Il Mondiale per Club 2025 tra il “king” Trump e il “caudillo” Infantino
Il Mondiale per Club 2025 vuole trasformare il calcio. Ma la resistenza, a partire dai tifosi, può avere enormi ripercussioni politiche
«Nessuno allo stadio, nessuno alla partita», cantavano Elio e le storie tese in previsione dei Mondiali di Usa 94. Trent’anni fa sembrava assurdo disputare i Mondiali in un Paese dove il calcio era considerato uno sport minore. Per non dire inutile e noioso. I numeri diedero torto a tutti. E i Mondiali di Usa 94 segnarono il record di spettatori sugli spalti. Trent’anni dopo il movimento calcistico a stelle e strisce è esploso.
La Major League Soccer è uno dei campionati più seguiti al mondo, e gli Stati Uniti hanno fatto investimenti massicci per ospitare il Mondiale per Club 2025 e i Mondiali di calcio maschile 2026. Solo che, paradossalmente, proprio adesso che si sta giocando il Mondiale per Club 2025, gli stadi sono davvero vuoti.
Negli Stati Uniti di Donald Trump la gente ha paura di uscire di casa
Le ragioni sono chiare e evidenti, tanto che se ne è accorto pure il New York Times. Negli Stati Uniti di Donald Trump la gente ha paura. Ha paura di uscire di casa, di andare a fare la spesa, di andare a prendere i figli a scuola e di essere arrestata arbitrariamente dalle milizie dell’Ice (United States Immigration and Customs Enforcement) e poi deportata. Figuriamoci se ha voglia di andare allo stadio.
E così, i biglietti del Mondiale per Club 2025 che qualche mese fa costavano anche due o trecento dollari sono in saldo a tre o quattro dollari. Ma non basta. Ai pochi tifosi è chiesto di ammassarsi in determinate zone dello stadio. Le telecamere hanno l’ordine di non inquadrare gli spalti vuoti. La Fifa trema anche in vista dei Mondiali di calcio maschile del 2026. È la fine del calcio a stelle e strisce?
Mondiale per Club 2025: il “king” Trump e il “caudillo” Infantino
Il Mondiale per Club 2025 è l’ennesima manifestazione assurda e senza senso costruita per intasare il già eccessivo calendario calcistico. Sono 32 squadre da 20 Paesi che giocano 63 partite in 12 stadi di 11 città dal 14 giugno al 13 luglio, l’unico momento libero dell’ora ininterrotto calendario calcistico internazionale. Ma il baraccone da un punto di vista economico e finanziario si è già rivelato un flop.
Nelle previsioni di bilancio la Fifa ha messo ricavi provenienti dal Mondiale per Club 2025 per 2 miliardi di dollari. Di cui il 75% da diritti tv (esclusiva mondiale di Dazn) e dal marketing. Fino a pochi mesi prevedeva introiti per almeno 4-5 miliardi. A questo va aggiunto che gli incassi del matchday (biglietti e indotto da stadio) come visto saranno pochissimi.
Il calcio però va ben oltre il rettangolo di gioco. E l’invasione degli ultracorpi calcistici negli Stati Uniti ha ragioni politiche. Delle relazioni pericolose tra il “king” Donald Trump e il “caudillo” Gianni Infantino abbiamo già scritto più volte su Valori. Così come della valenza politica di disputare i Mondiali in Russia nel 2018, in Qatar nel 2022, negli Stati Uniti nel 2026 (anche se in coabitazione con Canada e Messico). E infine, dopo la necessaria (per regolamento) parentesi euro-afro-sudamericana del 2030, in Arabia Saudita nel 2034.
Infantino come Caligola
La scellerata scelta politica della Fifa di Gianni Infantino di Paesi con poco e nessun rispetto per i diritti umani va nella direzione di trasformare il calcio in un prodotto sempre più elitario e sempre più scollegato dalle masse. Per questo gli spalti vuoti al Mondiale per Club 2025 non gli fanno paura. Anzi.
«Come per la Coppa del Mondo per nazionali in Uruguay nel 1930, questo è un torneo storico per il calcio per club», ha detto Infantino, volendo paragonare questa assurda competizione al Mondiale per Nazionali. Ma il delirio di onnipotenza del “caudillo” non finisce qui. Se è vero che sulla coppa che sarà consegnata alla squadra vincitrice della competizione c’è un’incisione che recita: «Siamo testimoni di una nuova era. L’era d’oro del calcio per club: l’era del Mondiale per Club Fifa. Il culmine di tutte le competizioni per club. Ispirato dal presidente della Fifa, Gianni Infantino». Nemmeno Caligola era così intossicato dal suo stesso potere.
Camminare per strada con le scarpe da calcio
È vero che il pallone sta esplorando nuove frontiere, sempre più lontane dal rettangolo verde. Come abbiamo visto dall’ultimo report Uefa, per la prima volta nello scorso anno i ricavi commerciali del calcio hanno superato quelli provenienti dai diritti tv. Il calcio si appresta a diventare un prodotto che conquista i cuori e le menti delle persone senza che queste debbano vedere le partite. Una dimostrazione arriva dal fatto che, secondo un articolo di Business of fashion, la nuova frontiera della moda in fatto di sneakers è la loro versione calcistica.
Come riporta la rivista, infatti, celebrità varie già si presentano agli eventi indossando scomodissime scarpette con i tacchetti. Molto più cool delle solite scarpe da basket. O di quelle da corsa o da trekking, già passate di moda, ci dicono gli esperti. E i grandi marchi, sia dell’abbigliamento sportivo sia dell’alta moda, stanno lanciando altrettanto scomodi scarpini da calcio da indossare tutti i giorni. E chi le ha mai indossate sa che, a questo punto, riempirsi le scarpe che già abbiamo a casa di chiodi farebbe lo stesso effetto.
Mondiale per Club 2025: il pallone come terreno di conflitto
Ma il calcio resta sempre anche un terreno di conflitto. Lo è stato in Argentina nel 1978, quando la decisione di ospitare i Mondiali per la gloria del sanguinario regime fascista si rivelò un contraccolpo che portò alla fine della dittatura. E lo è stato anche per il Qatar. Mai come nei giorni della competizione si sono accesi così tanto i riflettori sulla mancato rispetto dei diritti umani da parte dell’emirato.
È proprio a partire dall’organizzazione dei Mondiali di calcio maschile 2026 negli Stati Uniti che Amnesty International può pubblicare questa settimana un durissimo report in cui racconta come nel Paese di Donald Trump «siano sempre più sotto attacco i diritti umani e libertà civili». Come se parlasse della Russia, del Qatar o dell’Arabia Saudita, per restare ai Paesi organizzatori degli ultimi Mondiali Fifa.
Ovunque si legge «Fuck Ice» e «Abolish Ice»
E non è finita qui. Se gli spalti del Mondiale per Club 2025 sono vuoti, in prima fila a protestare contro il “king” Trump, tra marce e rivolte che incendiano gli Stati Uniti, ci sono proprio i tifosi della Major League Soccer. In questi giorni, soprattutto in California, i tifosi si sono slegati dai rapporti commerciali con i loro club e hanno riempito gli stadi con cori e striscioni. Ovunque si legge «Fuck Ice» e «Abolish Ice».
Altri tifosi stanno invece organizzando proteste e boicottaggi per il Mondiale per Club 2025. E già ne hanno annunciati in vista dei Mondiali di calcio maschile del 2026. Il “king” Trump e il “caudillo” Infantino sono avvisati, da Los Angeles al resto del mondo in molti sono pronti a prenderli a calci. E non necessariamente indossando quelle scomodissime scarpe coi tacchetti che adesso si vorrebbe che andassero di moda.
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