GB, Co-op nelle mani di un hedge fund: è la fine del mutualismo?
La Co-operative Bank, istituto "etico" inglese, è stata salvata grazie all'ingresso di un fondo speculativo americano. In molti leggono nell'operazione la fine dell'approccio mutualista.
La Co-operative Bank – istituto di credito britannico appena finito sotto il controllo di un hedge fund americano, che ha coperto un buco di bilancio da 1, 5 miliardi di sterline – si sta affrettando a rassicurare i propri 4, 7 milioni di clienti: la banca resterà basata su criteri etici e mutualisti. Ma sarà davvero così?
Secondo quanto riportato questa mattina dal quotidiano inglese Guardian, è probabile il contrario. Ieri il massimo dirigente, Euan Sutherland ha sottolineato che il salvataggio dell’istituto è stato effettuato senza ricorrere ad aiuti pubblici, il che indicherebbe la volontà di non pesare sui contribuenti. Ma anche lo stesso ruolo del direttore generale è da valutare. Il piano iniziale di salvataggio, abbozzato a giugno scorso, prevedeva infatti il mantenimento del controllo, da parte della vecchia proprietà, al 75%. Oggi, invece, il Co-operative Group è dovuto scendere al 30%.
In molti vedono nell’operazione la fine della speranza di avere sul mercato britannico una banca che facesse concorrenza alla finanza tradizionale. E si tratta di una doccia fredda, se si considera che fino ad agosto del 2011 l’istituto sembrava godere di buona salute (era il periodo in cui annunciava un accordo per acquistare una rete di 632 filiali da Lloyds).
Non tutto quello luccicava era oro, invece. Le perdite cominciavano a crescere, e si sono sommate ad alcune operazioni sbagliate. A maggio, arriva poi il downgrade di Moody’s, che peggiore ulteriormente le cose rivelando che oltre il 10% dei prestiti commerciali in mano alla banca, pari a 1, 7 miliardi di sterline, era a rischio default.
Quindi il passaggio nelle mani del fondo speculativo statunitense: «È difficile immaginare che la Co-op mantenga un approccio etico sul lungo periodo – ha dichiarato al quotidiano inglese Andre Spicer, docente alla Cass Business School -. La storia ci suggerisce che quanto un istituto mutualista viene privatizzato, comincia a focalizzarsi soltanto sulle esigenze degli azionisti». L’inizio del cambiamento potrebbe riguardare gli stessi impiegati della banca: si parla già di centinaia di posti di lavoro a rischio.