La gara sui debiti pubblici

C'è grossa crisi, la rubrica di Andrea Baranes che vi spiega perché dovete interessarvi di finanza. Prima che la finanza si interessi di voi

A gennaio 2021 il governo spagnolo deve piazzare 10 miliardi di titoli di Stato. Arrivano richieste di acquisto per oltre 130 miliardi. Poche settimane dopo, la Francia offre 7 miliardi di titoli a 50 anni. La domanda supera i 75 miliardi. L’Italia non è da meno. Due tranche di titoli piazzati recentemente hanno visto una richiesta 11 volte superiore all’offerta.

Sono solo alcuni casi che mostrano l’enorme richiesta di titoli di Stato sui mercati, cresciuta del 40% lo scorso anno e ancora in crescita nel 2021. Come si spiega un tale fenomeno? La prima motivazione è la richiesta di titoli a basso rischio in un momento di forte incertezza legata alla pandemia. Questa è però solo una parte della risposta. Diversi quotidiani riportano la crescente attenzione proveniente dai fondi speculativi, in particolare hedge funds.

Fondi che acquistano titoli sul mercato primario (ovvero al momento dell’emissione da parte dei governi) e li rivendono il giorno dopo – a un prezzo maggiore – sul mercato secondario (ovvero a fondi di investimento, fondi pensione e altri investitori). Non solo. Altri fondi speculativi comprano i titoli e li rivendono, poi, alla Banca Centrale Europea, nel quadro dei programmi di acquisto pensati per sostenere le economie.

Il risultato è un sovrapprezzo per i fondi pensione e per gli altri investitori, che vogliono questi titoli nei loro portafogli. E un aumento della volatilità dei titoli di Stato. Per aumentare le possibilità di acquistarli sul primario, i fondi speculativi inoltre immettono ordini spropositati, arrivando persino a falsare i meccanismi di mercato. Alcuni governi stanno provando a prendere delle contromisure, limitando i titoli che possono essere acquistati da alcune tipologie di investitori.

Fondi speculativi brutti e cattivi, quindi? In parte si, ma il problema è anche un altro. La finanza, emblema stesso del “libero mercato” guidato da domanda e offerta, in realtà negli ultimi anni ha avuto per protagonista un altro attore, a dir poco ingombrante. Come ricorda la Reuters, «l’immensa presenza della BCE sul mercato secondario», con qualcosa come duemila miliardi di euro di intervento, sta rendendo difficile agli investitori trovare titoli da acquistare. E rischia, più in generale, di stravolgere l’andamento dei mercati stessi. Giusto puntare il dito contro i fondi speculativi, ma probabilmente è l’intero (mal)funzionamento di questi ultimi anni che andrebbe rimesso in discussione.