Dalla Commissione UE le prime proposte legislative sulla finanza sostenibile

Passi avanti della Commissione europea verso una riforma della finanza sostenibile. Presentate tre proposte di regolamento a Parlamento e Consiglio.

La sede della Commissione europea a Bruxelles

L’Europa continua a procedere a passo spedito sul fronte della finanza sostenibile. Il 24 maggio la Commissione UE ha adottato le prime misure concrete che danno seguito al Piano d’Azione presentato a marzo per incrementare gli investimenti verso un’economia sostenibile.

La Commissione ha individuato quattro priorità:

  • definire quali prodotti e servizi finanziari possono essere considerati sostenibili (o SRI, da Sustainable and Responsible Investment);
  • richiedere agli investitori istituzionali e ai consulenti di dichiarare come integrino i temi di sostenibilità nelle proprie attività;
  • introdurre standard comuni per valutare l’impatto ambientale degli investimenti;
  • inserire i temi ambientali sociali e di governance (o ESG) tra gli elementi di cui i consulenti devono tener conto nei rapporti con i clienti.

Sui primi tre punti la Commissione ha fatto ricorso agli strumenti normativi più vincolanti, ovvero i regolamenti, che devono essere applicati negli Stati membri in tutti i loro aspetti. Queste iniziative legislative saranno sottoposte all’approvazione del Parlamento e del Consiglio UE.

Una tassonomia per prodotti e servizi SRI

La prima proposta di Regolamento prevede di introdurre criteri armonizzati per determinare quali attività finanziarie possono essere considerate “sostenibili”, per consentire agli investitori di individuare più facilmente prodotti e servizi che soddisfano determinati requisiti ESG.

I criteri specifici verranno individuati con il supporto di un Gruppo Tecnico di Esperti (Technical Expert Group – TEG), che si concentrerà anzitutto sui cambiamenti climatici (adattamento e mitigazione) e, successivamente, su altri temi ambientali (ad esempio, l’economia circolare) e sulla dimensione sociale.

La “sostenibilità” nelle scelte d’investimento

La Commissione propone di introdurre criteri e regole comuni per favorire l’integrazione dei rischi ESG nelle scelte di investimento degli investitori istituzionali e dei consulenti finanziari e assicurativi,  che saranno tenuti a fornirne adeguata rendicontazione a beneficiari e clienti. Gli investitori istituzionali che offrono prodotti e servizi qualificati come “sostenibili”, inoltre, dovranno dimostrare come e in che misura conseguono gli obiettivi di sostenibilità dichiarati. L’integrazione dei temi ESG rientrerà nel dovere fiduciario, che vincola gli investitori ad agire nel miglior interesse dei beneficiari.

Valutare l’impatto ambientale degli investimenti

La proposta riguarda l’introduzione di due nuovi tipi di benchmark:

  • low-carbon, che implica la “decarbonizzazione” dei benchmark tradizionali, attraverso la selezione di titoli associati a un livello inferiore di emissioni di CO2;
  • positive-carbon impact, che seleziona i titoli in grado di evitare più emissioni di CO2 rispetto a quelle effettivamente emesse; questa è l’unica tipologia di benchmark allineata agli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Attraverso questi strumenti gli investitori disporranno di parametri di confronto per valutare l’impatto ambientale di un portafoglio.

Infine, sul quarto tema la Commissione ha lanciato una consultazione pubblica su come integrare in maniera efficace i temi ESG nell’attività di consulenza, con l’obiettivo di modificare le direttive MIFID II e IDD che disciplinano, rispettivamente, l’attività dei consulenti finanziari e assicurativi. Per valutare se un prodotto si adegua alle esigenze del cliente, i consulenti saranno tenuti a prendere in considerazione anche le sue preferenze sui temi di sostenibilità.

Il TEG che definirà i dettagli tecnici di tassonomia, benchmark e criteri di rendicontazione è già stato formato: all’inizio di luglio i 35 esperti provenienti dal settore economico-finanziario, dalla società civile e dal mondo accademico si metteranno al lavoro sulla classificazione dei prodotti e servizi SRI.

La virata dei mercati finanziari europei verso la sostenibilità, insomma, sembra ormai irreversibile.