Migranti dalla Nigeria in Europa? Colpa di Eni e Shell
Un'analisi indipendente rivela: il contratto stipulato dalle due compagnie petrolifere per il megagiacimento Opl245 priva il Paese africano di almeno 6 miliardi di dollari
I termini contrattuali per la licenza del mega giacimento petrolifero OPL245 sarebbero nettamente a svantaggio del governo nigeriano, tanto da potergli causare una perdita di almeno 6 miliardi di dollari. Questa, in estrema sintesi, è la conclusione a cui sono giunti gli esperti della società canadese Resources for Development Consulting (RDC).
A loro, forti di un’esperienza ultra-decennale nel settore estrattivo, è stata commissionata un’analisi indipendente sull’affare OPL 245 da parte delle Ong Re:Common (Italia), HEDA (Nigeria), Global Witness e The Corner House (Regno Unito), da oltre un lustro impegnate nel denunciare le presunte pratiche corruttive alla base dell’intera vicenda.
Alla Nigeria solo il 41% dei proventi del greggio (il FMI raccomanda almeno il 65%)
L’analisi, presentata a Lagos in una conferenza stampa, ha permesso di scoprire che quanto proposto dalla Shell nel 2003 per il controllo della licenza avrebbe garantito alla Nigeria una stima di almeno 4,5 miliardi di dollari in più per tutta la durata del progetto rispetto a quanto poi stabilito ufficialmente nel 2011, quando sono state incluse delle modifiche significative alle condizioni fiscali che regolano la produzione petrolifera.
In base alle clausole contrattuali del 2011 le entrate del governo nigeriano previste per il blocco OPL 245 sarebbero addirittura decurtate di 5,86 miliardi di dollari per la durata del progetto rispetto alle condizioni concesse alla società Malabu Oil & Gas nel 2006 per la stessa licenza, il tutto ipotizzando un prezzo del petrolio di 70 dollari al barile.
Val la pena rimarcare che il Fondo monetario internazionale raccomanda che i paesi produttori di petrolio ricevano dal 65 all’85 per cento dei proventi petroliferi, mentre il resto può andare alle compagnie multinazionali. L’attuale accordo OPL 245 dovrebbe far sì che la Nigeria abbia garantito solo il 41 per cento.
Miliardi sottratti a sanità e scuola
«Queste compagnie e i funzionari nigeriani hanno siglato un accordo che priva la Nigeria dei soldi di cui ha un disperato bisogno per costruire scuole e pagare i medici» ha dichiarato Olanrewaju Suraju dell’organizzazione nigeriana HEDA. «Il presidente Buhari dovrebbe rigettare qualsiasi accordo che lasci la licenza petrolifera OPL 245 a queste compagnie».
Si calcola, infatti, che la prevista perdita di entrate potrebbe finanziare due volte i bilanci federali annuali combinati della Nigeria per la sanità e l’istruzione.
Secondo Antonio Tricarico di Re:Common, presente alla conferenza stampa in Nigeria, «il governo italiano sta scoraggiando i migranti nigeriani che cercano di raggiungere l’Italia sostenendo che li aiuterà in patria, ma la più grande multinazionale italiana, in parte di proprietà dello Stato, è accusata di privare il popolo nigeriano di miliardi di dollari. Lo scandalo OPL 245 sembra dimostrare che i funzionari italiani non aiutano i più poveri, ma ne traggono profitto».
Al momento, Shell ed Eni stanno affrontando le accuse di corruzione sull’affare OPL 245 in uno storico processo in corso a Milano.
Eni e Shell respingono le accuse
Shell non ha commentato i punti specifici sottoposti alla società in merito allo studio di RDC, contestando la metodologia usata per la stesura del rapporto e ha sostenuto che sono state fatte assunzioni fattuali errate, ma non ha specificato alcun errore in particolare.
Eni ha respinto «qualsiasi accusa di irregolarità o di aver commesso atti impropri». La compagnia ha affermato che, alla luce del loro processo in corso, sarebbe «inappropriato per noi commentare tali circostanze al di fuori di un’aula di tribunale», limitandosi a dire che «i presupposti tecnici e contrattuali adottati come base per l’analisi sembrano essere parziali e imprecisi, se non fuorvianti».
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Ma le due corporation sapevano…
In base a documenti ed email menzionate in un articolo apparso oggi sul Fatto Quotidiano, le due oil major erano consapevoli che il tipo di contratto siglato con la Nigeria «superava il concetto di Product Sharing Contract», ovvero il tipo di contratto con cui le società dividono i proventi del petrolio con il governo locale, ma si indirizzava verso un altro tipo di accordo.
Qualcosa che, come riporta una lettera fatta recapitare il 1 aprile 2011 dal capo del dipartimento delle risorse petrolifere all’allora ministro della giustizia Mohamed Adoke, era «di grave pregiudizio per gli interessi del governo federale» – missiva citata dal Fatto Quotidiano. Ma i vertici dell’esecutivo nigeriano non tennero in alcun conto questo grido d’allarme e di lì a pochi giorni firmarono l’intesa per la cessione del blocco OPL 245.