Affitti insostenibili, sfratti e alloggi vuoti: l’Italia senza diritto alla casa
Il Social Forum dell’Abitare denuncia le mancate politiche pubbliche alla radice del drammatico problema della casa
Città piene di palazzi vuoti. Sportelli per il diritto alla casa affollati di persone che non riescono a trovare un alloggio e una graduatoria per le case popolari che lascia la maggior parte dei richiedenti senza risposta. E chi un tetto ce l’ha rischia di indebitarsi per mantenerlo, con la paura ogni mese di non riuscire a pagare il mutuo o l’affitto e finire sfrattato. Questa è l’Italia di oggi, un Paese che un tempo vedeva nel mattone una conquista, il primo passo verso l’emancipazione sociale e un sicuro investimento.
Oggi quel vecchio sogno è deturpato dalla speculazione immobiliare, dall’incuria degli amministratori. E soprattutto dalla mancanza di politiche per il diritto all’abitare. I contratti precari, i salari bassi e l’aumento continuo dei costi di locazione e compravendite rendono l’acquisto o anche solo l’affitto di un immobile una chimera per un numero sempre più alto di persone. Una situazione denunciata nell’ultimo Social Forum dell’Abitare, tenutosi a Genova il 7 e 8 novembre. Dove esperti e rappresentanti delle istituzioni hanno affrontato temi legati alla crisi abitativa e alle diseguaglianze sociali legate all’accesso alla casa.
L’allarme sul diritto alla casa lanciato al Social Forum dell’Abitare di Genova
Uno dei fattori principali che limita il diritto alla casa e l’accesso all’abitare è la crisi del settore dell’edilizia pubblica. E delle politiche locali e nazionali che dovrebbero tutelarlo e implementarlo. «In Italia solo il 4% degli immobili è destinato a edilizia popolare, una percentuale tra le più basse d’Europa», ci dice Silvia Paoluzzi, segretaria nazionale dell’Unione Inquilini. «A Roma ci sono 18.600 famiglie in graduatoria per un alloggio pubblico ma nel 2023 ne sono stati assegnati appena 87. Da noi in città ogni giorno vengono decine di famiglie disperate perché non riescono a trovare casa».
Per questo, dopo il primo incontro di Bologna la scorsa primavera, a inizio novembre il Social Forum dell’Abitare ha riunito a Genova una rete di associazioni, movimenti, gruppi di cittadini e organizzazioni. Per discutere delle politiche abitative in Italia e del diritto alla casa. Al forum si è parlato di affitti turistici, dell’assenza di studentati pubblici sufficienti per i fuori sede e della necessità di canoni sostenibili per chi non riesce ad accedere a un mutuo.
«Tutti gli appartamenti che in Italia ora sono vuoti e inutilizzati devono diventare pieni», ha detto Giulio Marcon, del gruppo di coordinamento nazionale del Social Forum per conto di Banca Etica. «Dobbiamo sollecitare gli enti locali affinché si facciano carico di questo problema. A volte sono gli stessi enti locali a possedere locali totalmente inutilizzati, e dobbiamo fare pressione sulle istituzioni perché questo problema venga sanato. Strutture di demanio pubblico potrebbero essere utilizzate per il diritto all’abitare».
L’affitto: da scelta a obbligo. Ma un italiano su due è moroso
Un’altra delle cause di questa crisi è il costo degli affitti. A Milano, secondo uno studio di Aigab (Associazione italiana dei gestori affitti brevi) in collaborazione con Wonderful Italy, a luglio 2024 le case milanesi sul mercato degli affitti brevi erano 18.250. Per ogni casa sul mercato degli affitti brevi, ne esistono due non utilizzate. Ovvero che non sono occupate dai proprietari. O per le quali non esiste un contratto di locazione, usufrutto o altro. Eppure l’affitto, che un tempo era una scelta temporanea, sta diventando l’unica opzione per molte famiglie. Anche a causa della mancanza di alloggi popolari.
Secondo il diciassettesimo Rapporto sull’Abitare di Nomisma, in collaborazione con Crif, infatti, il 59,3% delle famiglie italiane considera l’affitto come l’unica soluzione possibile. Una percentuale in crescita rispetto al 56% del 2023. «Nonostante l’aumento dei canoni di locazione, che incide mediamente per il 40% sul reddito familiare, le famiglie non hanno altra scelta», commenta Marco Mercatili, responsabile sviluppo di Nomisma. «La precarietà del lavoro e le basse remunerazioni rendono impossibile l’acquisto di una casa. In molti sono costretti a tagliare su spese essenziali come sanità e educazione. La casa, che doveva essere un’occasione di crescita e un punto di partenza per la vita adulta, è diventata un fardello insostenibile per tanti».
Inoltre, secondo un’indagine di SoloAffitti, un inquilino su due in Italia abbandona l’immobile senza riuscire a saldare il canone. Il 62% degli affittuari paga in ritardo, e i dati mostrano che la morosità è più diffusa tra le generazioni in piena attività lavorativa, con un’incidenza maggiore tra i 40-49enni. «Ogni giorno in Italia ci sono 130 sfratti», spiega Paoluzzi dell’Unione Inquilini. «I mutui sono inarrivabili per milioni di famiglie. E l’assenza di adeguate misure pubbliche, come il contributo d’affitto, il reddito di cittadinanza e il sostegno per la morosità incolpevole, scomparse nelle ultime due leggi di bilancio, aggrava ulteriormente le disuguaglianze sociali».