I Fridays for Future Ucraina: serve un embargo sulle fonti fossili russe

Fridays for Future Ucraina si è unito al Social Climate Camp di Torino per ribadire la necessità di un embargo sulle fonti fossili russe

L'impatto della guerra in Ucraina sulla natura può essere devastante © manhhai/Flickr

Che natura e ambiente fossero vittime collaterali della guerra in Ucraina, era chiaro sin dall’inizio dell’invasione da parte della Russia. Ma cosa significa fare attivismo ambientale all’epoca della guerra? A spiegarlo sono quattro attiviste ucraine dei Fridays for Future che hanno preso parte al secondo meeting internazionale organizzato proprio dal movimento ambientalista. Si tratta del Climate Social Camp, in programma dal 25 al 29 luglio a Torino (il primo si era tenuto a Losanna nel 2019). 

Un aereo sparge il terribile agente Orange in Vietnam. La foto fu scattata il 15 agosto 1963
Un aereo sparge il terribile agente Orange in Vietnam. La foto fu scattata il 15 agosto 1963 © Gary Danvers Collection/Flickr

La storia insegna che le guerre hanno comportato sempre impatti molto gravi sulla natura. Ancora oggi è possibile osservare le trincee della Prima guerra mondiale, che hanno modificato gli ecosistemi sui campi di battaglia. La Seconda guerra mondiale ha avuto un impatto ben più pesante in termini di inquinamento di enormi porzioni di territorio, a cominciare dalle città di Hiroshima e Nagasaki, nelle quali furono sganciate le prime due bombe atomiche mai utilizzate in un conflitto armato. In Vietnam l’uso dell’agente Orange per disboscare il territorio ha rappresentato una catastrofe ambientale e sanitaria.

In Ucraina sono numerosi i siti pericolosi

«L’Ucraina è piena di siti pericolosi per l’ambiente, come industrie pesanti, raffinerie, oleodotti, miniere in disuso e centrali nucleari. Il rischio che una crisi ambientale si aggiunga alle terribili perdite umane è molto grande», ha dichiarato al quotidiano francese Novethic Richard Pearshouse, responsabile ambiente di Amnesty International. E poi, pozzi avvelenati, terre bruciate e altro ancora. Come si fa attivismo in un contesto di questo genere? 

Valeriia Bondarieva, studentessa di 20 anni all’università di Kharkiv e attivista di Fridays for Future, che ha preso parte all’incontro di Torino, ha fotografato le rovine e gli edifici bombardati dai russi e pubblicato le immagini sul suo account Instagram. «Ho scelto di mostrare attraverso le immagini come appare la mia città ora. E inviare così un messaggio a coloro che combattono contro i combustibili fossili, affinché continuino a fare ciò che stanno facendo, perché è davvero importante». 

«Ci vuole un embargo completo e immediato sui combustibili fossili russi. Dall’inizio dell’invasione russa il 24 febbraio 2022, l’Unione europea ha comprato da Mosca quasi 53 miliardi di euro di petrolio e gas. Guardate le foto: è così vengono impiegati quei soldi», continua Bondarieva.

È l’unica arma per far finire la guerra

La visita dei Fridays for Future Ucraina a Torino è l’occasione per Valeriia Bondarieva e le sue compagne di portare avanti la richiesta di un embargo e di una dichiarazione di emergenza climatica in Ucraina.

L’embargo proposto dai ragazzi e ragazze di Fridays for future in Ucraina è l’unica arma a disposizione dell’Unione europea per fermare immediatamente la guerra. «Mi sembra abbastanza ovvio, ma i funzionari europei continuano a rendere possibili migliaia di morti. È solo una questione di responsabilità e di azione da parte dei governi».

E ancora: «Quando è iniziata la guerra, per molto tempo ci è sembrato che tutti i nostri piani non avessero più alcun senso e l’attività stessa del movimento in Ucraina si sarebbe interrotta. E invece non è stato così».

La guerra sta uccidendo il futuro dei giovani ucraini

L’Ungheria ha bloccato l’embargo contro il petrolio russo. Germania e Italia hanno accettato di pagare il gas russo in rubli. «Mentre l’Europa si prende il suo tempo per la transizione ecologica, l’Ucraina deve prendere decisioni all’istante. La vita dovrebbe avere la priorità, essere protetta a tutti i costi. Invece con questa guerra si sta uccidendo tutto, comprese le speranze per il nostro futuro”. 

Insomma, la dipendenza da petrolio e gas fornisce un alibi e una leva economica per questa guerra. E le attiviste ucraine sono a Torino per ricordarci che abbandonare i combustibili fossili non è solo una questione energetica.