Con le emissioni dei loro jet privati e superyacht, i miliardari condannano il nostro futuro
L'anno scorso in Europa i superyacht e i jet privati di 31 miliardari hanno generato le stesse emissioni di quasi 13.400 persone. Lo denuncia Oxfam
A metà ottobre Meta ha cancellato da un giorno all’altro gli account di alcuni cacciatori di jet privati. Il motivo? Monitorando i voli di celebrità del calibro di Elon Musk, Donald Trump o dello stesso Mark Zuckerberg, numero uno di Meta, avrebbero potuto mettere a rischio la loro sicurezza. Viene da chiedersi se qualcuno prima o poi adotterà la stessa solerzia per evitare che questi e altri miliardari, con il loro stile di vita inutilmente sfarzoso, mettano a rischio il clima. E, dunque, la sicurezza del Pianeta in cui tutti noi viviamo. Ancora una volta, i dati pubblicati dall’ong Oxfam dimostrano quanto le disuguaglianze spacchino in due l’umanità. Da un lato pochi, pochissimi, che riversano gigantesche quantità di emissioni in atmosfera. Dall’altro lato, l’assoluta maggioranza che ne paga le conseguenze senza avere i mezzi per difendersi.
I jet privati e i superyacht dei miliardari prosciugano il nostro carbon budget
Il principio alla base è piuttosto semplice. Per evitare che la crisi climatica diventi una catastrofe, bisogna contenere l’aumento della temperatura globale entro gli 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali. Per avere almeno il 50% di probabilità di riuscirci, l’umanità può ancora emettere in atmosfera 250 gigatonnellate di CO2. Questo è il nostro carbon budget e dobbiamo in qualche modo farcelo bastare, per scongiurare il peggio. Se le emissioni si manterranno sui ritmi attuali, questo budget si esaurirà a gennaio del 2029. Decisamente troppo presto.
Questo è un dato globale, ma ciascuno degli 8 miliardi di abitanti del Pianeta ha un impatto differente. Il 10% più ricco della popolazione genera la metà delle emissioni. All’interno di questo 10%, c’è l’1% dei più ricchi che da solo totalizza il 16%, una quota maggiore rispetto a quella dei due terzi più poveri dell’umanità. Se tutti quanti iniziassimo a riversare in atmosfera la stessa quantità di gas serra di questo 1% di miliardari, prosciugheremmo il carbon budget in meno di cinque mesi. Se pareggiassimo l’impatto anche solo dei superyacht e dei jet privati dei 50 miliardari più facoltosi del Pianeta, il carbon budget rimarrebbe a zero nell’arco di appena due giorni.
Il 40% degli investimenti dei miliardari va ai settori più impattanti
Quando emergono disuguaglianze così profonde, viene spontaneo supporre che il confronto sia tra il Nord e il Sud del mondo. In realtà, anche restando in Europa i dati sono impietosi. Un super-ricco, secondo le analisi di Oxfam, trascorre ogni anno circa 267 ore in volo. Per generare la stessa quantità di emissioni, una persona comune impiegherebbe più di un’intera vita (per la precisione, 112 anni). Considerando invece i consumi dei superyacht, le emissioni di un super-ricco sono quelle che chiunque altro, sempre in Europa, produrrebbe in 585 anni. I superyacht e i jet privati delle 31 persone più ricche dell’Unione europea hanno emesso 107mila tonnellate di CO2 lo scorso anno, come quasi 13.400 cittadini del Vecchio Continente messi assieme.
Questo impatto, per giunta, impallidisce se confrontato con quello degli investimenti. L’élite dell’1% dei più ricchi controlla il 43% degli asset finanziari globali, ricorda Oxfam. Ciascuno dei 50 miliardari più facoltosi del mondo, attraverso i propri investimenti, contribuisce all’emissione in atmosfera di circa 2,6 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Cioè 340 volte le emissioni dei jet privati sommate a quelle dei superyacht. Per una persona comune che magari si sforza di andare al lavoro con i mezzi pubblici invece che con l’auto, c’è un miliardario che sposta il suo denaro nel settore petrolifero, minerario, logistico o del cemento (ricade qui il 40% degli investimenti analizzati nella ricerca di Oxfam). E, così facendo, emette la stessa CO2 che i consumi di quella persona comune potrebbero generare in quasi 400mila anni.
Tassare l’estrema ricchezza per un mondo più equo
Che fare? Tassare l’estrema ricchezza, innanzitutto. Oxfam insiste su questo tema da tempo, anche attraverso un’Iniziativa dei cittadini europei (che però si è conclusa a quasi 350mila firme, senza raggiungere la soglia del milione). Soltanto nell’Unione europea introdurre una patrimoniale per miliardari e multimilionari, con un’aliquota progressiva che arriva al massimo al 5%, significherebbe incassare un gettito di 286,5 miliardi di dollari all’anno. La stragrande maggioranza della popolazione non ne sarebbe toccata e i ricchi resterebbero tali. Sempre i governi potrebbero introdurre restrizioni sull’uso di quei beni di lusso che sono del tutto superflui ma hanno un impatto spropositato sul Pianeta, a partire dai jet privati e dai superyacht.
Con uno sguardo più ampio, bisognerebbe avere il coraggio di ridisegnare un sistema economico che non funziona, perché autorizza – anzi, incentiva – un’élite a consumare risorse e accumulare ricchezza senza sosta. È un ideale ambizioso, senza dubbio. Ma serve un drastico cambiamento di rotta rispetto a una realtà ingiusta. Perché le emissioni dell’1% più ricco della popolazione europea, alimentando la crisi climatica in corso, hanno fatto crollare il prodotto interno lordo globale di 179 miliardi di dollari dal 1990. Hanno compromesso i raccolti agricoli che, tra il 1990 e il 2023, avrebbero sfamato quasi 900mila persone all’anno. Rischiano di provocare, per via delle ondate di calore, quasi 80mila decessi nel prossimo secolo. Un costo inaccettabile, da ogni punto di vista.