EastMed di nuovo candidato tra i progetti prioritari europei. I legami con Israele
Dare una corsia preferenziale al gasdotto EastMed significa fare un grande favore a Israele che vuole esportare il suo gas in Europa
Ogni due anni dal 2013, la Commissione europea esamina la lista dei progetti di interesse comune e reciproco (Pci-Pmi list Projects of Common Interest and Projects of Mutual Interest) presentate dalle società che trasportano energia riunite nell’Associazione europea degli operatori del trasporto gas (Entsog). Grazie allo status di Pci i progetti beneficiano di procedure autorizzative più rapide e finanziamenti agevolati.
Sono in corso da alcuni mesi le audizioni per definire la lista dei progetti presenti nella settima Pci list. Dal 2022 vengono finanziate solo infrastrutture energetiche che riguardano elettricità, idrogeno, elettrolizzatori e reti di CO₂. Non si possono più presentare progetti di gasdotto puro, neppure se dichiarati hydrogen-ready, cioè capaci di trasportare un mix tra il 5-10% di idrogeno. Ma ci sono due eccezioni, due progetti che ogni due anni ricompaiono in ogni Pci List.
L’articolo 24 del regolamento europeo 2022/869 riguarda il gasdotto Melita (da Malta a Gela) e il gasdotto EastMed (da Israele a Cipro alla Grecia) con annesso gasdotto Poseidon (dalla Grecia a Otranto). Queste due deroghe sono motivate dal fatto che Malta e Cipro non sono ancora connesse con metanodotti e hanno bisogno del gas. In realtà i veri motivi sono soprattutto geopolitici. Nel caso di EastMed si tratta di un grande favore a Israele che vuole esportare il suo gas in Europa. Dal 2013 è nelle Pci List e beneficia dei relativi strumenti finanziari del RePowerEu.
Il progetto del gasdotto offshore EastMed
EastMed doveva entrare in funzione nel 2025 ma la costruzione non è ancora iniziata. Secondo i proponenti, dunque, l’avvio slitta al 2029. Il promotore è Igi Poseidon (Interconnector Greece-Italy), una joint venture tra Depa International Projects Sa e Edison Spa.
«In base alla deroga dell’articolo 24, il progetto EastMed trasporterà idrogeno puro a partire dal 2036, se le condizioni di mercato lo permetteranno», si legge nel progetto. Nel frattempo trasporterà gas, eventualmente con piccola percentuale di idrogeno. Un progetto da 6 miliardi di euro (solo per la costruzione) a cui si aggiungono 202 milioni di euro l’anno per gestione. Il gasdotto sarà lungo circa 2.000 km da Cipro con approdo a Florovouni, Grecia. Sarà per lo più offshore, passando in mare a oltre 3 chilometri di profondità, e per molti tratti sarà sospeso.
EastMed nasce però dai nuovi giacimenti scoperti nel Medio Oriente, circa 15 anni fa, nel bacino del Levantino. Una scoperta che ha fatto di Israele un potente esportatore di gas, alla ricerca di nuovi mercati. Israele e le aziende che sfruttano i suoi giacimenti da tempo fanno pressione per creare questo metanodotto per le esportazioni di gas verso l’Europa, avvenute finora via metaniere (con il gas in forma liquefatta).
EastMed, Israele e il massacro in Palestina
Nel bacino Levantino da cui origina EastMed, i giacimenti in mano a Israele sono quelli di Tamar, Leviathan, Karish e Tanin (questi ultimi contesi con il Libano), Mari-B e Noa. Nelle acque cipriote c’è il giacimento Aphrodite e davanti all’Egitto il mega giacimento di Zohr, già sfruttato da vari anni da Eni. Nel 2024 la licenza di esplorazione di Gaza Marine 1 e 2 nelle acque palestinesi, a 36 km dalla Striscia, è stata data (da Israele) a un fondo arabo e a Eni. Tanto che alcune associazioni dei diritti umani palestinesi nel 2024 hanno diffidato il Cane a sei zampe dall’intraprendere qualsiasi attività nelle aree che la Palestina rivendica.
Anche le vicende del giacimento Leviathan si intrecciano con il massacro del popolo palestinese. Oltre all’israeliana NewMed Energy, che lo ha scoperto nel 2010, a sfruttarlo sono la statunitense Chevron e Ratio Oil, anch’essa israeliana. Nel novembre 2023 il ministero dell’Energia di Tel Aviv ha assegnato altre 12 licenze per l’esplorazione di gas naturale intorno al Leviathan allargandosi anche nella zona G, rivendicata dalla Palestina. Le aziende “beneficiate” da queste esplorazioni sono l’italiana Eni, l’inglese Dana Petroleum, Israel’s Ratio Energies, la compagnia petrolifera nazionale dell’Azerbaigian Socar, British Petroleum e la già citata NewMed.
Le aziende che fanno affari con Israele per EastMed
Dall’occupazione di Gaza e per tutto il 2024 NewMed ha quasi raddoppiato la produzione di gas. Un’altra azienda che fa lauti affari con Israele ed è molto coinvolta con EastMed è la compagnia petrolifera anglo-greca Energean che ha in concessione i giacimenti israeliani di gas naturale Karish e Tamin, contesi con il Libano. All’inizio del 2025 Energean ha aumentato l’estrazione per far fronte alle accresciute richieste della energivora macchina da guerra israeliana, siglando accordi di fornitura con centrali elettriche del Paese.
Già nel 2020, durante gli accordi intergovernativi tra Grecia, Israele e Cipro sul gasdotto EastMed, la stessa azienda aveva firmato un contratto con la greca Depa (socia paritaria con Edison di Igi Poseidon) per la vendita di 2 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Gli altri 8 miliardi mc/anno da trasportare nel gasdotto sarebbero stati recuperati da nuovi giacimenti tra Israele e Cipro. Da anni Energean fa pressione affinché si acceleri con EastMed.
Ancora una volta è chiaro come le atrocità scatenate contro i palestinesi e i bombardamenti in Libano sono funzionali per Israele (anche) ad accaparrarsi il gas da esportare in Europa. Il gasdotto andrebbe inoltre ad alimentare le tensioni tra Grecia e Turchia perché passa nelle acque cipriote contese. Come sottolineano in molti, sarebbe quindi potenzialmente obiettivo di sabotaggi.
L’aspetto ambientale del gasdotto EastMed
Secondo i proponenti, il gasotto EastMed trasporterà metano miscelato con il 5-10% di idrogeno. Dal 2036 potrà trasportare idrogeno puro, ma «solo se il mercato lo richiede». L’organizzazione ambientalista Greenpeace ha calcolato le emissioni climalteranti derivanti dal gas fossile fornito attraverso il gasdotto EastMed. Includendo anche la fuoriuscita accidentale di metano, la stima si aggira sui 27,7 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente all’anno.
Se l’infrastruttura trasportasse una miscela composta per l’80% da gas fossile e per il 20% da idrogeno, le emissioni fuggitive addirittura raddoppierebbero rispetto al solo trasporto di gas fossile. L’idrogeno ha infatti un potere climalterante quasi dodici volte maggiore rispetto a quello dell’anidride carbonica. Inoltre per la sua produzione, anche in versione “verde” per elettrolisi, sono necessari alti volumi di elettricità e acqua a basso costo. Questa implica un notevole sperpero idrico e non può quindi essere considerata sostenibile in zone siccitose.
I due Poseidon dalla Grecia alla Puglia
Nella sua parte terminale EastMed diventa Poseidon, con un gasdotto dalla Grecia a Otranto. Questo tratto, in fase di progettazione da anni, non è stato presentato nella settima Pci list, ma non è stato nemmeno definitivamente abbandonato. Di contro è stato candidato alla Pci List un nuovo gasdotto – H2 Poseidon Pipeline – che secondo i proponenti dovrebbe viaggiare parallelo a Poseidon e trasportare idrogeno puro, proveniente sempre dal Medio Oriente e Nord Africa.
Sempre secondo il progetto, questa infrastruttura sarebbe collegata allo Ionian Energy Terminal in Grecia (anch’esso candidato alla Pci list) dove l’ammoniaca (NH3) sarà scomposta in idrogeno. Quindi porterà l’idrogeno da Florovouni (Grecia) fino a Otranto. Più una linea onshore di 130 km da Otranto a Taranto, punto di interconnessione con la rete italiana dell’idrogeno (Tso).
Sono tutte tubature da costruire ex novo con un notevole impatto ambientale, come se non fosse sufficiente quello dei nuovi metanodotti costruiti in Puglia (Tap, interconnessione Tap-Snam ecc.). Il coordinamento No Tap Brindisi e la Campagna per il clima fuori dal fossile fanno però notare che «a Otranto l’autorizzazione a inizio lavori per il Prt (Pipeline Receiving Terminal) e landing del metanodotto Poseidon è scaduta il 23 giugno 2023». Il timore è che H2 Poseidon sia un cavallo di Troia per ottenere i fondi europei e iniziare i lavori per Poseidon sullo stesso tracciato.
Insomma, intorno a EstMed e Poseidon ruotano gli enormi interessi delle multinazionali che sfruttano i giacimenti davanti a Israele, incrementando la sua potenza bellica. A breve la Commissione deciderà quali progetti sottomettere al Parlamento europeo e al Consiglio, che avranno a loro volta due mesi per approvare o rigettare in toto la lista. Senza la possibilità di selezionare i singoli progetti né di presentare emendamenti.
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