La moda incontra l’arte nel segno della sostenibilità
A Firenze, un gruppo di ragazzi ha unito la passione per la moda con quella per l'arte. Creando giacche personalizzate e di seconda mano
Firenze è un museo a cielo aperto. Camminare per le sue strade, anche quelle meno turistiche, significa imbattersi in palazzi rinascimentali, sculture famose, opere architettoniche studiate sui libri, musei conosciuti in tutto il mondo, luoghi di grandi scrittori. È una delle città italiane più famose all’estero, una delle più amate, per la cucina, per la storia, per l’arte e la cultura.
Pensare a Firenze, per molti, significa anche pensare alla moda. Qui sono infatti nati e cresciuti moltissimi marchi diventati famosi in tutto il mondo. Alcuni sono rimasti in questa terra, altri sono andati altrove. Solo per citarne alcuni: Gucci, Ermanno Scervino, Salvatore Ferragamo, Emilio Pucci, Roberto Cavalli.
Non mi sono quindi stupita quando mi hanno segnalato la realtà di cui parleremo oggi. Una realtà toscana, giovane, che dalla passione per l’arte e per la moda ha saputo creare un prodotto nuovo, innovativo e interessante. Aggiungendo una componente importantissima, soprattutto quando si parla di filiera fashion, vale a dire la sostenibilità.
Un’idea nata per gioco
Narvalo, questo il nome del brand, nasce in un momento storico difficile. Durante il periodo della pandemia, Oleg Dell’Amore, appassionato di lavori manuali, riceve in regalo una giacca di denim chiara, bella ma anonima, e decide di personalizzarla a modo suo, ovvero applicando sul retro la stampa di un’opera d’arte. Ecco l’idea che nasce, più per gioco che per altro: perché non creare giacche di jeans personalizzate?
Alla passione subentrano la curiosità e l’impegno. Oleg inizia a studiare la filiera di produzione: da quali prodotti partire, come recuperare e produrre le stampe, come rientrare in costi sostenibili. Non serve molto per capire che la strada giusta è lavorare sull’usato, ovvero sulla reinvenzione di qualcosa di già esistente, riutilizzabile e di qualità che, con un intervento creativo, può avere una nuova vita sul mercato.
Dalla teoria alla pratica non passa molto tempo. Oleg inizia a spargere la voce e a vendere le sue giacche personalizzate agli amici. Poi decide di postare la foto della sua creazione su Instagram e continuare a farlo con le giacche che mano a mano decide di lavorare. Grazie ad alcuni post sponsorizzati, i clienti arrivano e crescono. Una grande soddisfazione, ma anche – in quel preciso momento – un ostacolo: Oleg è solo, non ha soci, e la domanda è troppo alta rispetto all’offerta che può proporre in quel periodo. L’attività si ferma, ma solo per il tempo di una profonda riflessione.
Un progetto che cresce
Il progetto, pensa Oleg, può essere qualcosa di meglio di un personal business.Per questo inizia a parlare con amici e conoscenti, a spargere la voce, a cercare persone che siano interessate a collaborare e che credano in quell’idea che ha bisogno di fare un salto di crescita. È a questo punto che entrano in gioco altre tre persone: Luca Di Giuseppe, Renis Maliquati e Laura Franco. Sono quattro ragazzi giovanissimi, provenienti da background molto diversi ma con una visione comune e passioni che si incrociano. Il gruppo è formato, i cervelli si quadruplicano, raffinano le parti più franose e traballanti del progetto, creano un e-commerce, fondamentale per il passo successivo. Nel gennaio 2023 nasce il brand Narvalo.
Perché proprio questo nome? L’ho chiesto a Oleg Dell’Amore e Luca di Giuseppe:
«Narvalo era il nome di un vecchio progetto», mi raccontano, «ci piace che sia un cetaceo e che sia un animale timido. È interessante pensare che i marinai, fino a una certa epoca, trovavano di questo animale solo i corni che arrivavano sulle spiagge dal mare, galleggiando. Inizialmente non c’erano attribuzioni specifiche e da questi ritrovamenti è nata tutta la letteratura fantasy legata agli unicorni. Mi piaceva l’idea che dal ritrovamento di un pezzo di qualcosa potesse nascere qualcosa di mitologico, qualcosa su cui la fantasia ha creato un mondo».
Oggi il 70% dei clienti arriva dal sito e chiede al brand di creare un capo specifico. Il restante 30% invece possiede già una giacca che vorrebbe personalizzare.
Quali sono i passaggi della creazione di Narvalo?
Come prima cosa, il team seleziona le giacche nei negozi di seconda mano o vintage. Valuta la qualità e la tenuta, ma soprattutto lo stato del denim. Il secondo step è forse quello più delicato, perché riguarda il lavaggio con specifici saponi a basso impatto ambientale, che ne mostrano la resistenza. Arriva poi il momento della “brandizzazione” della giacca e subito a seguire la customizzazione: il cliente sceglie l’opera d’arte che, tramite l’attività sartoriale, sarà applicata sul retro della giacca.
Narvalo dà spazio a piccole realtà della zona per far crescere l’economia locale. Anche questa attenzione sarebbe poco vantaggiosa se analizzata esclusivamente dal punto di vista economico, visto che delocalizzare sarebbe stato più conveniente. I ragazzi di Narvalo hanno però priorità diverse rispetto al basso costo e per questo si appoggiano ad esempio a un piccolo stand di piazza San Lorenzo, che si occupa di stampe per tappezzerie. Infine l’ultimo passaggio, quello della spedizione al cliente.
Oggi Narvalo non è l’attività principale di questi ragazzi, ma sperano che presto possa diventarlo. Di recente hanno per esempio partecipato a un bando e sono stati selezionati per un percorso di incubazione all’Università di Firenze con la finalità di perfezionare l’idea originaria, limare le parti meno solide e studiare meglio la spendibilità sul mercato con un team di professionisti dedicati, con cui sarà possibile dare al progetto una struttura più forte.
Qual è il sogno per il futuro di Narvalo? Il fondatore Oleg Dell’Amore mi ha risposto così:
«Il mondo in cui viviamo è in continuo cambiamento. A mio parere, ci troviamo di fronte a un bivio. Da una parte, vi sono le ingenti conseguenze dell’agire umano sulla situazione climatica; dall’altra si configura la possibilità di un cambio di rotta su questo tema mediante una maggiore consapevolezza e responsabilità sulle conseguenze delle nostre azioni. Tali azioni volte alla cura dell’ambiente si rifletterebbero inevitabilmente in scelte politiche, economiche e sociali.
Vorrei che Narvalo diventasse un punto di snodo nel quale il cliente rifletta la scelta di un acquisto sostenibile in una scelta politica, in linea con un’idea di futuro che abbiamo la libertà di immaginare. Penso che il futuro sia nebuloso per tutti e tutte, soprattutto per i giovani di oggi. Ma vorrei che la speranza non fosse qualcosa di intangibile, bensì un qui e ora che riguarda tutti noi».
La storia di Narvalo è stata raccontata in Storie dal futuro, la newsletter dedicata al racconto e al ritratto dei protagonisti del cambiamento che Valori.it invia ogni due lunedì. Se vuoi riceverla iscriviti alla newsletter.