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Il credito è un diritto umano. Perché?

Qualche settimana fa Banca Etica è stata audita dalla Commissione Finanze della Camera dei Deputati. In quell’occasione Andrea Sarubbi (#opencamera) ha raccontato attraverso twitter i ...

Qualche settimana fa Banca Etica è stata audita dalla Commissione
Finanze della Camera dei Deputati.

In quell’occasione Andrea Sarubbi (#opencamera) ha raccontato
attraverso twitter i contenuti salienti dell’audizione. Aveva
scatenato la discussione il fatto che Banca Etica
riconosce nel proprio statuto il “diritto al credito”.



In questi giorni la questione è tornata sotto i riflettori grazie ad
una affermazione di Renato Pagliaro, presidente di Mediobanca, che ha
affermato “non esiste un diritto al credito, nessuno ha il dovere di
farti credito
”.

Abbiamo allora chiesto a Ugo Biggeri e Riccardo Milano di Banca Etica, di aiutarci a capire meglio il punto di vista della finanza etica!
NCIMS: Riccardo, a chi è venuta questa idea di “credito come diritto umano?
Riccardo Milano: “Credito come diritto umano” è un concetto coniato dal Premio Nobel per la Pace Muhammad Yunus, un’idea che si può inserire in quelle che Amartya Sen chiama capabilities, che permettono a uomini e donne di svolgere un ruolo attivo e propositivo nella vita quotidiana a partire dalle opportunità che gli si permette di sviluppare.
NCIMS: Un concetto affascinante, è stato ripreso anche in Italia?
Ugo Biggeri: Certo, l’idea è stata ripresa in Italia dal Manifesto della Finanza Etica, premessa alla nascita di Banca Etica nel 1998. In quel documento è fondamentale un passaggio leggiamolo insieme: “La finanza etica non discrimina tra i destinatari degli impieghi sulla base del sesso, dell’etnia o della religione e neanche sulla base del patrimonio curando perciò i diritti dei poveri e degli emarginati. Finanzia quindi attività di promozione umana, sociale ed ambientale, valutando i progetti con il duplice criterio della vitalità economica e della utilità sociale. Le garanzie sui crediti sono un’altra forma con cui i partner si assumono la responsabilità dei progetti finanziati. La finanza etica valuta, al pari delle garanzie di tipo patrimoniale, altrettanto valide quelle forme di garanzie personali, di categoria o di comunità che consentono l’accesso al credito anche alle fasce più deboli della popolazione”. Il credito come diritto umano è inserito anche nel’art 5 dello statuto di Banca popolare Etica.
NCIMS: ma in concreto cosa significa?
Riccardo Milano: Di sicuro non dobbiamo cadere nella semplificazione che “si deve dare credito a tutti perché il credito è un diritto!”. Riconoscere il “diritto al credito” significa provare a dare pari possibilità di accesso a uno strumento (il credito) che può migliorare la vita delle persone, soprattutto se questa possibilità è garantita in modo equo.
NCIMS: come si declina questo concetto in Banca Etica?
Ugo Biggeri: L’esperienza di Banca Etica ci ha portato a interpretare questo diritto attraverso due modalità:
1) accettiamo anche garanzie relazionali e non solo garanzie reali (che in ogni caso sono richieste dalla normativa …e anche dal buon senso!). Questo significa che valutiamo positivamente i legami con le reti sociali, con i servizi pubblici, con le associazioni che sono presenti su un territorio, ancor più se queste relazioni sono arricchite dal valore della mutualità.
2) non valutiamo solamente il merito di credito, ma anche facciamo anche una valutazione socio-ambientale. Il credito non è un diritto assoluto, è condizionato al bene comune.
Per concludere il “diritto al credito” non è un atto di bontà, ma di giustizia.