In cammino sulle montagne del Mediterraneo

Turismo sostenibile e ospitalità diffusa, alla riscoperta della Calabria e dell'Aspromonte

«L’ospitalità diffusa è nata qui». Andrea Laurenzano, guida escursionistica da 25 anni e fondatore di Naturaliter, cooperativa e agenzia di viaggi nel Parco Nazionale dell’Aspromonte, rivendica un primato importante. «La nostra esperienza è nata a metà degli anni 90’ con il progetto pilota CADISPA (Conservazione e Sviluppo in Aree Scarsamente Popolate), voluto dal Wwf. L’idea è stata proprio quella di pensare un turismo basato sull’accoglienza delle persone che arrivavano a visitare la nostra terra, nelle nostre case» racconta.

Per lui, nato e cresciuto 46 anni fa a Bova, paese di 422 abitanti al centro della Calabria grecanica, è stato anche la realizzazione di un sogno. «Un sogno nato dalla passione per la montagna, dal voler rimanere in Aspromonte, dal non voler emigrare. In quel periodo, finiti gli studi superiori tutti erano pronti a partire, con la valigia in mano, per altre regioni e paesi». Una scelta coraggiosa, invece, quella di restare e rendere accogliente la propria terra attraverso il trekking e l’ospitalità mediterranea. Nello stesso periodo in cui la Calabria era al centro delle cronache nazionali sulla malavita organizzata e la ‘ndrangheta.

Una grande e significativa conquista, quindi, quella di esplorare il proprio territorio e scoprire che la sua bellezza era già motivo di viaggio per altri gruppi di pionieri. Come gli alpinisti provenienti dal nord Italia, del Cai di Milano e di Pinerolo, così come dalla Germania. «Spesso chi arrivava da fuori sembrava conoscere la Calabria o l’Aspromonte meglio di noi» ricorda Andrea. Da lì la spinta a progettare il proprio futuro, riscoprendo il passato, con occhi diversi. Come quelli di uno straniero.

«Ai tempi del Grand Tour in Italia, l’inglese Edward Lear nel 1847 percorse a piedi la nostra regione e narrando delle sue bellezze scrisse che non c’erano alberghi se non sulla costa. Ma il viaggiatore poteva contare sull’ospitalità in ogni paese». Una sorta di testamento a cui quel gruppo di giovani calabresi, tutti nati in una delle zone naturalistiche più pregiate d’Italia e d’Europa, dopo più di 150 anni, ha dato vita. Intitolando proprio all’antico viaggiatore «Il sentiero dell’Inglese» uno dei cammini più noti, che attraversa le valli incontaminate dell’Aspromonte.

Passo dopo passo, «lenti ma efficaci come quegli degli asini» racconta la guida, «abbiamo voluto immaginare uno sviluppo sostenibile, fondato sul coinvolgimento della popolazione locale». I trekking e le escursioni organizzati da Naturaliter prevedono una durata media dai due agli otto giorni. «Un turismo rurale a misura d’uomo fatto di sapori genuini e rispettoso dei luoghi, delle persone, delle tradizioni. Al centro del nostro lavoro è la salvaguardia dell’ambiente, la nostra lingua antica, il greco di Calabria. Senza mai dimenticare l’importanza della relazione tra chi arriva e chi vive qui». Un processo collettivo virtuoso che ha contagiato le comunità ci spiega.

«In ogni borgo è nata una cooperativa, un’associazione. Gruppi di donne, anziani, giovani. Dall’ospitalità diffusa nata quasi trent’anni fa oggi sono nati bed and breakfast e fiorisce la piccola ristorazione». Con ricadute benefiche sull’agriturismo, sulle cantine vinicole, sulla pastorizia. Neppure la pandemia e il lockdown hanno fermato le attività. «Nell’Aspromonte grecanico c’è un gruppo di giovani impegnato nella scoperta e nel dare valore alle nostre radici. Stanno facendo un lavoro importante per salvare la lingua greca di Calabria. E in questi mesi abbiamo sfruttato il tempo per studiare e riscoprire le parole dei nostri genitori e nonni».

Oggi a Naturaliter lavorano in dieci, con almeno tre generazioni di guide escursionistiche. I più giovani tra di loro sono Antonio e Mario, ventenni. Tutti hanno in comune l’amore per la propria terra, quella in cui sono nati, e sono a disposizione per l’esplorazione dei parchi naturalistici della Calabria ma anche per cammini sulle montagne di tutto il Mediterraneo. La loro attività li ha resi indipendenti da sovvenzioni pubbliche e sensibilizzato le amministrazioni ad uno sviluppo del territorio più rispettoso degli ecosistemi.

«I nostri sentieri, le nostre escursioni sono aperti e accessibili a tutti. Si può scegliere liberamente di percorrerli da soli o con il nostro supporto. Abbiamo messo a disposizione mappe e tracce GPS» sottolinea Andrea. «Il nostro obiettivo, quasi raggiunto, è quello di rendere l’Aspromonte vissuto, camminato, amato. Covid-19 permettendo in tanti, donne, ragazzi, in coppie, gruppi e in solitaria hanno iniziato a percorrerlo e conoscerlo».

La pandemia ha, quindi, solo momentaneamente sospeso un processo inarrestabile, di rinascita. Dai sentieri che partono dalle campagne coltivate a bergamotto e ulivi, alle vallate attraversate dalle fiumare. Da Scilla a Pentedattilo, da Bova a Amendolea. Attraversando i borghi bizantini per giungere all’incanto di scenari mozzafiato con cascate in quota, in mezzo a boschi di pini nero e faggi. Fino ai 1955 metri del Montalto, la cima più alta del Parco. Il tutto tra due mari, il Tirreno e lo Jonico. Conclude orgoglioso Andrea: «In poche parole, è questo il cammino del sorprendente Aspromonte: quello che non ti aspetti».

Per ulteriori informazioni sui cammini e i trekking di Naturaliter vai sul loro sito webFacebook e su Instagram.


Questo articolo è stato pubblicato in Storie dal futuro, la newsletter dedicata al racconto e al ritratto dei protagonisti del cambiamento che Valori.it invia ogni lunedì. Se vuoi riceverla iscriviti alla newsletter e seleziona “Economia sostenibile” tra i tuoi interessi.