Questo articolo è stato pubblicato oltre 5 anni fa e potrebbe contenere dati o informazioni relative a fonti/reference dell'epoca, che nel corso degli anni potrebbero essere state riviste/corrette/aggiornate.

Rifugiati for profit: dietro ORS Italia un intreccio globale di politica e finanza

Un private equity londinese con fondi sauditi. Esponenti politici da Austria e Svizzera. Ritratto di ORS, società che da anni investe nella gestione rifugiati

Matteo Cavallito
Rifugiati siriani sbarcano sani e salvi sul'isola di Lesbo, Grecia, il 29 ottobre . Non tutti sono stati così fortunati © Ggia/Wikimedia Commons
Matteo Cavallito
Leggi più tardi

C’è una certa “alta” finanza, oltre a una nutrita schiera di ex politici, alle spalle di ORS, società svizzera dell’accoglienza rifugiati presente da qualche mese in Italia. Occorre entrare negli uffici della City, infatti, per fare conoscenza con i beneficiari ultimi delle fortune della compagnia.

E bisogna guardare alla lista dei suoi consiglieri speciali, di cui per altro non si fa mistero, per trovare parecchi nomi di spicco dei recenti esecutivi di Svizzera e Austria. Dietro a ORS Italia Srl, registrata a Roma lo scorso 25 luglio, c’è insomma una vasta rete di interessi. Per i quali la Penisola rappresenta solo l’ultima frontiera.

ORS Italia Srl

«L’assegnazione di appalti a fornitori di servizi privati consente di sgravare notevolmente le strutture statali. L’Italia rappresenta un primo importante passo per la nostra espansione nel Mediterraneo». Questo l’annuncio ufficiale arrivato il 22 agosto scorso, a circa un mese di distanza dall’iscrizione della società al Registro Imprese della Camera di Commercio. Tre le figure indicate nei documenti disponibili. Jürg Rötheli, Ceo della casa madre elvetica, presiede il CdA; Antonio Reppucci è consigliere, incarico già svolto in passato presso una clinica privata di Atripalda, nei pressi di Avellino. Amministratore delegato, si legge ancora nei documenti, è Maurizio Reppucci, nato in Svizzera nel 1966. Reppucci è stato per cinque anni Managing Director di ABS Betreuungsservice AG, una sussidiaria di ORS, occupandosi proprio di rifugiati e programmi di impiego e assistenza. La sua formazione comprende anche un diploma in infermieristica psichiatrica e la direzione di due centri per il trattamento delle tossicodipendenze.

Proprietà britannica

Ma quello italiano, come si diceva, è solo l’ultimo anello della catena. ORS Service AG – già presente anche in Austria, anche se forse non ancora per molto, e in Germania – è controllata al 100% da ORS Holding. Che, a sua volta, è partecipata per intero dalla OXZ Holding (OX Group) di Zurigo. Il gruppo è stato acquisito nel 2013 da un fondo di private equity controllato dalla londinese Equistone Partners, uno spin-off della banca Barclays, attivo dal 2011. L’operazione, secondo il data provider Mergr può essere classificata come un’insieme di MBO (management buyout), MBI (management buyin) e LBO (leveraged buyout).

L’ipotesi, semplificando, è che all’acquisizione abbiano partecipato anche i manager delle due parti – Equistone e OX – utilizzando in parte capitali a debito. Ma questo, ovviamente, non possiamo saperlo con certezza. La somma sborsata è tuttora sconosciuta. Non è la prima volta, in ogni caso, che la società passa di mano.

Lo schema tipico del private equity

Fondato nel 1992 dall’imprenditore Willy Koch, ex general manager della società di recruiting Adia (la futura Adecco), OX Group era stato acquistato nel 2005 dal private equity Argos Soditic, una società francese presente anche in Italia. L’investimento si chiude il 26 giugno del 2009 quando ORS passa a Invision AG di Zurigo, un’altra società finanziaria del settore. L’operazione coinvolge ORS Service, la sua attuale controllante OX Holding e un’altra società del comparto rifugiati: la Asyo AG di cui ORS è all’epoca una sussidiaria. Anche qui le cifre sono un mistero. Fonti vicine all’operazione, riferisce il Wall Street Journal, assicurano però che la Argos avrebbe ottenuto una plusvalenza tre volte superiore all’investimento.

È lo schema tipico del private equity: acquistare una società con l’obiettivo di rivalutarla e liquidarla a distanza di qualche anno.

Dopo Invision, come si diceva, è toccato a Equistone che in seguito ha beneficiato dell’espansione sul mercato del gruppo. Nel 2014 ORS avrebbe generato ricavi per 99 milioni di dollari, triplicando così il fatturato del 2007.

Pensionati USA, previdenza saudita

In base alle informazioni raccolte da Valori consultando le banche dati del provider Bureau van Dijk, il consiglio di amministrazione di OXZ è composto da tre manager: due di questi sono uomini Equistone.

Londra, in altre parole, mantiene il pieno controllo sulle scelte aziendali.

La società britannica acquista aziende o quote di imprese non quotate attraverso una serie di fondi di private equity partecipati a loro volta da investitori istituzionali di grande portata. Tra questi, segnalava ancora il WSJ, almeno un paio di fondi pensione americani – il California State Teachers’ Retirement System e il Maryland State Retirement and Pension System – e l’agenzia governativa di previdenza sociale dell’Arabia Saudita. Non è dato sapere in ogni caso chi abbia investito materialmente nel fondo IV di Equistone, il veicolo finanziario da 1,5 miliardi di euro costituito nel 2013 e del cui portafoglio, presumibilmente, farebbe parte la stessa società elvetica. Che, come si diceva, è stata acquisita nello stesso anno.

Soluzioni «utili» per i rifugiati

Particolarmente evidente, infine, lo stretto legame tra ORS e le autorità di governo. Business, certo. Ma non solo. Visto che l’azienda elvetica ha accolto tra le sua fila numerosi esponenti politici. Il 26 ottobre 2017, il Ceo Jürg Rötheli ha annunciato la nascita in seno alla società di un nuovo consiglio di esperti sul tema rifugiati incaricato di «proporre una valutazione complessiva delle attuali e future problematiche migratorie, e di suggerire soluzioni utili all’elaborazione strategica della direzione aziendale». Del nuovo organo fanno parte l’ex ministro svizzero della Giustizia, della Polizia e delle Migrazioni (DFGP) Ruth Metzler-Arnold (presidente), gli ex deputati elvetici Rita Fuhrer e Erwin Jutzet e l’ex vice-cancelliere austriaco, già ministro delle Finanze e degli Esteri, Michael Spindelegger.

Banche, cliniche e porte girevoli

È la vecchia storia delle porte girevoli. Lo schema che garantisce un rapporto privilegiato tra governi e aziende private. E che in Svizzera non è certo una novità. Anzi.

Due anni fa Ruth Metzler-Arnold è entrata nel consiglio di amministrazione della banca privata REYL & Cie arricchendo così un lungo curriculum di esperienze nel settore privato che l’ha vista impegnata in UBS, PricewaterhouseCoopers, AXA, Novartis e Swiss Medical Network SA, colosso delle cliniche private. Dal 2010 al 2018 Rita Fuhrer è stata membro del consiglio di amministrazione della banca Raiffeisen durante la contestata gestione dell’AD Pierin Vincenz beneficiando del maxi aumento delle retribuzioni del board. Un provvedimento approvato anche grazie al suo voto favorevole nel 2016.