Omnibus, è il turno dell’ambiente: la Commissione sacrifica controlli e tutele per avvantaggiare le imprese
Con un nuovo pacchetto Omnibus, la Commissione europea ammorbidisce le normative per l’ambiente. Obiettivo: tagliare i costi per le imprese
La Commissione europea sembra aver preso molto sul serio il suo proposito di semplificare le normative al fine di abbattere gli oneri per le imprese. Lo dimostra il fatto che il 10 dicembre 2025 ha presentato un altro pacchetto Omnibus, l’ottavo in un anno. Dopo sostenibilità, digitale, investimenti, chimica, difesa, piccole imprese e non solo, stavolta è il turno della tutela dell’ambiente. Proprio il tema per cui l’Unione europea vuole (voleva?) essere un faro a livello internazionale.
Obiettivo: far risparmiare alle imprese del Vecchio Continente circa un miliardo di euro all’anno. Arrivando a un totale di quasi 11 miliardi di costi amministrativi evitati attraverso i vari pacchetti Omnibus presentati finora. Come riuscirci? Mantenendo inalterati gli obiettivi legati all’ambiente ma facendo in modo che per le imprese sia più semplice rispettarli, recitano i materiali informativi pubblicati dalla Commissione europea. Di opinione nettamente opposta il Wwf: a suo dire, proposte simili «rischiano di demolire decenni di protezione della natura, con effetti immediati su aria, acqua, ecosistemi e salute pubblica».
Come cambiano i controlli su emissioni industriali e sostanze chimiche
A farne le spese è innanzitutto la direttiva sulle emissioni industriali, entrata in vigore nel 2024 con l’obiettivo di prevenire e monitorare l’inquinamento provocato dai grandi stabilimenti (compresi quelli zootecnici). La Commissione vuole esonerare allevamento e acquacoltura dall’obbligo di rendicontare l’uso di acqua, energia e materiali. In più, chiede di snellire – e di molto – i sistemi di gestione ambientale, cancellando l’obbligo di condurre audit e stilare piani di trasformazione. In più, ipotizza che in futuro siano adottati a livello di azienda e non più di singolo sito. Anche in virtù delle possibili modifiche, la Commissione prevede di spostare in avanti la scadenza per adeguarsi ad alcune disposizioni della direttiva.
Addio anche allo Scip (“Substances of Concern In articles as such or in complex objects (Products)”), un database gestito dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) per ottemperare alla direttiva quadro sui rifiuti. Ad oggi, le imprese sono obbligate a notificare allo Scip la presenza di sostanze “estremamente preoccupanti” negli articoli che immettono sul mercato. Secondo l’Omnibus ambiente non è più necessario, perché il passaporto digitale di prodotto e la legislazione sulle sostanze chimiche svolgeranno la stessa mansione. Va detto però che questi due strumenti non sono ancora pienamente operativi. Si rischia così di creare un vuoto di mesi, o anni, in cui il tracciamento delle sostanze pericolose nei prodotti sarà meno puntuale.
Valutazioni ambientali più rapide, raccolte dati più leggere
Questa proposta Omnibus intende anche accelerare le valutazioni ambientali, con procedure più rapide e prevedibili, anche grazie alla digitalizzazione di alcuni documenti. Ipotizza anche che i progetti definiti “strategici” possano godere di una corsia preferenziale che prevede, per esempio, il silenzio-assenso su alcuni passaggi intermedi. Quali siano questi progetti strategici non è chiaro, perché serviranno normative ad hoc per definirli: per ora la Commissione dice che dovranno contribuire «alla resilienza dell’Unione europea, nonché alla decarbonizzazione o all’efficienza delle risorse».
Sempre in materia di dati, il pacchetto Omnibus sull’ambiente riserva una sonora bocciatura alla direttiva Inspire del 2007 che impone agli Stati membri di produrre e condividere una serie di dati geografici (su acqua, suolo, biodiversità, rischi naturali, aria ecc.) in formato armonizzato, interoperabile e consultabile online. Nei fatti, la Commissione la trova complessa, onerosa e poco efficace. E vuole sostituirla con un portale unico open data, da popolare con informazioni ben più snelle e standardizzate.
Cambiamenti in vista anche per il regime di responsabilità estesa del produttore (Epr), quello che impone ai produttori di farsi carico anche del fine vita degli articoli che immettono sul mercato. Se ne occuperà però un altro pacchetto legislativo, il Circular Economy Act che la Commissione europea sta preparando. Per ora, l’Omnibus ambiente si limita a sospendere temporaneamente l’obbligo di nominare un rappresentante autorizzato per ogni mercato di destinazione dei prodotti. Almeno fino alla prossima revisione delle regole.
Niente valutazione d’impatto nemmeno per l’Omnibus ambiente
Anche per quanto riguarda l’ambiente, così come per gli altri pacchetti Omnibus, la Commissione ha messo a punto le sue proposte senza una valutazione d’impatto. Ritenendola «non necessaria». Proprio la procedura seguita per stilare il primo pacchetto Omnibus, quello sulla sostenibilità delle imprese, è però finita recentemente sotto la lente della Ombudswoman Teresa Anjinho. Il difensore civico, che controlla la trasparenza e la correttezza dell’amministrazione europea, ha contestato in particolare la mancanza di analisi e giustificazioni adeguate.
«La Commissione deve essere in grado di rispondere con urgenza a diverse situazioni, soprattutto nell’attuale contesto geopolitico. Tuttavia, deve assicurare che responsabilità e trasparenza restino parte integrante dei processi legislativi e che le sue azioni siano chiaramente spiegate ai cittadini», ha dichiarato Anjinho. «In futuro, sarà necessario trovare un migliore equilibrio tra un’amministrazione agile e il rispetto di standard procedurali minimi per l’elaborazione delle leggi. Alcuni principi di buona normazione non possono essere sacrificati neppure in nome dell’urgenza».
L’iter dell’Omnibus ambiente e il “no” delle Ong ambientaliste
Quanto meno, per ora la Commissione “salva” il regolamento sul ripristino della natura, al centro negli scorsi mesi di varie discussioni. Ha però promesso di sottoporre a una valutazione tecnica le direttive Uccelli e Habitat e la direttiva quadro sulle acque, per capire se servono aggiustamenti. Quelle presentate finora, ad ogni modo, sono proposte che le altre due istituzioni europee – Parlamento e Consiglio – dovranno esaminare e discutere fino ad arrivare a un accordo.
Prima di arrivare all’Omnibus ambiente c’è stata una consultazione pubblica che ha ricevuto 190mila risposte. Voci che le istituzioni avrebbero deliberatamente ignorato, lamentano varie Ong ambientaliste. Secondo l’European Environmental Bureau, «queste proposte non sono aggiustamenti isolati o tecnici: fanno parte di un più ampio schema di attacchi, che va dall’indebolimento del regolamento sulla deforestazione alla riduzione delle tutele contro sostanze chimiche e pesticidi, aprendo la strada a un aumento dell’inquinamento. Questo smantellamento va oltre le politiche ambientali: mina la responsabilità democratica».
La direttrice per la Natura, la salute e l’ambiente dell’Eeb, Faustine Bas-Defossez, aggiunge: «La Commissione sta infrangendo le proprie regole per smantellare le leggi che ci proteggono. Questa non è semplificazione, è autosabotaggio. Mette a rischio la nostra salute e l’ambiente, indebolisce la competitività dell’Europa e crea caos per le imprese che dipendono dalla certezza del diritto. Per chi, esattamente, stanno facendo tutto questo?».




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