Quali sono le vere ragioni del prezzo record dell’oro

Il prezzo dell'oro ha raggiunto un nuovo record, superando i 2.600 dollari l'oncia. Potrebbe essere l'ennesima speculazione ben costruita

Il prezzo dell'oro ha toccato un nuovo record © style-photography/iStockphoto

Provo a raccontare una storia che racconta con chiarezza un mondo decisamente strano. Il prezzo dell’oro ha raggiunto un nuovo record, arrivando a superare i 2.600 dollari l’oncia, con una crescita impressionante da inizio 2024, quando non arrivava a 2.000 dollari. La stranezza di questa impennata, al di là della rapidità e dell’entità, è rappresentata dal fatto che si abbina ai record degli indici di Borsa. In genere l’oro, essendo considerato un bene rifugio, cresce molto quando è in corso una crisi finanziaria e le risorse fuggono dalle Borse. La situazione attuale è invece del tutto diversa: l’oro è salito e continua a salire mentre le Borse toccano, al di là di una volatilità assai limitata, costanti record.

Il ruolo della speculazione finanziaria

Secondo alcuni osservatori, tuttavia, questo rialzo può avere varie giustificazioni “razionali”. Si tratterebbe di una corsa determinata da tensioni geopolitiche che, in maniera alquanto singolare, non paiono però sfiorare le Borse. Dalla possibile debolezza del dollaro in previsione di eventuali tagli dei tassi d’interesse che, in realtà, non ci sono stati per tutto il periodo del decollo del prezzo dell’oro. E da varie paure sapientemente alimentate in giro per il mondo, riconducibili agli acquisti di oro da parte di alcune banche centrali, a cominciare da quella cinese. Anche in quest’ultimo caso, in verità, gli acquisti sono stati decisamente più contenuti rispetto all’impennata di prezzi. Simili acquisti, peraltro, sono stati interpretati in una prospettiva decisamente futuribile come l’espressione della volontà cinese di abbandonare il dollaro, con conseguenti rischi di svalutazione del biglietto verde, ad oggi decisamente lontani.

Allora, è molto probabile che ci troviamo di nuovo di fronte all’ennesima speculazione ben costruita. Il prezzo dell’oro corre perché la finanza derivata sta scommettendo a piene mani su continui rialzi. Dietro questi strumenti della finanza artificiale si pongono grandi fondi che hanno bisogno di prezzi alti per rendere particolarmente attrattivi i loro prodotti, soprattutto gli Etf (exchange traded funds), verso cui indirizzare il risparmio gestito. Una dinamica favorita dall’esistenza di varie tipologie di Etf che replicano il prezzo dell’oro con moltiplicatori significativi.

Chi guadagna dal prezzo record dell’oro

È altrettanto naturale, in questo mondo dominato dalle scommesse finanziarie, che l’aumento record del prezzo dell’oro faccia correre anche il prezzo delle azioni delle società che possiedono oro. Ma di chi sono queste società? Le prime due per capacità “produttiva”, Barrick Gold e Newmont Mining, vedono la presenza dominante di Vanguard, Black Rock e State Street, che convivono con il colosso dell’oro Van Eck Associates e possiedono, insieme, circa il 20% dell’azionariato. Gli stessi fondi compaiono anche in Kinross Gold. In pratica, un terzo della produzione mondiale di oro è controllata dalle big Three insieme a Van Eck.

È chiaro che, con questa forza, i tre fondi possono determinare i prezzi su cui scommettono e vincere sempre. Naturalmente puntando sulla costante necessità di beni rifugio, indotta – come ricordato – dalle paure, vere e costruite. Vale la pena ricordare, a tal proposito, che uno dei dati utilizzati per far salire i prezzi dell’oro è costituito dal continuo riferimento alla riduzione delle spese, da parte delle società estrattrici, indirizzate alla ricerca e alla “coltivazione” auree. Un fenomeno questo con cui sostenere l’idea, certo funzionale ai prezzi alti, che l’oro sia sempre più raro.

Una simile corsa verso il metallo pregiato ha certamente importanti ricadute nel caso italiano, dal momento che già esiste una forte tendenza dei risparmiatori ad acquistare oro, “l’investimento” preferito delle famiglie del nostro Paese. Con un ulteriore elemento rilevante: gli acquisti di oro “retail” si stanno spostando dai lingotti e dalle monete verso gli Etf, spesso emessi da società di diritto irlandese, con chiari benefici fiscali, riconducibili all’universo dei grandi gestori. Peraltro, le nuove regole fiscali introdotte dal governo Meloni sembrano rivolte a rendere più onerose le plusvalenze sui lingotti privi di certificato rispetto agli Etf sull’oro. In fondo, tutto comincia e finisce lì.


Alessandro Volpi sarà ospite di FestiValori il 18 e 19 ottobre a Modena.