Questo articolo è stato pubblicato oltre 11 anni fa e potrebbe contenere dati o informazioni relative a fonti/reference dell'epoca, che nel corso degli anni potrebbero essere state riviste/corrette/aggiornate.

Come nasce il denaro e cosa possiamo fare con i nostri soldi

Sono un presidente di banca, ma capire come nasce il denaro è una delle cose più complesse che ancora oggi mi trovo ad affrontare. Sarà perché ...

Sono un presidente di banca, ma capire come nasce il denaro è una delle cose più complesse che ancora oggi mi trovo ad affrontare.
Sarà perché non ho una laurea in economia o perché non ho mai visitato la zecca?
Oppure perché in Banca Etica ci preoccupiamo delle storie che sono scritte con i nostri soldi – i nostri risparmi – e che raramente le altre banche raccontano.
Ma non sono il solo a pormi queste domande, quello della moneta è un mistero per tanti.
Secondo alcuni la creazione di denaro è “figlia” di un complotto: signoraggio, massoneria, simboli sui dollari americani, accordi di società segrete.
Può darsi.
A seguito del lavoro fatto per curare un e-book: il Manuale di finanza popolare vorrei condividere alcune semplici idee che finiranno in pochi passi a portarmi alla crisi e a Non con i miei soldi.
Le monete si stampano alla zecca e si creano attraverso l’intervento delle banche quando concedono un prestito (moneta commerciale). La moneta commerciale si crea con un meccanismo apparentemente contabile che di fatto trasforma in moneta le nuove attività economiche.
Si chiama riserva frazionaria. Mistero?
Solo in parte. È perché è così collaudato che sembra naturale: anche accendere una lampadina mette in moto complessi meccanismi elettromagnetici, ignorati dalla stragrande maggioranza degli utilizzatori.
Semplifichiamo il concetto.
Se la banca ha un deposito di 10mila euro e ne presta 9mila, la moneta “scritta” si “sdoppia” creando di fatto nuova moneta circolante (commerciale). Accade infatti che il risparmiatore mantiene il suo potere d’acquisto (la possibilità di riavere i 10mila) e il debitore si trova ad avere un “nuovo” potere d’acquisto che una volta speso, finirà per tornare sotto forma di “nuovi” depositi di risparmio presso le banche.
Per logica e per norma il prestato dovrebbe essere una parte del deposito a risparmio diciamo non più del 90%. Il meccanismo è ripetitivo e coinvolge tutta l’economia (e banche diverse) di fatto creando moneta ed economia (insieme). In teoria tale “creazione”, pur importante, sarebbe comunque limitata matematicamente e quindi controllabile dalle banche centrali mediante le norme di vigilanza. (nelle ipotesi di cui sopra dopo una cinquantina di cicli 10mila euro di risparmio possono “generare” al massimo 90 mila euro di nuova economia se tutto va bene e non ci sono perdite o sofferenze bancarie)
Nella pratica odierna i meccanismi finanziari sono molto più complessi , molto meno limitati e soprattutto molto meno controllabili.
Quando scopriamo che in 20 anni il rapporto tra volumi di scambi finanziari e pil mondiale è cresciuto di 20 volte è chiaro che qualcosa di nuovo si è inserito nel meccanismo. Significa che i “prestiti” sono usciti dall’economia reale (più o meno il pil) per andare altrove.
Ho il dubbio che in quell’altrove da noi che sono gli scambi puramente finanziari il meccanismo di limitazione della zecca e delle vigilanze sia saltato. La moneta crea moneta senza passare dalla creazione di economia, Noi crediamo sempre che sia come accendere la lampadina pigiando un interruttore invece è cambiato tutto.
La capacità enorme, ma limitata di crescita della moneta commerciale non basta più alla finanza che continua a creare una moneta commerciale virtuale ed accumulare ricchezze in mano a pochi player della finanza internazionale.
Questo fa saltare almeno due semplici meccanismi di auto regolamentazione del mercato, imperfetti, ma che esistevano fino a poco fa: il controllo della società sull’economia, senza il quale non c’è libero mercato, e il valore democratico della moneta dato dalla possibilità di distribuire ricchezza tramite il denaro anziché il latifondo, gli immobili, le posizioni di potere.
Ecco allora che occuparsi di regolamentare la finanza internazionale significa anche preoccuparsi della propria vita quotidiana, rendersi conto che il potere di creare ricchezza che tutti avremmo è minacciato da chi non crea ricchezza, ma la brucia nelle scommesse finanziarie.
Non con i miei soldi: perché mercati controllati da pochi player alla fine fanno “leva” sull’economia reale fatta da miliardi di persone. Forse si può far qualcosa.