Cibo e crisi del clima, ormai lo sappiamo, sono indissolubilmente legati. E se è vero che dalla somma di miliardi di piccole azioni può derivare un effetto tangibile nella lotta ai cambiamenti climatici, c’è chi si è messo a calcolare la differenza di emissioni di CO2 equivalente correlata ad alcuni gesti quotidiani della popolazione europea. In particolare, alla ricetta di un piatto tradizionale della cucina dei diversi Paesi.
Da questa piccola indagine, diffusa dalla britannica Uswitch, società specializzata nella comparazione e proposta di offerte nella fornitura di energia e altri servizi, sono così emerse due classifiche. La prima relativa alle ricette più note della cucina del Vecchio Continente e la seconda relativa ad alcune pietanze tipiche del periodo di Natale. Tutte sono state messe in ordine per quantitativo di CO2 emessa per porzione, ovvero per il loro maggiore o minore contributo in termini di emissioni di gas a effetto serra.
Un’equa emissione di CO2 “alimentare” secondo l’Accordo di Parigi sul clima
Ma non è tutto. L’aspetto forse più interessante è che queste classifiche sono state elaborate grazie a una piattaforma che valuta i diversi ingredienti per quantità di emissioni. Il punto di riferimento, stabilito su parametri condivisi, è un valore di emissioni alimentari giornaliere considerato “equo”, a livello globale, di 3,05 kgCO 2 al giorno.
La piattaforma è uno strumento a disposizione di ciascuno di noi: tramite un semplice calcolatore online possiamo infatti analizzare l’impronta ecologica delle nostre ricette. Un gioco divertente. Ma anche lo spunto per importanti riflessioni sui nostri comportamenti individuali, pensando ovviamente ad una dieta più amica del clima. Magari capace di favorire l’adozione di modelli globali di produzione e consumo, non solo nel settore alimentare, maggiormente responsabili.
Il contributo del cibo, nel 2015, in termini di gas ad effetto serra
I grafici a torta mostrano il contributo dei diversi settori del sistema alimentare (terra, energia, industria e rifiuti) nel 2015. I colori sulla mappa mostrano la quota delle emissioni dei sistemi alimentari come frazione delle emissioni totali di GHG, che includono CO2, CH4, N2O e gas fluorurati, espressi come CO2 equivalente (CO2e).
L’impronta in termini di emissioni di biossido di carbonio della moussaka bulgara è al primo posto tra quelle dei piatti più popolari in Europa. Emette circa 12 chilogrammi di CO2 equivalente per porzione, il che – secondo la nota diffusa con la ricerca Uswitch su dati Myemissions – equivale a guidare per oltre 47 chilometri. Ed è un dato del 293% superiore al valore di emissioni alimentari giornaliere considerato equo per un individuo (%FDFE), volendo rispettare le indicazioni dell’Accordo di Parigi sul clima.
Il 90% dell’impronta ecologica della moussaka bulgara è attribuito alla carne bovina: il passaggio a un’alternativa senza carne ridurrebbe le sue emissioni di CO2 a soli 1.561 grammi per porzione, con una diminuzione del 96,7%.
Il tradizionale stufato belga (stoofvlees) occupa il secondo posto della classifica sulle emissioni equivalenti di CO2 per i piatti tradizionali europei con 11,2 chilogrammi per porzione, il 6,4% in meno della moussaka bulgara. Una sua versione vegetariana ridurrebbe le emissioni a 750 grammi (-93%).
Il gulasch alla tedesca produce 8,05 chilogrammi di CO2 per porzione, il 94% dei quali deriverebbe dall’inclusione della carne nella ricetta. La sua impronta ecologica è al terzo posto tra quelle dei piatti più popolari in Europa ed è l’equivalente di un viaggio in treno per 196 km, valendo il 164% in più rispetto alla %FDFE. Il passaggio a un sostituto vegetariano della sua ricetta, senza carne bovina, porterebbe le sue emissioni a 874 grammi di CO2 (-89%).
L’impronta di carbonio della francesinha portoghese è al quarto posto tra quelle dei piatti più popolari in Europa. Emette circa 6,2 chilogrammi di CO2 equivalente per porzione.
L’impronta di CO2 delle polpette lettoni è al quinto posto tra quelle dei piatti più popolari in Europa. Emette circa 3,8 chilogrammi di CO2 equivalente per porzione.
6. I maccheroni in casseruola finlandesi o Makaronilaatikko
L’impronta dei maccheroni in casseruola alla finlandese è al sesto posto tra quelle dei piatti più popolari in Europa. Emette circa 2,5 chilogrammi di CO2 equivalente per porzione.
L’impronta della moussaka greca è al settimo posto tra quelle dei piatti più popolari in Europa. Emette circa 2,4 chilogrammi di CO2 equivalente per porzione.
8. Il pesce fritto e patatine ovvero la ricetta tipica inglese del fish and chips
L’impronta di biossido di carbonio del tipico piatto britannico del fish and chips è all’ottavo posto tra quelle dei piatti più popolari in Europa. Emette circa 2 chilogrammi di CO2 equivalente per porzione.
L’impronta in termini di emissioni di CO2 dello spezzatino irlandese tradizionale è al nono posto tra quelle dei piatti più popolari in Europa. Emette circa 1,4 chilogrammi di CO2 equivalente per porzione.
10. Fideuà spagnola, variante della paella con noodles
L’impronta climatica della fideuà spagnola è al decimo posto tra quelle dei piatti più popolari in Europa. Emette circa 2,4 chilogrammi di CO2 equivalente per porzione.
La pizza napoletana è al dodicesimo posto assoluto per l’impronta di biossido di carbonio, con 757 grammi di CO2 prodotti per porzione (alle spalle della francese quiche lorraine con 788 grammi). Il 388% in più rispetto alle frittelle croate (Fritules), che sono il piatto tradizionale con minori emissioni associate.
I quasi 100 grammi di mozzarella in media per porzione sono responsabili di circa il 53% della CO2 equivalente emessa da ogni pizza, ma – stando al dato Myemissions – si possono consumare quattro pizze al giorno prima di raggiungere l’equa impronta alimentare di CO2 giornaliera.
La carne di cervo è quella con la maggiore impronta ecologica per porzione (3,3 chilogrammi di CO2 equivalente) tra le pietanze tipiche di Natale considerate nella ricerca Uswitch su dati Myemisions.
La carne di aringa è quella con la minore impronta ecologica per porzione (270 grammi di CO2 equivalente) tra le pietanze tipiche di Natale considerate nella ricerca Uswitch su dati Myemisions.
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