempo nel monopolio delle simbologie bolsonariste. Non sono mancati militanti ed elettori con le magliette della nazionale di calcio, una riappropriazione che vuole evocare unità per la vittoria al secondo turno.
Al leader del PT spetterà l’arduo compito di mantenere saldo un equilibrio politico che oggi in campagna elettorale appare stabile, ma che domani potrebbe portare molti nodi al pettine. Oggi l’alleanza di larghe intese a supporto di Lula lavora per la vittoria, ma amanhã vai ser outro dia.