L’immenso cargo russo carico di gas che naviga su Marte
Energia, trasporti, riscaldamento globale. E gli intrecci con la finanza. Ogni settimana il punto sui cambiamenti climatici firmato da Andrea Barolini
A volte capita di imbattersi in aziende e persone che sembrano vivere su Marte. Pochi giorni fa, alla metà di febbraio, un operatore di cargo marittimi russo, la Sovcomflot, ha pubblicato un comunicato stampa dai toni trionfalistici. La notizia è la seguente: una nave carica di gas naturale liquefatto, la Christophe de Margerie, ha per la prima volta attraversato l’Artico in pieno inverno.
La colossale imbarcazione ha potuto effettuare la traversata grazie ad una via apertale da una rompighiaccio nucleare russa della compagnia Rosatom. Sostegno quasi superfluo, quest’ultimo, poiché la Christophe de Margerie non ha mai incontrato lungo la propria rotta ghiacci di spessore superiore al metro e mezzo. Così, in 11 giorni e 10 ore ha potuto completare la tratta tra la Cina e Rotterdam. Passando per il Canale di Suez e lo stretto di Gibilterra sarebbe stato necessario il doppio, se non il triplo del tempo.
«Il successo di questo viaggio è il risultato di numerosi anni di costanti sforzi», ha gongolato Igor Tonkovidov, amministratore delegato della Sovcomflot. Secondo il quale «l’economia globale e quella russa beneficeranno dell’accrescimento del periodo di navigazione nell’Artico».
Ottimo. Pazienza se ogni metro percorso in quell’area comporta il rischio di catastrofi ambientali devastanti. Pazienza se quella via è stata aperta proprio “grazie” alla combustione di fonti fossili. Le stesse fonti fossili che la Christophe de Margerie trasportava. E pazienza se a farle da apripista ci fosse un reattore nucleare. Pazienza. Quello che conta è il beneficio economico. Come fossero su Marte.