Libertà creativa

Riuso e riciclo alla base di Creazioni al fresco, progetto di reinserimento lavorativo per le donne detenute del carcere di Genova

© Creazioni al fresco

«Ogni borsa contiene sogni, fatica, sorrisi e soprattutto idee». Imparare a cucire e a trasformare in oggetti belli e utili materiali che altrimenti finirebbero in discarica è diventata un’occasione di riscatto per le donne della casa circondariale Pontedecimo a Genova. «Da sette anni abbiamo dato vita a Creazioni al fresco – racconta Etta Rapallo, presidente dell’associazione Sc’Art dal quartiere Valpolcevera. «Un progetto di design creativo e al contempo di re-inserimento lavorativo per le donne detenute ed ex detenute. Insieme a loro riutilizziamo striscioni pubblicitari, stoffe e tessuti dismessi come quelli degli ombrelli rotti». Etta Rapallo, insieme a Emanuela Musso, scenografa e costumista, alla direzione artistica dell’associazione, coordina l’intensa attività di tre laboratori attivi in città con un punto esposizione e vendita in centro, a Vico degli Angeli.

«In questi anni abbiamo accompagnato oltre 100 donne in un percorso di formazione insegnando loro a progettare e a cucire. Fino ad inserirsi nuovamente nel territorio», ci spiega. Una libertà creativa che per almeno tre di esse – Clara, Marta e Silvana – è diventata anche un lavoro con assunzione a tempo indeterminato. «La nostra è una realtà tutta al femminile. Siamo dieci socie con esperienze in campo educativo e nella comunicazione. Oltre me e Emanuela ci sono Anna, Ludovica, Enrica, Maria, Elena, Adele, Ilaria, Stefania, tutte attive e volontarie. C’è chi è in pensione, chi studia. Ma quello che ci accomuna è la passione per l’educazione ambientale e l’importanza di sviluppare una sensibilità civica contraria allo spreco».

Due i principali progetti dell’associazione avviati a partire dal 2013: il centro di riuso creativo con i materiali di scarto dedicato ai bambini e ai ragazzi delle scuole genovesi. E le «Creazioni al fresco» dove la sostenibilità si coniuga con il sociale, sostenendo le donne ai margini, finite in carcere e in condizione di fragilità. «Il primo dei nostri laboratori è stato allestito in uno dei locali ottenuto in comodato d’uso dalla direzione carceraria. Abbiamo poi due laboratori all’esterno che possono essere raggiunti da chi ha un affidamento alternativo alla pena ed è ospite in altre strutture residenziali», precisa.

In questi anni le fondatrici di Sc’Art hanno attivato una fitta rete di sostegno al progetto, che unisce privato, pubblico e sociale. «La nostra sede e il secondo laboratorio – racconta – sono ospitati dal Circolo Arci Barabini di Trasta, sempre nel quartiere di Valpolcevera. Lì abbiamo lo spazio per le quattro postazioni con le macchine da cucire semi-professionali e per srotolare i nostri striscioni, tagliare e modellare». Mentre è situato in centro città lo store aperto al pubblico. «Il nostro terzo laboratorio e al contempo il luogo dove esponiamo i lavori è un magazzino del ‘500 nel centro di Genova, che ci è stato concesso in comodato gratuito da Amiu – sottolinea la presidente di Sc’Art -, dove le persone, grazie a un’offerta libera, possono venire in possesso delle creazioni. Borse, zaini, portachiavi, portafogli e altro ancora».

Riuso, solidarietà e attenzione per l’ambiente hanno quindi attivato una piccola ma virtuosa filiera di economia circolare, coinvolgendo anche altre associazioni di volontariato del territorio e le imprese. «Tra i maggiori committenti c’è Coop Liguria che da anni dona ai propri soci un oggetto realizzato dalle Creazioni dal fresco, così come Slow Food», indica Etta. E i materiali da recuperare arrivano ormai direttamente dal mondo culturale e scientifico della città. «Dal Palazzo Ducale al Museo Galata, fino al Festival della Scienza, tutti ci conferiscono i loro striscioni dismessi dopo gli eventi. Bellissimi e che scatenano l’abilità creativa del collettivo».

Nel tempo, molte emozioni si sono scatenate e liberate. Specie quando le donne hanno chiesto di produrre zaini e borse per i loro figli e i compagni, che le aspettano fuori dal carcere. «Abbiamo creato un gruppo in cui condividiamo riscatto, dignità e riciclo. In cui donne aiutano altre donne a progettare un futuro. Non attraverso la compassione ma la creatività e la bellezza». E non è poco.

Per ottenere ulteriori informazioni, puoi seguire Creazioni al fresco su Facebook e su Instagram.


Questo articolo è stato pubblicato in Storie dal futuro, la newsletter dedicata al racconto e al ritratto dei protagonisti del cambiamento che Valori.it invia ogni lunedì. Se vuoi riceverla iscriviti alla newsletter e seleziona “Economia sostenibile” tra i tuoi interessi.