Disoccupazione: numeri da maneggiare con cautela
Ogni mese l'Istat diffonde i dati sulla disoccupazione in Italia. Per decifrare questi numeri è opportuno sapere come vengono calcolati. Lo spieghiamo grazie ai lego nella ...
10,6%. Era il tasso di disoccupazione in Italia lo scorso ottobre. In crescita di 0,2 punti su settembre, in calo di 0,5 punti su ottobre 2017. 2.746.000 disoccupati, 64.000 in più di settembre, 118.000 in metodi un anno prima.
Ogni mese l’stat diffonde i dati della disoccupazione in Italia: molti numeri e percentuali, che si presuppone siano oggettivi, dipingano in modo scientifico la situazione italiana. E invece non è così semplice né scontato. I numeri vanno interpretati. Ed è importante sapere come vengono calcolati. Un tasso di disoccupazione in calo, per esempio, potrebbe significare che più persone hanno trovato un lavoro, oppure che alcuni hanno smesso di cercarlo. Perché il tasso di disoccupazione misura il numero di occupati in rapporto a quanti stanno cercando un lavoro.
In Europa
Prendiamo per esempio i dati europei diffusi da Eutostat: l’istituto di statistica europea, nel presentare i dati di ottobre 2018, parla di indici “stabili” rispetto a quelli del mese precedente. Vero, se si guardano i valori percentuali. Il tasso di senza lavoro resta al 6,7% nell’Europa a 28 e all’8,1% nell’Europa a 19. Ma le cifre assolute mostrano una situazione diversa: nell’area euro si registrano 13.172.000 disoccupati, erano 13.160.000 a settembre.
Guardando la situazione europea, l’Italia è agli ultimi posti, superata solo da Spagna e Grecia.
Proprio all’analisi dei dati sulla disoccupazione è dedicata la nuova puntata della videorubrica #Legonomics dell’economista Luciano Canova
https://www.facebook.com/Valori.it/videos/337687060154300/
* L’autore è PhD in economia e divulgatore scientifico. Collabora con il Master MEDEA (Management ed Economia dell’Energia e dell’Ambiente) della Scuola Enrico Mattei. Tra i suoi libri: “Scelgo, dunque sono. Guida galattica per gli irrazionali in economia” (ed. Egea, 2016) e “Pop Economy – #Gamification – #Crowfunding – #Big Data”(Hoepli, 2015).