Carcere privato: con lo stop di Washington, l’America cambia rotta
Lo Stato di Washington dice basta al business del carcere privato. La decisione segue le promesse e i primi ordini esecutivi del presidente Joe Biden
Per il carcere privato, luogo di pena che si trasforma in opportunità di business, non c’è più spazio. Almeno nell’America immaginata da Joe Biden, dove anche lo Stato di Washington ha appena recepito l’indirizzo della Casa Bianca in tal senso. Il 26 gennaio il presidente ha infatti posto la firma all’ordine esecutivo che impone al Dipartimento di Giustizia una riforma del sistema carcerario federale, con uno stop definitivo al ricorso alle prigioni private.
E il governatore Jay Inslee, il 2 aprile 2021, ha firmato una legge che proibisce alla sua amministrazione di stipulare nuovi accordi di servizio con carceri private. Ad affermarlo è il Senate Bill 6442, provvedimento sponsorizzato dalla senatrice locale Rebecca Saldaña, che proibisce anche di inviare persone in altre carceri private fuori dallo Stato.
Il provvedimento di Inslee diventa così un ulteriore tassello della rivoluzione tranquilla di “Sleepy Joe“. Il “sonnolento Joe”, come l’aveva soprannominato l’ex avversario Trump in senso denigratorio, invece di dormire prova a realizzare speditamente le promesse elettorali a colpi d’atto ufficiale. Un segnale chiaro che, a onor del vero, non è un caso isolato. Segue provvedimenti analoghi adottati da più di una ventina di Stati USA, intenzionati a ridurre per legge, limitare o vietare totalmente, l’operatività delle società che traggono profitto dal carcere. Aziende che quindi hanno tutto l’interesse che i reclusi aumentino.
Il carcere privato di Tacoma e la battaglia legale annunciata
La particolarità di quanto approvato ad Olympia, capitale dello Stato di Washington, è però che questa legge – come già accaduto in Illinois e in California – include nel divieto anche strutture utilizzate dall’Immigration and Customs Enforcement (ICE). Ovvero l’agenzia che “gestisce” temi di sicurezza delle frontiere e immigrazione.
Questa specificità mette al centro del dibattito il tema della detenzione dei migranti, fortemente contestata anche negli USA. E, nello Stato di Washington, apre una battaglia politica, mediatica e giudiziaria intorno all’istituto penitenziario di Tacoma: il Northwest Detention Center.
Prigioni e profitti
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La legge firmata da Inslee vieta, infatti, i centri di detenzione a scopo di lucro nello Stato. E questa, prigione per immigrati da 1.575 posti letto, è l’unica che soddisfa i requisiti del provvedimento. E allora è probabile che GEO Group chiamerà in giudizio la nuova legge. Come già accaduto in California, dove una misura simile è stata portata in tribunale nel 2019. E la sua legittimità è appesa ora ad una sentenza d’appello.
GEO Group, una delle più grandi società del settore carcerario privato statunitense, gestisce anche la struttura di Tacoma. Si annuncia perciò una battaglia legale della compagnia per evitare che il contratto di servizio non venga rinnovato alla scadenza naturale, nel 2025. Da parte sua, il procuratore generale di Washington, Bob Ferguson, ha già dichiarato di essere pronto a difendere il provvedimento in aula, se fosse necessario.
115mila detenuti fanno la fortuna del carcere privato
Stando ai dati del rapporto «Private Prisons in the United States», la popolazione carceraria detenuta in strutture private americane nel 2019 era di 115.428 individui. Ovvero l’8% del totale dei reclusi in un carcere statale o federale. Un numero ancora importante per le società operanti in questo settore. Anche se la cifra è diminuita del 16% rispetto al picco del 2012, quando la quota raggiungeva i 137.220 detenuti.
Il declino attuale corregge, quindi, parzialmente un vero boom di ingressi registrato nel corso del primo ventennio del 2000. Quando la popolazione nelle prigioni for profit era aumentata del 32% rispetto a una crescita complessiva dei carcerati USA che si era fermata al 3%.
D’altra parte va detto che, tra i diversi Stati americani, ci sono variazioni significative nel loro ricorso a strutture correzionali private. Di fronte alla passione del Montana, con il 47% dei suoi detenuti in strutture penitenziarie di compagnie private, altri 20 Stati non ne avevano nemmeno uno.
Il Texas fu il primo Stato federale a rivolgersi ai privati
Nel 2019 c’erano 30 Stati che, come il governo federale, si avvalevano dei servizi penitenziari di strutture private. E le principali società fornitrici erano, oltre alla citata GEO Group, Core Civic (ex Corrections Corporation of America), LaSalle Corrections e Management and Training Corporation.
Il Texas, primo Stato ad adottare prigioni private nel 1985, vi ha recluso il maggior numero di persone (12.516) sotto la sua giurisdizione. E, dal 2000, la popolazione delle prigioni private è più che raddoppiata in otto Stati: Arizona (480%), Indiana (313%), Ohio (253%), North Dakota (221%), Florida (205%), Montana (125 %), Tennessee (118%) e Georgia (110%).