Equa, l’app che ti guida a un consumo responsabile

Equa ti guida tra gli scaffali del supermercato, per acquisti etici e sostenibili

© Osservatorio sui Diritti Umani ETS

Immagina di poter andare al supermercato e comprare solo prodotti etici e sostenibili, senza paura di sbagliare. Di poter fare acquisti che rispettino l’ambiente, le persone e gli animali senza dover passare ore a documentarti. È l’obiettivo di Equa, l’app di Osservatorio Diritti dedicata al consumo critico e responsabile, disponibile su Android e iOs. Una storia dal futuro, che trovi qui

L’app che ti guida al consumo responsabile

Ispirata alla storica Guida al consumo critico del Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Equa ha l’obiettivo di colmare un gap informativo per i consumatori. «Chi va a fare la spesa – mi ha detto Marco Ratti, direttore di Osservatorio Diritti e coordinatore del nuovo progetto – non ha tempo né la possibilità di verificare che ogni singolo prodotto risponda ai valori sociali e ambientali in cui si riconosce. La nostra app valuta le aziende secondo tre macroaree: il rispetto dei diritti umani, dell’ambiente e degli animali. E assegna un punteggio a ogni società». 

Il progetto non ha legami con alcuna azienda, affinché il quadro informativo che costruisce mantenga la dovuta indipendenza. La scelta di Osservatorio sui Diritti Umani ETS, che è innanzitutto un’organizzazione non profit, è stata di affidarsi al supporto dei propri sostenitori, che possono contribuire in diverse maniere all’app e al progetto complessivo. 

Per la realizzazione dell’app, l’associazione che l’ha ideata e realizzata, Osservatorio sui Diritti Umani ETS, è entrata nel network internazionale che fa capo a Ethical Consumer, una tra le maggiori realtà al mondo che si occupano di consumo etico. Proprio a partire dalla griglia di valutazione adottata dalla rete si sviluppano le analisi di Equa. «Quando abbiamo avuto accesso a quelle griglie abbiamo visto che il progetto aveva la possibilità di svilupparsi. Ci abbiamo lavorato per oltre tre anni e mezzo prima di arrivare a pubblicare l’applicazione». 

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© Osservatorio sui Diritti Umani ETS

Uno strumento materiale per cambiare le cose

La gestazione della piattaforma è stata lunga e, spiega Marco, molto articolata. «Prima abbiamo sottoposto l’idea ai nostri lettori con un sondaggio: volevamo capire se era effettivamente interessante come a noi sembrava. A quel punto è cominciato lo studio di fattibilità, anche grazie a Etica Sgr, che ha sostenuto questa fase prima e la realizzazione vera e propria poi». 

L’ideazione è stata quasi uno sbocco naturale per Osservatorio Diritti, che dal 2017 fa informazione sui diritti umani. Da diversi anni la redazione gestisce la newsletter “Imprese e diritti umani”, che si focalizza sull’operato di chi fa business. «A un certo punto non ci bastava più. Un conto è essere informati, ma come si fa ad aiutare il lettore a cambiare le cose nel suo piccolo?».  Da qui è nata l’idea di un contenitore delle informazioni e delle analisi relative alla condotta aziendale, settore per settore. «Questo vuol dire – spiega Marco – che se per esempio ci occupiamo di pasta, analizziamo gran parte dei rivenditori presenti sul mercato italiano. Solo quando abbiamo completato la categoria, rendiamo pubblico il materiale». In questo modo il consumatore, di fronte agli scaffali del supermercato, può confrontare tutti i marchi. 

I criteri dell’analisi: copertura del mercato e condotta etica

L’analisi si avvale di diverse partnership. Come Businesscoot, una società di marketing che ha messo a disposizione le proprie analisi settoriali in maniera gratuita. «Ipotizziamo di dover analizzare i cellulari. Businesscoot ci fornisce un elenco di tutte (o quasi) le aziende che coprono il mercato italiano del settore, così che possiamo realizzare un’analisi il più completa possibile». Oltre a valutare le singole aziende di ogni settore, Equa fornisce al consumatore un elenco delle eventuali alternative più sostenibili.

Un elemento di difficoltà nella valutazione può essere che un’azienda realizzi un determinato prodotto in maniera etica, ma per altri non segua gli stessi criteri. Oppure che un’impresa abbia una condotta particolarmente specchiata, ma faccia parte di un gruppo di cui non si possa dire lo stesso. Per ovviare a questa criticità, l’analisi di Equa si concentra sull’operato dell’azienda capofila e valuta la produzione nella sua globalità: «Non diamo punti a un’azienda solo perché fa un unico prodotto bio particolarmente rispettoso dei criteri. La condotta etica deve avere un impatto significativo sul fatturato, altrimenti è solo di facciata». 

La versione gratuita

Dietro alla realizzazione di Equa (quattro ricercatori che hanno dedicato i primi tre mesi esclusivamente alla formazione) e al suo aggiornamento (per ogni scheda-azienda un ricercatore impiega circa una settimana) c’è un lavoro molto ingente. A maggior ragione se si tiene conto del fatto che gran parte della fruizione dello strumento è gratuita. «Le schede di ogni impresa – spiega Marco – sono accessibili anche all’utente non abbonato. Il primo dato fornito è il punteggio, calcolato secondo le performance nei diversi ambiti. In ogni scheda ci sono poi le informazioni societarie come indirizzo, fatturato, numero di dipendenti».

Segue un articolo riassuntivo della condotta aziendale, l’elenco dei brand che fanno parte del gruppo, l’assetto proprietario, con tanto di percentuali (se l’informazione è pubblica) e una sezione speciale, dedicata a chi vuole attivarsi. «Tramite una funzione dell’app è possibile rivolgersi direttamente all’impresa inviando un tweet o una mail precompilata. Se l’azienda ha un punteggio basso, da 0 a 33, il messaggio chiede di cambiare. In caso contrario, la società sarà incoraggiata a proseguire sulla strada intrapresa». 

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© Osservatorio sui Diritti Umani ETS

La versione premium

Ci sono diversi vantaggi per chi si abbona e per farlo è possibile scegliere l’importo del proprio contributo (20, 35, 50 o 70 euro) senza che l’offerta del servizio vari. Chi si abbona ad Equa ha accesso a informazioni supplementari, come la possibilità di fare ricerche per settori. «In questo modo, per esempio, se un consumatore vuole scegliere la pasta, invece di ricercare le informazioni su una marca specifica può consultare l’elenco completo delle valutazioni con i relativi punteggi».

Se nella versione gratuita è disponibile il punteggio da 0 a 100 per ogni azienda, in quella premium ci sono punteggi diversificati per le tre macroaree (ambiente, diritti umani e animali). Per ogni analisi, inoltre, sono citate le fonti utilizzate.

Più di cento criteri di valutazione

Ognuna delle macroaree, mi ha spiegato Marco, ha circa 16 sezioni a loro volta divise in voci specifiche. Complessivamente si arriva a oltre cento criteri di valutazione, che variano però a seconda del prodotto analizzato. «Se per esempio analizziamo i cellulari, uno dei criteri irrinunciabili è l’approvvigionamento dei minerali, che però non è considerato per gli alimentari, naturalmente». 

La parte dedicata ai diritti umani è particolarmente ampia. «Tra gli elementi che consideriamo – racconta Marco – c’è anche la condotta fiscale. Se l’azienda ha sede in un paradiso fiscale significa che sta danneggiando l’intera società, quindi perde punti nell’area diritti umani». Stessa cosa per le informazioni relative alla condotta finanziaria. «Se un’impresa fa marketing irresponsabile di prodotti finanziari, oppure è coinvolta in casi di corruzione documentata, perde punti nell’area diritti umani. Così come se il suo amministratore delegato ha una retribuzione lorda giudicata eccessiva».

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© Osservatorio sui Diritti Umani ETS

Quasi ogni prodotto richiede criteri differenti di valutazione ed Equa prova a elaborarne di specifici, oltre che a tener fede a una serie di principi generali. «Verifichiamo sempre le politiche dichiarate dalle aziende, ma non ci fermiamo mai lì. Se un’impresa afferma di essere ambientalmente sostenibile, per esempio, verifichiamo sia il livello di trasparenza usato nella reportistica, sia l’esistenza di critiche da parte di fonti serie e credibili della società civile. Se esistono, possono arrivare a far perdere anche tutto il punteggio assegnato in una determinata scheda».

La validità delle analisi di Equa ha solide basi. Oltre all’aiuto di Ethical Consumer, esiste un comitato scientifico indipendente che si fa garante dei criteri utilizzati. Il gruppo è costituito da uomini e donne che lavorano in questo ambito da sempre: Francesco Gesualdi, fondatore del Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Deborah Lucchetti, coordinatrice italiana della Clean Clothes Campaign, Ugo Biggeri, coordinatore europeo della Global Alliance for Banking on Values, Gabriella D’Amico, vicepresidente di Assobotteghe, Jason Nardi, presidente della  Rete Italiana per l’Economia Solidale. 

Ho chiesto a Marco perché, secondo lui, Equa è una storia dal futuro. «Perché proietta nel futuro l’idea e la pratica del consumo critico, provando a dargli nuovo slancio. È un progetto che per definizione guarda al domani: quali impatti avrà il mio modo di acquistare? Con Equa, usando uno slogan di vecchia data in cui ci riconosciamo, vogliamo dare la possibilità di “cambiare il mondo un acquisto alla volta”».


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