La rete di Ong e think tank che aiutano la schedatura di massa in Europa
NATO e Ue stanno lavorando a un piano di gestione centralizzata dei dati personali. Motivo addotto: bloccare le ingerenze e la disinformazione made in Russia
Lo scorso luglio la pubblicazione sui social media di un video che mostrava Alexandre Benalla, membro del servizio d’ordine di En marche! divenuto capo della sicurezza di Macron, picchiare selvaggiamente un dimostrante durante le manifestazioni del primo maggio a Parigi, ha dato origine ad uno scandalo con ovvie ripercussioni sul presidente francese.
https://www.facebook.com/brutofficiel/videos/la-vid%C3%A9o-o%C3%B9-alexandre-benalla-collaborateur-demmanuel-macron-sen-prend-violemmen/2081880962061540/
Le proteste sui social, occasione per gridare all’ingerenza straniera
Macron, in caduta libera nei sondaggi, non aveva proprio bisogno di scoprirsi protettore di un picchiatore di cittadini inermi. Facebook e Twitter sono naturalmente serviti da piattaforma per decine di migliaia di soggetti ferocemente critici verso la presidenza.
Visto che meno del 40% dei francesi ha un giudizio positivo su Macron, non era poi cosi sorprendente che la stragrande maggioranza dei posts pubblicati dai social lo attaccasse. Ma ecco che, ad agosto, la “ONG” denominata EU DisinfLab, basata a Bruxelles, annuncia i risultati di una propria inchiesta sui 11 milioni di messaggi scritti e/o rilanciati da 214.000 utenti Twitter riguardo il caso Benalla.
Grazie agli strumenti di ricerca a pagamento messi a disposizione da Twitter e mediante criteri di analisi e selezione assolutamente generici ed arbitrari – tipo il numero di retweets negativi su Macron per ciascuno dei soggetti individuati e le informazioni dei profili utente – EU DisinfoLab catalogava gli utenti in 4 grandi categorie:
- “destra ed estrema destra”;
- “sinistra” (France Insoumise);
- “comunità mediatica”
- “comunità di utenti singoli” che aveva contribuito ad amplificare i messaggi anti-Macron.
Nulla di sorprendente, direte voi, visto che oltre il 60% di francesi in ogni caso disapprova il presidente. Ma, visto l’enorme numero di messaggi intercettati, il responsabile della “ONG” belga, Nicolas Vanderbiest, si affrettava a dichiarare che il tutto non poteva che essere stato organizzato da una entità “esterna” alla Francia che avrebbe “dopato” gli interventi sui social.
Alla fine, EU DisinfoLab affermerà di aver schedato 55.000 utenze Twitter in relazione al caso Benalla, rendendone pubblica la lista. Una schedatura di massa che ha originato un’azione legale in Francia contro i suoi responsabili.
Chi c’è dietro DisinfoLab (e chi la finanzia)
Ma chi è e chi rappresenta la falsa ONG EU DisinfoLab? Dati alla mano, EU DisinfoLab è di proprietà della società di crisis management Saper Vedere, sempre basata a Bruxelles e registrata allo stesso tempo della “ONG” a dicembre del 2017.
Entrambe risultano iscritte al registro dei lobbysti accreditati presso il Parlamento europeo. Prima ancora di essere riconosciuta legalmente, EU DisinfoLab aveva pubblicato un dossier relativo alla campagna presidenziale francese, in cui ne denunciava, senza portare alcuna prova, l’interferenza russa attraverso i social media, con la complicità di Wikileaks. In seguito questa montatura venne smentita da alcuni media USA.
Nel gennaio 2018, 45 giorni dopo la sua registrazione, EU DisinfoLab riceve un contributo di 125.000 USD proprio da Twitter, per incoraggiare la “lotta alla disinformazione” a seguito delle “manipolazoni avvenute durante la campagna elettorale USA del 2016” da parte russa.
La Open Society segue a ruota, con un finanziamento di 25.000 USD per investigare le interferenze russe nelle elezioni politiche italiane del maggio 2018.
L’allarme di un “ecosistema russo per le fake news”
In un rapporto di 11 pagine pubblicato il 17 maggio, EU DisinfoLab denuncia l’azione di “un ecosistema russo” nel diffondere notizie false durante la campagna elettorale. Ancora una volta, nessuna prova viene portata a conferma di simile affermazione.
Da notare che, in seguito, giornali e televisioni italiane rilanceranno periodicamente l’influenza di bots e trolls putiniani nel determinare il risultato elettorale ed accusare il presidente Mattarella di voler ostacolare la formazione e le azioni del nuovo governo. La lista degli associati della “ONG” bruxelloise serve a dissolvere gli ultimi dubbi sulla sua ragion d’essere. Questa comprende:
- Atlantic Council (think-tank della NATO);
- EuvsDisinfo – sito web ufficiale dell’UE che dovrebbe rispondere alla disinformazione russa, propagata principalmente dai media Russia Today (RT) e Sputnik- e di cui il parlamento olandese ha recentemente chiesto la chiusura;
- il Servizio Affari esteri dell’UE (Commissaria: Federica Mogherini);
- il think-tank ceco European Values – che definisce il presidente Milos Zeman “il cavallo di Troia russo” nell’UE;
- l’ultimo nato tra i think-tank pro-NATO a Bruxelles: Defending Democracy, fondato da Politico.eu, la joint-venture tra il sito Politico.com (USA) e l’editore tedesco Axel Springer con la missione di contrastare “la guerra ibrida” condotta dalla Russia.
La voce indiretta delle lobby industriali
Politico.eu, lanciato nel 2015 con un budget faraonico ed una redazione di 60 giornalisti piazzati in un lussuoso palazzo di Rue de La Loi, nel distretto europeo di Bruxelles, è rapidamente diventato l’opinion maker privilegiato e la principale fonte indiretta delle lobby industriali e finanziarie nella bolla decisionale dell’UE.
Vantando 80.000 abbonati e dichiarando una perdita di 5.5 milioni di Euro su un fatturato di 12 milioni nel 2017, il sito europeo è implacabile nella denuncia dei “sovranisti” italiani, nell’opposizione a Trump ed al crescente peso economico della Cina negli affari europei. Politico.eu è ferocemente russofobo, oltre a costituire un pilastro nel propagandare la strategia di riarmo ed espansione NATO, l’avanzata dell’apartheid in Israele, la guerra economica e militare all’Iran ed alla Siria di Assad.
Il partenariato di Defending Democracy è il sigillo che definisce l’identità e la missione di EU DisinfoLab, ennesimo strumento messo in campo dalla NATO e dall’UE nella lotta alla pretesa disinformazione russa, attraverso la fabbricazione e diffusione di notizie false.
Censura e schedatura
Ma fatto molto più preoccupante, e finora largamente ignorato, la schedatura di 55.000 utenze Twitter da parte della finta ONG non è altro che un piccolo anticipo di quanto i governi nazionali e l’UE si apprestano a mettere in piedi in tempo per le prossime elezioni europee. Da una parte, condurre iniziative per censurare le opinioni dissenzienti espresse attraverso i social media. Dall’altra, centralizzare la schedatura di dati personali – a partire da quelli biometrici: spese bancarie, viaggi, opinioni politiche e religiose dei 500 milioni di cittadini UE.
Si renderà obbligatorio raccogliere le impronte digitali anche dei ragazzi al di sopra dei 12 anni d’età mentre per i più piccoli saranno i singoli governi a decidere. Il tutto con il pretesto di contrastare le nefaste influenze russe e garantire la sicurezza interna ed esterna dell’UE.
Queste sono proposte pubblicate nei documenti della Commissione in preparazione del prossimo budget europeo 2021-2027. Da parte sua, il Consiglio ha già fatto sapere che manterrà segrete le discussioni che avverranno in quella sede sul budget. Per ora, alcun giornalista e politico europeo sembra aver veramente letto quelle che sono delle vere e proprie dichiarazioni di guerra alla libertà di espressione ed al diritto alla riservatezza dei dati personali. In violazione dei diritti fondamentali dei cittadini UE.