«È in gioco il processo di trasformazione richiesto dalla popolazione cilena»

Intervista al sociologo Gonzalo Delamaza, responsabile della Segreteria di Partecipazione Popolare della Convenzione Costituzionale del Cile

Alessandro Bagnulo
© Jose Pereira
Alessandro Bagnulo
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Abbiamo incontrato Gonzalo Delamaza, sociologo e responsabile della Segreteria di Partecipazione Popolare della Convenzione Costituzionale, organismo incaricato di canalizzare le migliaia di petizioni di cittadini, esperti, organizzazioni della società civile, studenti, università e molte altre istituzioni determinate a partecipare e influire nei lavori e nelle risoluzioni della Convenzione Costituzionale. Al termine del suo mandato, la Segreteria ha rappresentato 2.496 proposte di norme costituzionali.

Gonzalo Delamaza Cile costituzione
Gonzalo Delamaza © Laboratorio Constitucional/Youtube

Gonzalo, il vicepresidente dell’Assemblea Costituente cilena Gaspar Dominguez il 4 luglio, consegnando il testo della Nuova Costituzione al presidente Boric, ha definito il processo costituente come «imperfetto ma proprio per questo reale» e la ex presidente Michelle Bachelet parlando sempre della Nuova Costituzione, citando il cantautore cubano Pablo Milanes, ha affermato che «non è perfetta ma si avvicina a quello che sempre ho sognato». A quali “imperfezioni” si riferiscono?

In Cile non abbiamo mai avuto una Costituzione Politica elaborata da un’Assemblea eletta dai cittadini; semplicemente non abbiamo esperienza, non sappiamo come si fa. La recente Convenzione Costituente è nata da una rivolta sociale molto estesa e da un accordo che cercava di ricondurla all’interno di una soluzione politica. Una sfida molto complessa e difficile che non si esaurisce con un documento ma bensì con un testo costituzionale che permetta ai cittadini e alla politica democratica di realizzare le riforme tanto cercate.

La principale “imperfezione” è stata il tempo a disposizione per deliberare, non più di sei mesi dopo aver raggiunto l’accordo sul regolamento e un lungo periodo di “ascolto” e partecipazione. Alcuni dei temi affrontati per la prima volta nella storia del Cile – come il riconoscimento dei popoli originari, l’effettiva decentralizzazione del potere, il cambio del sistema politico presidenzialista, – o che sono semplicemente una novità e un’innovazione nella dottrina costituzionalistica mondiale – come il cambio climatico, l’universo digitale – abbisognano evidentemente di più tempo per raggiungere una formulazione solida e duratura. A mio avviso il testo contiene tutte le principali rivendicazioni che i cittadini cileni hanno sostenuto fino a oggi, senza successo, da almeno un decennio: i diritti economico-sociali; il riconoscimento della diversità; la decentralizzazione territoriale; la sostenibilità e la visione ecologica e femminista.

Il primo articolo della Nuova Costituzione stabilisce che il «Cile è uno Stato sociale e democratico di diritto. È plurinazionale, interculturale ed ecologico». È un testo forte che getta le basi necessarie per andare avanti. È più debole, probabilmente, la coerenza dell’insieme del testo. Mettere insieme diverse sensibilità in un periodo segnato dalla crisi dei riferimenti e dei progetti politici è un compito che ancora ha bisogno di molta strada da fare. Tutto questo non diminuisce di un millimetro la legittimità della proposta costituzionale, degli articoli approvati con la maggioranza dei due terzi dell’Assemblea Costituente.

Quali sono i meccanismi per “andare avanti”, per correggere e migliorare la Costituzione una volta approvata?

Se la proposta viene respinta, riformare l’attuale Costituzione diventa un compito difficilissimo che dipenderà non più dalla cittadinanza ma dagli accordi politici in seno al Congresso. Se si approva, invece, lo stesso testo prevede varie procedure atte a modificarlo e la maggior parte di queste contempla la partecipazione dei cittadini. Può farlo il potere esecutivo o il legislativo per la maggior parte dei capitoli con una maggioranza dei quattro settimi dei votanti, mentre per quelli considerati come principali – il Sistema Politico, lo Stato Regionale, i Diritti Fondamentali – una riforma più sostanziale deve contare con l’accordo dei due terzi del legislativo e se solamente è appoggiata dai tre quinti degli aventi diritti al voto dovrà essere sottoposta alla volontà popolare attraverso un referendum. In ultimo è prevista anche la possibilità di modificare la Costituzione mediante l’iniziativa popolare: se il 10/100 degli aventi diritto al voto patrocinano una proposta di riforma, questa dovrà essere sottoposta a referendum alla prima scadenza elettorale. Questi strumenti di partecipazione non esistono nell’attuale Costituzione.

A tuo avviso quali sono le grandi sfide, gli articoli più importanti e innovativi della Nuova Costituzione e quali sono stati i processi reali di partecipazione che li hanno prodotti?

La partecipazione popolare si è concentrata principalmente su due grandi capitoli della Nuova Costituzione. Il primo tratta i Diritti Fondamentali e ha raccolto intorno al 50% delle diverse istanze di partecipazione al processo costituente. Questa grande partecipazione si riflette chiaramente nel testo che comprende i temi tradizionali del diritto alla vita, alla libertà, alla salute, all’educazione, alla casa, alla sicurezza sociale insieme ad altri come i diritti delle donne – che l’attuale Costituzione nemmeno nomina come soggetto –, del lavoro domestico e di cura, dei bambini, delle bambine, degli adolescenti, delle persone con disabilità, delle persone anziane e dei popoli e delle nazioni indigene. E non solo li dichiara ma stabilisce che lo Stato deve farsi garante dei loro diritti e soddisfarli progressivamente.

Il secondo tema che ha avuto un grande appoggio popolare è stata la necessità di una visione ecologica e sostenibile dell’attività economica, la protezione dell’ambiente e la vita umana come priorità. Tutto ciò è chiaramente rispecchiato nella proposta della Nuova Costituzione.

Il testo è anche estremamente innovativo nell’alterare il centralismo secolare del nostro ordinamento politico amministrativo, attenuare il presidenzialismo, stabilire un bicameralismo asimmetrico dando vita a una Camera delle Regioni in sostituzione del Senato e come è ovvio stabilendo la plurinazionalità come principio dell’organizzazione dello Stato cileno.

Non manca ormai molto, come sta andando la campagna per l “apruebo o rechazo”, per il Si o per il No alla Nuova Costituzione?

Bisogna votare “apruebo” perché il ciclo politico delle mobilitazioni popolari e delle aspettative di trasformazione degli ultimi anni si è instradato e trasformato in una istanza istituzionale legittima che include la maggior parte delle sfide che rappresentano gli interessi maggioritari della popolazione cilena.

L’approvazione della Nuova Costituzione ci permetterebbe di superare lo Stato sussidiario e neoliberale che ha retto il Paese negli ultimi trentacinque anni, modello che ha mostrato chiaramente e sotto molteplici aspetti i suoi limiti.

E questo permetterebbe al Paese di affrontare le sfide per una società più egualitaria e la costruzione di un nuovo modello di convivenza così come che chiaramente espressi dai lavori dell’Assemblea Costituente.

Si vota il prossimo 4 di settembre. E se vince il no?

È in gioco un passo avanti o indietro di quel processo di trasformazione che la maggior parte della popolazione cilena ha richiesto a gran voce e da molto tempo senza aver mai ricevuto una risposta. Se la proposta della Nuova Costituzione venisse respinta, toccherà all’attuale Congresso decidere in che misura e quando riformare l’attuale Costituzione.

Il Paese – e in special modo le persone che hanno partecipato alle mobilitazioni – sperimenterà una enorme frustrazione, sarà più difficile governare per il nuovo governo del presidente Boric e riproporre gli aspetti fondamentali dell’attuale proposta.

Al contrario, con l’approvazione lo scenario più probabile è un rafforzamento dell’attuale coalizione al governo, cosa, quest’ultima che faciliterà le riforme, tra le altre, nei settori chiave della salute, dell’educazione e del sistema pensionistico, creando le condizioni per costruire un modello economico orientato alla sostenibilità nel tempo e a una migliore distribuzione delle risorse.


Questo articolo è stato pubblicato su Comune-info.