Le conseguenze della pandemia su fame e povertà in Italia
Povertà e disuguaglianze crescono in Italia, secondo la fotografia scattata dall'Istat. La crisi pagata, come sempre, dai più vulnerabili
Nel 2020, l’Italia ha toccato il picco massimo di persone in stato di povertà assoluta degli ultimi 15 anni. La soglia è definita dall’Istat come «il valore monetario, a prezzi correnti, del paniere di beni e servizi considerati essenziali per ciascuna famiglia». Un nucleo è dunque assolutamente povero se ha una spesa inferiore a questo livello. Non avendo accesso ad uno standard di vita accettabile.
Nel 2021 lievi miglioramenti ma senza un completo recupero
Nel primo anno di pandemia, la percentuale di famiglie in tale condizione era aumentata dal 6,4% al 7,7%. Si tratta di 5 milioni e 600mila individui. Non stupisce che l’incidenza del fenomeno sia maggiore nel Mezzogiorno e nelle famiglie in cui la persona “di riferimento” è in cerca di occupazione.
Le stime per l’anno 2021 confermano quelle precedenti, con un pari numero di individui in questo status, equivalenti al 7,5% delle famiglie. L’incidenza sarebbe più bassa, se non fosse per l’inflazione registrata nel corso dell’anno, quantificabile con un aumento dei prezzi quasi del 2%.
Queste cifre si collocano infatti in un quadro di ripresa economica. Il prodotto interno lordo è cresciuto del 6,6% rispetto all’anno precedente e i consumi aumentati del 4,7%, sebbene risultino ancora del 4,7% inferiori rispetto al 2019. Considerando la risalita dei prezzi al consumo, la crescita in termini reali rispetto al 2020 si attesta solo al 2,8%.
Cresce la povertà e crescono le disuguaglianze
Valeria de Martino e Federico Di Leo, curatori del report Istat sulla povertà in epoca di pandemia del 2020, pongono l’accento su un dato aggiuntivo. La spesa media delle famiglie povere è inferiore alla linea di povertà di un valore minore rispetto agli anni precedenti, poiché anche questa si è abbassata. I motivi sono molteplici. Da un lato la riduzione dei consumi del 2020 dovuta alle misure di contenimento della pandemia. Dall’altro gli strumenti di sostegno economico (reddito di cittadinanza, reddito di emergenza, estensione della Cassa integrazione guadagni, ecc.).
Le disuguaglianze appaiono dunque in aumento anche rispetto alla ripresa dei consumi nel 2021. Nel 2021, la spesa del quinto di famiglie meno ricche è aumentata dell’1,7%. Quella dello stesso numero di famiglie, tra le più abbienti, ha registrato un incremento del 6.2%. Anche l’aumento dei prezzi ha gravato maggiormente sulle persone in condizioni economiche svantaggiate.
“La fame non raccontata”
Per completare il quadro, è utile osservare la dinamica della povertà alimentare. Come riporta Actionaid nella pubblicazione “La fame non raccontata”, il 2020 ha visto un incremento del 27,3% delle richieste di aiuti alimentari da parte delle famiglie in difficoltà, con più di due milioni e mezzo di persone che hanno usufruito del programma europeo FEAD, il Fondo di aiuti europei agli indigenti.
Senza contare chi ha beneficiato di altre misure come buoni acquisto o delle numerose raccolte alimentari organizzate durante il lockdown. Le associazioni di beneficenza hanno rivestito un ruolo fondamentale in questo periodo.
Il libro “The Rise of Food Charity in Europe” ne evidenzia la centralità, in particolare a partire dalla crisi del 2008. Sabrina Arcuri e Francesca Galli, ricercatrici su cibo, agricoltura e ambiente, e Gianluca Brunori, professore ordinario di Politiche alimentari presso l’università di Pisa, hanno redatto un capitolo dedicato all’Italia. Il livello di povertà alimentare, al momento della pubblicazione del testo, non era ancora tornato ai livelli pre-crisi. Si può facilmente immaginare quale sia stato, successivamente, l’ulteriore impatto dei licenziamenti e della cassa integrazione causati dalla pandemia. C’è da chiedersi quanto tempo occorrerà aspettare per tornare ad un calo sostanziale dei livelli di povertà.