Alla Cop29 di Baku le donne al comando passano dal 63 allo 0%

L’Azerbaigian compie il suo primo passo indietro rispetto alla Cop28

© UNclimatechange/Flickr

Aggiornamento ore 19, 19 gennaio 2024

A seguito dello scalpore suscitato dalla nomina, avvenuta da parte del presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev, di una commissione organizzativa composta al 100% da uomini, emerge un nuovo comunicato. Alla commissione sono stati aggiunti 13 nuovi membri, 12 donne e un uomo. Fra queste vi è Umayra Tağıyeva, ricercatrice nel dipartimento di climatologia e agroclima dell’Istituto di geografia e direttrice del Dipartimento Nazionale di Idrometeorologia del ministero dell’Ecologia e delle Risorse Naturali fino alla sua recente nomina come vice ministro dello stesso dicastero. Figura anche Bahar Muradova, presidente del comitato di Stato per la famiglia, le donne e i bambini dell’Azerbaigian dal 2020. E Firuza Sultanzadeh, biologa, professoressa alla facoltà di Ecologia e Scienza del Suolo e direttrice del Centro repubblicano di educazione ambientale del ministero dell’Istruzione.

Certamente siamo ancora lontani dall’auspicato equilibrio di genere. Ma la vera perplessità risiede nella consapevolezza che tra le attuali figure politiche di spicco nel Parlamento azero vi siano numerose donne di scienza. Personalità con curriculum più che in linea con gli obiettivi della transizione ecologica della Conferenza delle Parti. Che purtroppo sono state inizialmente messe da parte per lasciare spazio ai soliti uomini legati al settore petrolifero.


Una Cop senza donne?

In un comunicato del 13 gennaio, lanciato su Azernews, si legge che il Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian Ilham Aliyev ha firmato la lista dei 28 componenti del Comitato Organizzativo della prossima Cop29, la Conferenza delle parti sul clima delle Nazioni Unite. Ventotto nomi e cognomi affiancati da altrettante mansioni e nessuno di questi appartiene ad una donna.

Questa decisione suscita sorpresa per vari motivi. In primo luogo, durante l’ultima Cop, svoltasi circa un mese fa a Dubai, il Comitato contava una significativa presenza femminile, rappresentando il 63% dei suoi membri. L’assenza totale di donne in questa nuova formazione costituisce un netto passo indietro in termini di parità di genere. Contraddicendo gli sforzi profusi per progredire in questa direzione. Alcune organizzazioni focalizzate su clima e diritti delle donne, tra cui SHE, avevano manifestato la speranza di vedere una presidenza femminile per la Cop29. Puntando a ridurre gradualmente il crescente divario evidenziato nei quasi 30 anni di conferenze, nel corso dei quali soltanto cinque donne hanno ricoperto il ruolo di presidente.

La condizione femminile in Azerbaigian

Il 97esimo posto dell’Azerbaigian nelle classifiche del Global Gender Gap report del World Economic Forum 2023 lo colloca 18 posizioni al di sotto dell’Italia. Questa valutazione annuale fornisce un’analisi approfondita della condizione femminile, utilizzando un indice globale che dal 2006 misura i progressi verso la parità di genere. E confronta le disparità tra i Paesi, esplorando quattro cruciali dimensioni: opportunità economiche, istruzione, salute e leadership politica.

Particolarmente rilevante è l’approfondimento della sfera della leadership politica. In un Paese che assicura pari accesso all’istruzione e che vanta un 18% di rappresentanza femminile in Parlamento, emerge una contraddizione notevole nel fatto che nessuna donna sia nominata nel Comitato della Cop. Un dettaglio sorprendente, considerando che la stragrande maggioranza dei membri eletti sono ministri o funzionari governativi. Questa incongruenza solleva interrogativi significativi sulle dinamiche di inclusività e parità di genere nelle istituzioni decisionali di tale Paese.

Una crisi climatica che colpisce tutta la popolazione mondiale non può più essere nelle mani del 50%

È stato sottolineato più volte durante la Cop28 e il Global Gender Stocktake: la crisi climatica colpisce uomini e donne in maniera differente. E questo richiede azioni concrete che devono cominciare da un coinvolgimento paritario nei processi decisionali.

Sorge quindi ancora una volta il dubbio sul reale impegno che l’Azerbaigian vuole mettere in campo nell’organizzazione di questa Conferenza, visto che in poche settimane ha già a più riprese fatto discutere con le sue decisioni. Prima viene designato come presidente Mukhtar Babayev, che per 26 anni ha lavorato per la Società Petrolifera di Stato della Repubblica dell’Azerbaigian (Socar). Poi emerge che anche il direttore generale di Azerigas, rete di distribuzione del gas dello Stato dell’Azerbaigian, Ruslan Aliyev, che fa parte del comitato. E con lui Balababa Rzayev direttore di Azerenergy, la più grande azienda azera di servizi pubblici che produce la sua elettricità in impianti alimentati a olio e gas.

Emerge quindi una considerazione: in questo scenario in cui in partenza manca un reale impegno sia dal punto di vista ambientale che da quello sociale, ha ancora senso riporre speranze in questa Conferenza sul clima?