L’ecologia in chiave reazionaria che piace ai partiti europei di estrema destra

Il concetto di ecologia nasce negli ambienti più reazionari della storia europea. E viene tuttora strumentalizzato dalla propaganda di destra

Anita Fallani
I partiti di estrema destra cavalcano una visione reazionaria dell'ecologia © Vox España/Flickr
Anita Fallani
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L’ecologia, l’ambientalismo e la lotta ai cambiamenti climatici sono battaglie percepite come “ideologiche”. Se da una parte è pur vero che, sul piano teorico, dovrebbe interessare a qualsiasi schieramento politico la tutela dell’ambiente in cui viviamo, dall’altra parte è difficile credere che un esponente di un partito di destra o di estrema destra decida di fare propria la causa.

Il motivo è facilmente intuibile: rispettare l’ecosistema significa rinunciare alla divisione delle ricchezze per come noi, oggi, la conosciamo. Significa rivedere la distribuzione del potere, le logiche che governano i mercati, annunciare ai più ricchi del Pianeta che non possono esistere gli ultramilionari in un sistema che vuole garantire una sopravvivenza dignitosa alla specie umana e animale.

Eppure, anche se nell’immaginario collettivo parlare di ecologia significa proiettare nella mente le manifestazioni colorate dei Fridays for Future e i discorsi di Greta Thunberg, la parola ecologia nasce negli ambienti più reazionari della storia europea

L’ecologia è un concetto reazionario 

La storia del termine ecologia è piuttosto recente. Nasce negli anni Sessanta dell’800 quando Ernst Haeckel, zoologo e filosofo, legge “L’origine della specie” di Charles Darwin. È una lettura da cui Hackel rimane folgorato. Lo racconta come un incontro mistico, illuminante, come quello di un discepolo che incontra il suo profeta. Hackel interiorizza le teorie darwiniane e nel 1866 conia una parola nuova: ecologia, dal greco oikos che significa “casa”.

Così nasce una nuova scienza che studia  i rapporti tra gli organismi e l’ambiente in cui vivono e di cui Hackel è il fondatore. Il contesto, però, è connotato politicamente e intrinsecamente reazionario. I principi che irradiano l’ecologia infatti vengono presto traslati anche al di fuori del campo scientifico. Succede quindi che le categorie biologiche vengano usate nell’ambito sociale. O che si esalti il legame fra le comunità che abitano i territori e la terra su cui hanno costruito la propria società. 

L’econazionalismo che va a braccetto con l’ideologia nazista

Come racconta la giornalista Francesca Santolini nel suo libro “Ecofascisti“, pensatori e scienziati come Darwin e Hackel hanno innervato le loro dottrine di una forma di “econazionalismo“. Significa che dalle loro dottrine nasce la convinzione che la civiltà e le nazioni siano governate dalle stesse leggi della natura. Questa sintesi tra ecologia, naturalismo e nazionalismo ha una grande fortuna tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, tanto che la stessa ideologia nazista fa proprie alcune istanze ecologiste. Hitler nell’ultima parte della sua vita diventa vegetariano, Himmler e Göring diventano convinti animalisti. Il regime sperimenta fattorie biologiche per la produzione di erbe medicinali destinate alle SS. Il manuale di alimentazione diffuso dalla propaganda consiglia di mangiare soia al posto della carne.

Sembra paradossale, illogico e controintuitivo ma, in realtà, questa attitudine “ecologista” è coerente con l’ideologia nazista. Il terzo Reich credeva fermamente nel bisogno di ritornare alla terra e di riscoprire un rapporto profondo e stabile delle comunità con il loro territorio. È in questi termini, quindi, che bisogna intendere il significato originario di ecologia. Come una ricerca primitiva e ancestrale di un mondo lontano in cui tra gli uomini e il loro territorio c’era un senso di appartenenza e un legame indissolubile. Garantire la salvezza dell’umanità, quindi, significava ritornare a quelle logiche primordiali. Significava dare alla razza germanica il suo spazio vitale, lasciare che governasse la sua terra eletta. 

L’ecologia fascista non ha mai smesso di esistere, nemmeno ora 

Oggi, spiega Francesca Santolini, sono diversi i modi in cui l’estrema destra si sta riappropriando del significato originario della disciplina ecologica e sta abbandonando il negazionismo climatico senza, però, rinunciare alle proprie istanze reazionarie. Da una parte c’è un recupero diretto dei precetti della fine dell’800. Vedendo nella modernità una deriva da cui sottrarsi, alcuni partiti di estrema destra sono tornati a promuovere un’ideologia identitaria secondo cui solo alcuni popoli bianchi possono davvero governare e entrare in comunione con la natura. 

Altri partiti, invece, come lo Schweizerische Volkspartei (SVP) svizzero, il British National Party (BNP) e il Rassemblement National (RN) in Francia, hanno iniziato a utilizzare l’ambientalismo come una scusa per chiudere le frontiere. Promuovendo quello che due ricercatori britannici, Joe Turner e Daniel Bailey, hanno definito “eco bordering”. In pratica, dopo aver analizzato il materiale propagandistico di 22 partiti di estrema destra europei (comunicati, manifesti, programmi elettorali, opuscoli, interviste) i due ricercatori hanno descritto attraverso uno studio le modalità per strumentalizzare la causa ambientale per chiudere le frontiere.

L’immigrazione dal Sud del mondo viene vista infatti come una minaccia per l’identità nazionale ma anche per l’ambiente. Motivo per cui i confini sono utili anche a  preservare l’ecosistema. Ma non solo. Stando a quanto hanno rilevato i due ricercatori, le persone migranti sarebbero un pericolo per l’ecosistema della nazione in cui vorrebbero trasferirsi e per tutto il Pianeta, dato che i loro spostamenti contribuiscono all’emissione di gas serra. 

I laboratori ideologici dell’ecologia reazionaria

Infine, esistono veri e propri laboratori del pensiero ambientalista di destra. Si strutturano online su imageboard 8chan e 4chan o sulle storiche riviste come Counter-Currents. Nel 2023 la rivista ha celebrato la Giornata della Terra con una lunga lista di articoli e contributi che riflettono perfettamente l’ambientalismo reazionario.

L’introduzione alle letture consigliate è una definizione chiara e puntuale di come, oggi, le frange più reazionarie possano integrare e distorcere alcune istanze ambientaliste. «Sebbene negli ultimi decenni l’ambientalismo sia stato identificato con le politiche di sinistra, assumere la gestione della Terra e cercare armonia nel rapporto tra uomo e natura è stato tradizionalmente un tema di destra. I progressisti, d’altra parte, specialmente con il comunismo, sono stati fautori dell’industrializzazione di massa, credendo di poter trasformare il Pianeta in un’utopia tecnologica, poiché considerano possibile alterare la stessa natura umana».