La guerra in Ucraina affossa le economie dei Paesi emergenti

La guerra abbatterà il pil dell'Ucraina del 35%. Ma a pagarne il prezzo saranno anche numerose altre economie, secondo la Banca mondiale

La stime delle spese necessarie per la ricostruzione dell'Ucraina ammontano già a più di 350 miliardi di dollari © Max Kukurudziak/Unsplash

La guerra in corso in Ucraina sta affossando le prospettive di ripresa economica post-pandemia delle economie emergenti e in via di sviluppo dell’Europa e dell’Asia centrale. A dirlo è la Banca Mondiale, in una nota di aggiornamento al report annuale e pubblicata a inizio ottobre.

Le economie di questi Paesi (tra i quali la Banca inserisce Balcani, Polonia, Romania, Bulgaria e diversi Paesi caucasici) tornerà a crescere, secondo le stime della Banca Mondiale, solo di uno 0,3% a partire dal 2023.

L'impatto della guerra in Ucraina sulla natura può essere devastante
L’impatto della guerra in Ucraina sulle economie di una serie di nazioni limitrofe potrebbe essere devastante © manhhai/Flickr

La prospettiva “ottimistica”, infatti, si basa sul possibile rallentamento dell’inflazione attuale e sull’allentamento di quegli impedimenti che stanno strozzando le catene di approvvigionamento globali. Se invece la guerra dovesse prolungarsi, questi Paesi rischierebbero, nel peggiore degli scenari, il default.

L’Ucraina perde il 35% di pil

A essere duramente colpita è, principalmente, l’economia dell’Ucraina, come facilmente immaginabile. Il cui Prodotto interno lordo si contrarrà quest’anno del 35%. Il record mondiale di sfollati (14 milioni) e il calo della produttività del lavoro (da -5% a -12% nei prossimi tre anni) renderanno poi difficile la ricostruzione, i cui costi ammontano ad almeno 349 miliardi di dollari, che è più di 1,5 volte la dimensione dell’economia ucraina prebellica nel 2021. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha parlato addirittura di una cifra quasi doppia, ovvero di 600 miliardi. 

Insomma, l’invasione russa abbasserà il reddito pro capite dell’Ucraina, rendendola più povera: già prima del conflitto, l’Ucraina era alle prese con trend dal punto di vista economici e demografico (inteso come invecchiamento della popolazione, emigrazione e bassi tassi di natalità) negativi. 

«L’invasione russa dell’Ucraina ha innescato una delle più grandi crisi di sfollamento umano e ha messo a dura prova la vita umana ed economica del Paese», ha affermato Anna Bjerde, vicepresidente della Banca Mondiale per l’Europa e la regione dell’Asia centrale. «L’Ucraina continua ad aver bisogno di un enorme sostegno finanziario mentre la guerra infuria inutilmente».

Rischiamo la recessione globale

Le proiezioni dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e sviluppo economico) dicono che nel 2022 il Pil mondiale si fermerà a un +3%, mentre nel 2021 era cresciuto del 5,83%. Se questa è la media globale, è certo che alcune nazioni vivranno una netta recessione. 

L’inflazione in quasi tutto il mondo è stata provocata dai rallentamenti nelle forniture, determinate prima della pandemia e poi dal prezzo dell’energia. Inoltre, le prestazioni economiche dell’area-euro, il principale partner economico dei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo (EMDE), sono notevolmente peggiorate nella seconda metà del 2022.

«Rischiamo una recessione globale che, nella peggiore delle ipotesi, potrebbe far crollare il mercato immobiliare, far fallire imprese e Stati e gettare centinaia di milioni di persone nella disoccupazione e nella sofferenza», ha scritto lo storico Adam Tooze sul New York Times.  

Ma a perdere di più è la Russia

Infine, secondo il Fondo monetario internazionale, è la Russia il più grande perdente economico di questa guerra, con un rallentamento economico del 6,4% quest’anno che potrebbe raggiungere l’11% entro fine 2024. 

«È indubbio che la guerra economica scatenata dall’invasione russa dell’Ucraina faccia più male a Mosca, che non all’Europa», scrive Matteo Villa di Ispi. «Certo, tutt’altro paio di maniche sarà capire se il danno arrecato dalle sanzioni e dalla guerra all’economia russa sarà sufficiente a provocare scossoni politici interni». 

Come spiega Villa, questa è la quinta crisi economica che la Russia affronta in un quarto di secolo. Solo quella del 1998 ha generato un passaggio di consegne tra Boris Eltsin e Vladimir Putin. Chissà se questa volta si ripeterà un fatto simile.