La Fifa non può più tacere su violenze e morti per Arabia Saudita 2034

A dieci anni dall’inizio di Arabia Saudita 2034 si vede già la tragica replica di Qatar 2022. Ma la Fifa e gli sponsor fanno finta di ...

Le manovre di Infantino e bin Salman per Arabia Saudita 2034 © Wikimedia Commons

Nel calcio la storia si propone la prima volta come tragedia e la seconda come catastrofe. Prima la vergogna del Mondiale di calcio maschile di Qatar 2022, con decine di migliaia di lavoratori migranti morti di lavoro, fame, miseria e malattia nei cantieri per la costruzione degli stadi e delle infrastrutture. E ora la storia che si ripete identica, se non peggio, con i Mondiali di Arabia Saudita 2034 che il prossimo dicembre saranno assegnati direttamente dalla Fifa di Gianni Infantino alla teocrazia del Golfo. Senza nemmeno fingere che ci fossero altri contendenti.

A dieci anni dal calcio di inizio della partita inaugurale, è cominciata l’imponente opera di costruzione degli 11 nuovi stadi (su un totale di 15) in cui si giocheranno le partite. E secondo diverse inchieste le condizioni di vita della manodopera migrante utilizzata nei siti sono le medesime di quelle del Qatar. Delle porcherie di Qatar 2022 ne abbiamo scritto molto. Così come del fatto che, proprio a partire dai Mondiali di Russia 2018 e Qatar 2022, il presidente della Fifa Gianni Infantino abbia cominciato a avvicinarsi a bin Salman, erede al trono saudita e deus ex machina del piano Vision 2030 che sta trasformando il Paese.

E infatti la prima candidatura saudita era pensata per il 2030, ma non è stata possibile per diverse ragioni. Ma la Fifa, che da sempre disprezza i diritti umani e ama le dittature, dall’Italia fascista alle teocrazie del Golfo, passando per l’Argentina della junta militar e il Brasile dei generali, l’America neoliberale di Trump e la Russia neozarista di Putin, voleva a tutti i costi regalare la Coppa del Mondo a bin Salman. Ecco quindi come si arriva ad Arabia Saudita 2034.

Arabia Saudita 2034 è una scelta geopolitica, non certo sportiva

Lo statuto della la Fifa dice che i Mondiali devono essere assegnati a rotazione tra i cinque continenti. Per il 2026 si erano candidate Usa, Canada e Messico, ovvero il Nord America. Per il 2030 Spagna, Portogallo e Marocco, ovvero Europa e Africa. E Argentina e Uruguay, ovvero Sud America, per festeggiare il centenario del primo Mondiale disputato in Uruguay nel 1930.

Per il 2030 del piano Vision l’Arabia Saudita aveva una candidatura debole, non c’erano nemmeno gli stadi. Ecco allora il colpo di genio di Infantino. Assegnato il 2026 al Nord America e il 2030 a Europa e Africa, ha deciso di far disputare tre partite di questo mondiale in Argentina e Uruguay per celebrare il centenario, aggiungendo il Sud America. Così, per il principio di rotazione, nel 2034 i Mondiali si sarebbero per forza dovuti disputare in Asia.

Ma non è finita qui. Con una serie di modifiche ai criteri di ammissione, tra cui la cancellazione del vincolo dell’avere già la maggior parte degli stadi pronti, e con una serie di pressioni sui concorrenti asiatici, come raccontato anche dal New York Times, Infantino ha fatto in modo che quella di bin Salman risultasse l’unica candidatura presentata lo scorso anno. E così, per la prima volta nella storia, il prossimo 11 dicembre la Fifa ufficializzerà che i Mondiali si giocheranno nell’unico Paese che ha partecipato al bando. Ecco quindi Arabia Saudita 2034.

Un Mondiale di calcio non può nascondere le miserie del neoliberismo saudita

Monarchia assoluta di stampo wahhabita, l’Arabia Saudita fonda la sua ricchezza su immense riserve di petrolio e gas naturale. E il suo ordinamento sociale interno, di puro stampo neoliberale, sullo sfruttamento della manodopera migrante proveniente dai Paesi africani o del sud-est asiatico. Manodopera priva di ogni diritto e di ogni tutela. Se non è permesso nemmeno ai cittadini del regno organizzarsi in sindacati o partiti politici, figuriamoci ai migranti cui è chiesta una tassa d’ingresso altissima e spesso è pure requisito il passaporto. Essendo qui la famigerata legge della kafala non ancora del tutto abolita.

Lo scorso giugno il Sindacato internazionale dei lavoratori edili (Bwi) aveva denunciato il mancato rispetto dei diritti umani nei confronti di oltre 20mila lavoratori migranti impiegati nelle costruzioni. Secondo il rapporto si passa dai mancati compensi al lavoro gratis per ripagare il debito contratto al momento dell’ingresso nel Paese. Dai licenziamenti improvvisi senza giusta causa agli stipendi trattenuti a discrezione del datore di lavoro. Per non parlare delle atroci condizioni di vita. Per questo il Bwi aveva chiesto a più riprese alla Fifa di intervenire in vista dell’imponente opera di costruzione di stadi e infrastrutture per il Mondiale. Ma ovviamente la Fifa se ne è lavata le mani.

Human Rights Watch: «Il disprezzo per i diritti umani della Fifa è clamoroso»

Due settimane fa Human Rights Watch (Hrw) ha preso di mira il rapporto sul presunto rispetto dei diritti umani nel paese in vista di Arabia Saudita 2034. Un report scandaloso, redatto dalla stessa Fifa. «Nessun lavoratore migrante, vittima, incarcerato, sopravvissuto a tortura, nessun avvocato di donne incarcerate ingiustamente è stato mai contattato dalla Fifa per redigere il loro rapporto», ha detto Minky Worden di Hrw. «Il trattamento che la Fifa sta riservando alla situazione è indice del totale disinteresse per i diritti umani dei milioni di lavoratori migranti che renderanno possibile il Mondiale di Arabia Saudita 2034»

Sembra di riascoltare le stesse identiche parole scritte nelle prime inchieste di Human Rights Watch nel 2012, a dieci anni dal calcio d’inizio di Qatar 2022. Quando poi emerse che decine di migliaia di lavoratori sarebbero morti in condizioni atroci. Per la gioia della Fifa e degli sponsor. E siccome la storia nel calcio si ripete sempre più tragica, il Daily Mail racconta che nel sito di costruzione dell’Aramco Stadium che sorgerà a Al Khobar gli operai sono costretti a lavori massacranti per 10 ore di seguito, sotto il sole cocente, per la miseria di meno di 2 dollari al giorno.

Le immagini del rendering del faraonico, pulitissimo, ricchissimo e modernissimo Aramco Stadium, contrapposte a quelle delle baracche di lamiera dove vivono gli operai che lo stanno costruendo, parlano da sole. A dieci anni dal calcio di inizio è evidente che per Arabia Saudita si sta replicando la tragedia di Qatar 20222. E questa volta la Fifa, le federazioni nazionali, le televisioni, i giornalisti silenziosi, gli sponsor, non potranno più dire di non sapere. Qualsiasi cosa succederà, loro saranno i primi a esserne complici.