Cop29, negoziati in alto mare alla fine della prima settimana
Ancora niente dopo la prima settimana della Cop29: le Nazioni Unite sperano in segnali incoraggianti dal G20
Si è conclusa a Baku la prima settimana della Cop29, il nuovo round negoziale delle Nazioni Unite sul contrasto al riscaldamento globale. La prima metà del summit è passata, ma sul tavolo non c’è quasi niente di definitivo.
L’obiettivo dell’incontro, lo abbiamo spiegato su queste pagine, è in primis l’accordo sul New Collective Quantified Goal (Ncqg): ovvero i flussi finanziari che dal Nord ricco dovranno andare a finanziare la transizione nel Sud cosiddetto in via di sviluppo. Il primo punto è ovviamente il quantum. Il vecchio obiettivo era di 100 miliardi annui, alcune stime arrivano a immaginare un fabbisogno di oltre 10mila miliardi annui. Un corposo report commissionato dalla presidenza della Cop parla di 1.300 miliardi annui da raggiungere al più tardi dal 2o35, e su questa linea si sono attestate le nazioni latinoamericane, africane, asiatiche.
Ma la discussione verte anche sulla forma del trasferimento – prestito o a fondo perduto – e sulla platea dei donatori. Non c’è infatti accordo né su quali Paesi debbano contribuire, né su quanti dei soldi mobilitati debbano essere pubblici e quanti privati. La partita, insomma, è appena agli inizi.
Lo stato dell’arte alla Cop29
«C’è ancora molta strada da fare», è il commento di Simon Stiell, presidente della Convenzione Onu sotto la quale si tengono le Cop, l’Unfccc, alla chiusura della prima settimana. Stesse identiche parole usate da Samir Bejanov, tra i negoziatori della presidenza azera.
Una formula di rito, ma non usata a sproposito: l’accordo è persino difficile da immaginare. L’ultima bozza circolata è di 25 pagine – moltissime per un testo che si negozia virgola per virgola. Di fatto ancora non molto più di un elenco delle opzioni in campo. Quando era arrivata sul tavolo dei giornalisti c’era stato un momento di ottimismo: rispetto alla versione precedente erano sparite molte parentesi quadre, indice – nel bizantino lessico diplomatico – dei punti di disaccordo. Ma secondo il sito specializzato Carbon Tracker, si è semplicemente scelto di aggiungere, con un significato simile, delle parentesi graffe. Insomma, tutto (o quasi) ancora da fare.
Lo stesso Samir Bejanov, tra i negoziatori della presidenza azera, ha ammesso che «la strada da fare è ancora molta» alla Cop29.
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Intanto, a Rio De Janeiro si sta per aprire il summit G20. E come spesso accade, i vertici si parlano. «Mentre i leader del G20 si dirigono a Rio de Janeiro, il mondo osserva e si aspetta forti segnali che l’azione per il clima rappresenti un’attività fondamentale per le maggiori economie mondiali», dice ancora Stiell. «Il G20 è stato creato per affrontare problemi che nessun Paese, o gruppo di Paesi, può affrontare da solo. Su questa base, la crisi climatica globale dovrebbe essere al primo punto nell’ordine del giorno la prossima settimana a Rio». Il tempo, però, non è infinito: per il 22 di questo mese è prevista la chiusura della Cop29.