Che cosa implica il fallimento di Evergrande
Un tribunale di Hong Kong ha emesso l'ordine di liquidazione di Evergrande, colosso cinese del settore immobiliare
Poco più di due anni fa una società immobiliare cinese, fino ad allora pressoché sconosciuta al di fuori degli addetti ai lavori, saliva alla ribalta delle cronache finanziare di tutto il mondo. Evergrande, colosso fondato nel 1996 dall’ex operaio metallurgico Xu Jiayin, aveva accumulato debiti per oltre 260 miliardi di dollari. Abbastanza da rappresentare un potenziale terremoto finanziario globale.
Come ha fatto Evergrande a trovarsi nei guai?
L’azienda ha cavalcato il boom immobiliare cinese dovuto all’urbanizzazione di ampie aree del Paese che ha portato quasi tre quarti della ricchezza delle famiglie a essere investiti in abitazioni. E che in breve si era trasformato in una grande bolla speculativa. Il promotore real estate, per cavalcare l’onda, è ricorso in modo massiccio all’indebitamento in dollari, attraverso l’emissione di obbligazioni. Ciò gli ha consentito di tenere il passo della bolla, ma ha imposto un accumulo spropositato di debiti.
Nel 2020, il rallentamento del mercato immobiliare e alcune regole imposte dal governo cinese per limitare l’utilizzo di un’eccessiva leva finanziaria nel settore (e tentare di far sgonfiare la bolla) hanno reso difficile all’azienda il rimborso del proprio debito. In particolare, nel dicembre 2021, è andata in default sulle sue obbligazioni, innescando lunghe trattative con i creditori per elaborare un piano di ristrutturazione.
A giugno 2022 un investitore ha intentato una causa presso un tribunale di Hong Kong, dove Evergrande è quotata. I ripetuti tentativi di ristrutturare il debito non sono andati a buon fine e il 29 gennaio la giudice Linda Chan ha emesso l’ordine di liquidazione.
Cosa succede ora?
Il tribunale dovrà ora nominare un liquidatore che probabilmente assumerà la gestione della società. La sfida è come gestire il patrimonio del promotore immobiliare, con passività che ammontano a 2.390 miliardi di yuan (333 miliardi di dollari) e superano i 1.740 miliardi di yuan di asset, la maggior parte dei quali si trovano nella Cina continentale.
Resta da capire quale sarà la capacità “operativa” di un liquidatore straniero, dal momento che la maggior parte delle attività di Evergrande è situata fisicamente sul territorio della Cina. Dove i cantieri, le consegne di case e altre operazioni si presume continueranno anche durante il processo liquidativo.
Come hanno reagito i mercati e c’è un rischio di contagio?
Le contrattazioni delle azioni di Evergrande alla Borsa di Hong Kong sono state sospese nella mattinata del 29 gennaio dopo un crollo del 21%. Ciò ha fatto precipitare il valore di mercato a soli 2,15 miliardi di dollari di Hong Kong, lontano anni luce dal picco di 414 miliardi di dollari di Hong Kong nel 2017.
Molte aziende del settore immobiliare hanno già dichiarato default negli scorsi anni. E più di una decina di costruttori cinesi sono in fase di liquidazione. Tra di essi, alcuni soggetti di medie dimensioni, come Logan Group Co. e Kaisa Group Holdings Ltd. È certo quindi che il modo in cui verrà implementata concretamente la sentenza Evergrande sarà attentamente monitorato e costituirà un eventuale precedente.
Perché non ci sono stati piani di salvataggio?
La Cina ha imposto un giro di vite nel settore immobiliare in linea con il mantra del presidente Xi Jinping secondo cui le case servono per viverci, non per speculare. Un approccio che rimane valido, anche se le autorità stanno iniziando ad allentare alcuni degli aspetti più rigidi della loro strategia.
Xi vuole che la crescita economica provenga da aree sostenibili come le attività produttive e i servizi, piuttosto che puntando su infinite quantità di cemento e acciaio. Il governo ha inoltre mostrato scarso interesse nel salvare effettivamente gli stranieri che hanno investito in un mercato obbligazionario ad alto rendimento.