Eufemia: un emporio che è anche molto di più

Ad Affori, quartiere a nord di Milano, sta nascendo un emporio di comunità e distribuzione di prodotti a filiera corta

Il gruppo alla base di Eufemia © Cooperativa Sociale Eufemia

Valori ha una newsletter che si chiama “Storie dal futuro” perché le storie che raccontiamo, le realtà di cui parliamo, hanno visto la direzione giusta da prendere prima degli altri. Non è facile vedere in questo modo, essere lungimiranti. È da un lato un super potere e contemporaneamente qualcosa di necessario, qualcosa che può e deve essere sviluppato.

Nella storia di oggi, la parola futuro ritorna anche al suo significato originario, perché la realtà di cui parliamo esiste solo in parte. Eufemia Emporio è un emporio di comunità e un bistrot sociale che non esiste ancora. Che si sta sviluppando e creando, trovando la sua strada. E che aprirà la prossima primavera nel quartiere Affori di Milano, a nord della città.

«Eufemia è un progetto che nasce da diverse sorgenti»

Contatto Piero Maestri, uno dei soci fondatori, per conoscere meglio l’idea e capire come sia nato il progetto, a chi sia venuto in mente. «Il progetto nasce da diverse sorgenti», mi racconta. «Da una parte nasce dall’associazione nazionale Fuorimercato che a Milano si è sempre trovata prima attorno alla fabbrica recuperata Rimaflow, poi allo spazio recuperato Remake e altri spazi ancora. Dentro questa rete si era pensato di aprire anche a Milano un emporio sul modello di quello presente a Bologna e che si chiama Camilla. È un emporio cosiddetto di comunità, un emporio di distribuzione a soci, in quanto cooperativa di consumo, di prodotti a filiera corta».

Con in mente un modello, il gruppo alla base di Eufemia inizia a fare rete con altre persone che lavorano in ambiti sociali. Iniziando a pensare che accanto a un emporio si possa trovare il modo di creare uno spazio multifunzionale. La prima idea è quella di aprire una gastronomia, coinvolgendo alcune donne magrebine con cui il gruppo aveva già lavorato in precedenza. Donne con difficoltà che amano cucinare e che potrebbero trovare un’occupazione all’interno del progetto Eufemia, diventando una grande risorsa per l’emporio.

Alla base dell’Emporio Eufemia ci sono due idee

Le idee si perfezionano e si arricchiscono fino a prendere la forma anche di un bar. Il luogo in cui aprirà lo spazio, infatti, era una volta un bar e osteria, un vero punto di riferimento per il quartiere Affori nord. Un quartiere tendenzialmente residenziale con solo alcune botteghe e negozi.

Il progetto è dunque accomunato da due idee. Da una parte la distribuzione e promozione dei prodotti dell’agricoltura contadina, agro-ecologica e di tutte le filiere che sono attente allo sfruttamento e totalmente fuori dalle logiche di sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente. Dall’altra, l’idea che la promozione di cibo di qualità e di consumo di qualità potesse essere proposta anche in uno spazio accogliente, uno spazio-rifugio in cui sia possibile trovarsi e fare attività sociale e culturale.

Tutto questo dà vita alla Cooperativa Sociale Eufemia, che in quanto tale si pone come obiettivo anche quello dell’inclusione lavorativa di persone svantaggiate. Gli spazi si trovano a Milano in Via Scherillo, una strada di Affori non particolarmente vivace. Si tratta di un quartiere residenziale che non affaccia sulle strade principali.

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© Cooperativa sociale Eufemia

Un piccolo polo di quartiere in cui sia interessante andare

«Una particolarità è sicuramente quella di essere in spazi della cooperativa Abitare», continua Piero. «Si tratta di una cooperativa che a Milano gestisce migliaia di alloggi e che qui, sopra lo spazio che abbiamo affittato ha duecento, trecento alloggi. Ovviamente di estrazione sociale varia ma sicuramente non altolocata. Nel quartiere stanno nascendo o sono nate diverse realtà interessanti, una libreria, una vineria, con cui speriamo di poter collaborare senza entrare in logiche concorrenziali».

L’idea è insomma quella di creare un piccolo polo di quartiere in cui sia interessante andare perché ricco di attività stimolanti. E in cui prendere anche confidenza con la logica del consumo consapevole e sostenibile.

Il progetto è partito grazie a diverse forme di finanziamento

Il progetto, da un punto di vista economico, è potuto partire grazie a diverse modalità di finanziamento. Da un lato donazioni spontanee, persone o enti che hanno donato cifre direttamente alla Cooperativa sociale. Inoltre, è stata lanciata una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Rete del dono, attraverso la quale chiunque ha la possibilità di sostenere la nascita del progetto con una donazione libera, a seconda delle proprie possibilità. Al momento della scrittura di questa storia, è stato raccolto circa il 50% della cifra necessaria, a cui si andranno aggiungere le donazioni spontanee fatte direttamente alla cooperativa.

Infine, Eufemia ha partecipato a bandi di varie fondazioni, come Banca del Monte, Fondazione Vismara e Fondazione di comunità, solo per citarne un paio. I fondi raccolti sono stati necessari per poter allestire i primi spazi, comprare i materiali per rendere attivi la cucina, il bar e l’emporio.

Utile e importantissimo è stato anche l’autofinanziamento. Alcuni soci e amici hanno dato un contributo sostanzioso che ha permesso a Eufemia di non dipendere esclusivamente da finanziamenti esterni. Dal punto di vista del lavoro quotidiano, la scommessa che i soci hanno deciso di abbracciare è di avere un piano economico sostenibile, basato su entrate quotidiane. Ciò per non dover vivere su progetti e bandi esterni.

Eufemia è una cooperativa sociale che dà lavoro a persone con fragilità

Essendo una cooperativa sociale, per statuto e per legge una parte delle assunzioni riguarderanno persone con fragilità o disabilità fisica o psichica. Ma anche detenuti che possono accedere al lavoro in vario modo e persone in situazioni di svantaggio. Accanto all’attività lavorativa con contratti etici, è prevista un’attività di formazione che possa aiutare a prendere dimestichezza con un mestiere nuovo da poter sperimentare anche altrove.

I fondatori sono nove ma la cooperativa conta al momento ventidue soci. Alcuni saranno soci volontari, alcuni sono amici che danno una mano, persone che credono nel progetto e che aiuteranno e porteranno le loro idee in modi diversi. L’apertura è prevista per fine aprile, ma molto dipenderà dai lavori di ristrutturazione del locale per poter prevedere una cucina e un bar. Lavori che dovranno mettere a norma un locale chiuso da anni e dargli vita nuova, trasformandolo in emporio, gastronomia, bar, polo multifunzionale, spazio culturale.

Emporio Eufemia: un luogo di accoglienza

Uno spazio che vorrebbe rimanere aperto nell’arco di tutta a giornata, dalla mattina fino alla cena, accogliendo quindi pubblici diversi. L’idea non è solo di abbracciare target differenti da un punto di vista di frequentazione degli spazi, ma di poter accogliere anche fasce sociali distinte, con prezzi che possono variare. Su una cosa i soci non hanno dubbi: vorrebbero che questo diventasse uno spazio prima di tutto per le persone del quartiere. Che potranno sentire Eufemia come un luogo di accoglienza durante tutta la giornata. Ma anche un luogo dove poter fare attività, imparare e apprendere cose nuove.

«Abbiamo in mente un corso di alfabetizzazione informatica, grazie alla collaborazione con la libreria Scamamù di Dergano e un bando regionale. Sarà un corso rivolto soprattutto a persone di una certa età che potranno imparare le basi dell’utilizzo del computer o l’utilizzo dello Spid. Un’altra cosa che ci piacerebbe tantissimo mettere in piedi l’abbiamo chiamata “Ricetta di quartiere”. L’idea è quella di organizzare incontri in cui diverse persone si raccontano e fanno, insieme a tutti i partecipanti, una ricetta a cui sono affezionate. Potrà essere una persona di Affori ma anche una persona che viene da altre città o altri paesi, raccogliendo poi le ricette in un piccolo libro. L’emporio permetterà di comprare cibo di qualità e sostenibile, alimenti a filiera corta (per quanto possibile su alcuni prodotti) che agiscono nel rispetto di un serie di criteri. La gastronomia e il bar, oltre agli spazi condivisi, permetteranno di poter mangiare quegli stessi cibi ma anche di incontrare persone nuove e storie diverse».

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© Cooperativa sociale Eufemia

«Il sogno più grande è avvicinare le persone al consumo consapevole»

Piero mi racconta inoltre che il loro desiderio è fare in modo che ogni piccolo settore aiuti l’altro, anche all’interno degli stessi spazi. Che un prodotto venduto all’emporio possa generare curiosità ed essere usato dalla gastronomia, per fare un esempio.

Anche se il progetto non è ancora partito, chiedo a Piero quale sia il sogno per il futuro di Eufemia. Un futuro magari non vicinissimo. Un obiettivo che si danno come cooperativa.

«A livello più generale», mi racconta, «il sogno più grande è quello di avvicinare sempre più persone a un consumo consapevole, a questo tipo di produzione, abbandonando la grande distribuzione organizzata. Questo è il sogno, perché sappiamo benissimo che non è una pratica utilizzata oggi. E sappiamo anche che in questo momento non è una pratica alla portata di tutti anche da un punto di vista economico. Ma se si allargano queste reti, se diventa “normale” agire con questa modalità, possiamo essere l’alternativa alla grande distribuzione. Ci piacerebbe quindi superare un modello che sta facendo disastri, sul piano dell’agricoltura, sul piano del commercio, sul piano della sostenibilità ambientale.  Per quanto riguarda invece noi come realtà, ovviamente il sogno è quello di poterci sostenere esattamente su questo modello. Quindi non solamente sopravvivere, ma avere sempre più persone che vedono nel nostro spazio qualcosa di necessario, non in quanto noi necessari ma in quanto modello necessario».

Il sogno, mi dice mentre ci salutiamo, è che tra cinque anni ci sia ancora un mondo di cui fare parte, e che sia un mondo migliore rispetto a quello di oggi.


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