Intelligenza artificiale: c’è un algoritmo dietro il cartello che aumenta i prezzi degli alberghi
Quando tutte le strutture utilizzano lo stesso software, possono permettersi di aumentare i prezzi all’unisono. A discapito dei clienti
Anche quest’estate politici e testate locali hanno lanciato l’allarme. I prezzi degli alberghi sono aumentati. E quelli dei trasporti, delle spiagge, dei ristoranti, e così via. Forse non ce n’era nemmeno bisogno di questi allarmi: i consumatori se ne sono accorti da soli e, spesso, hanno rinunciato alle vacanze. Il problema infatti è che i prezzi sembravano aumentare per tutti i servizi nello stesso momento. O meglio, non sembrava, era proprio così. Perché oramai queste compagnie si affidano a un algoritmo, spesso sempre lo stesso, che decide per loro i prezzi, e li calmiera verso l’alto. L’intelligenza artificiale al servizio del monopolio dei prezzi.
Lo spiega benissimo Lina Khan, presidente della Federal Trade Commission degli Stati Uniti e specializzata nelle leggi antitrust. Anche lei parte dagli esempi degli alberghi, che creano un vero e proprio cartello monopolistico. Per poi passare alle big tech come Apple, Google, Meta, Microsoft e ai giganti dell’e-commerce come Amazon e Walmart. Tutti questi agenti, spiega, creano un vero e proprio “cartello” per cui non serve riunirsi tutti nella stessa stanza, commettendo un reato contro la libera concorrenza. Basta usare lo stesso software. Ma l’esito è lo stesso: si crea un monopolio dei prezzi. Ecco finalmente scoperta dopo un paio di secoli la mano invisibile del mercato: l’algoritmo prodotto dall’intelligenza artificiale. E questa è una mano che fa molto male.
Il cartello degli albergatori di Atlantic City
Torniamo alle vacanze, e agli alberghi, su cui si stanno concentrando molte delle cause civili e delle class action negli Stati Uniti. Il portale Popular Information ha fatto un’inchiesta sulla situazione di Atlantic City, una città inesistente che, come Las Vegas, vive di turismo kitsch, hotel, ristoranti, casinò e ludopatia. Partendo proprio da una causa federale in corso intentata l’anno scorso. In cui l’accusa sostiene che molti dei casinò-hotel – tra cui i famosi Caesars, Harrah’s, Tropicana, Borgata e Hard Rock – sono «impegnati in una cospirazione in corso per fissare, aumentare e stabilizzare i prezzi» delle camere. In quanto «forniscono alla piattaforma su base continuativa dati correnti e non pubblici sui prezzi delle camere e sull’occupazione delle stesse».
Prima gli alberghi di Atlantic City gareggiavano sui prezzi per aumentare i tassi di occupazione delle stanze. Chi manteneva prezzi più alti era indebolito dai concorrenti che offrivano camere simili a prezzi più bassi. Da quando nel 2018 questi grandi hotel-casinò si sono affidati allo stesso software, la situazione è cambiata. I documenti depositati presso i funzionari dello Stato del New Jersey rivelano che tutti gli hotel hanno aumentato significativamente le loro tariffe e hanno permesso ai tassi di occupazione di scendere. Senza per questo perdere soldi, anzi. Come vedremo ci hanno guadagnato, a discapito dei villeggianti e dei consumatori.
Il software che determina i prezzi degli alberghi
Il software utilizzato si chiama Cendyn, precedentemente noto come Rainmaker. Ma potrebbe essersi chiamato anche RealPage. Non è un caso, infatti, che entrambi – sia Cendyn sia RealPage – possano essere ricondotti alla stessa azienda. Rainmaker, appunto, che nel 2017 ha venduto il suo «software di gestione immobiliare e analisi dei dati» a RealPage, di modo che potesse «concentrarsi esclusivamente sul settore alberghiero e del gioco d’azzardo». Nel 2019 sempre Rainmaker ha venduto la sua rimanente attività di software per hotel e casinò a Cendyn. Da qui è partita la causa federale, con il dipartimento di Giustizia che ha affermato come «non fosse importante che i prezzi raccomandati da Cendyn non fossero vincolanti». Perché «cospirare per fissare il punto di partenza dei prezzi è illegale, indipendentemente dai prezzi che i concorrenti alla fine applicano».
La strategia del software unico ha funzionato eccome. Nella sola Atlantic City si è certificato un aumento complessivo delle entrate «dalle camere» da 495 milioni di dollari nel 2017 a 698 milioni nel 2022. Sempre nello stesso periodo, la tariffa media dei prezzi delle camere è aumentata da 108 dollari a 188 dollari a notte. E questo ha portato a un aumento dei guadagni anche se i tassi di occupazione delle stesse camere sono diminuiti dall’87% del 2017 al 73% del 2022. La strategia ha potuto funzionare, appunto, solo perché tutti gli hotel-casinò si sono affidati allo stesso software e hanno aumentato i prezzi simultaneamente. Un vero e proprio monopolio.
Il monopolio dell’intelligenza artificiale come fase suprema del capitalismo
Ma il caso va ben oltre Atlantic City. Una class action intentata negli Stati Uniti all’inizio dell’anno punta il dito su un software chiamato Smith Travel Research (STR), di proprietà di CoStar. Questo sarebbe usato dagli hotel di lusso come Hilton, Hyatt, Intercontinental e Marriott che operano nelle principali città americane.
E va ben oltre gli Stati Uniti. Come abbiamo visto, la stessa cosa da qualche anno accade dappertutto. Anche in Italia. Dove le strutture ricettive utilizzano tutte lo stesso software per creare un vero e proprio cartello che permette loro di guadagnare con l’aumento dei prezzi delle camere, anche a discapito dell’occupazione delle stesse. Andare in vacanza è già difficile: grazie all’uso privato dell’intelligenza artificiale, tra poco sarà impossibile.