Il giro d’affari della Cop29 ruota tutto attorno al presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev
In modo più o meno diretto, c’è la famiglia del presidente azero Ilham Aliyev dietro pressoché tutti i fornitori scelti per la Cop29
Per l’Azerbaigian, la ventinovesima Conferenza delle parti sul clima (Cop29) è un’occasione inedita per salire alla ribalta internazionale. Ed è anche al centro di un giro d’affari di tutto rispetto. Varie inchieste giornalistiche, dunque, si sono poste una domanda lecita: chi ne beneficerà? Scorrendo la lista delle società azere che sono partner ufficiali dell’evento, si scopre che hanno qualcosa in comune: la proprietà è sempre legata alla famiglia del presidente, Ilham Aliyev, o ad altri soggetti con cui intrattiene relazioni commerciali.
La Cop29 ospitata da un regime autoritario
La scelta di assegnare la Cop29 all’Azerbaigian ha immediatamente destato qualche perplessità. Perché è un petrostato, innanzitutto, le cui esportazioni sono rappresentate al 95% da petrolio e gas naturale. Il presidente, non a caso, li ha descritti come «doni di Dio» nella seconda giornata di lavori. Difficile pensare che un’industria che è la spina dorsale dell’economia dell’intero Paese restasse estranea all’organizzazione di un evento di questo calibro. E infatti – come da copione, e come era successo anche alla Cop28 di Dubai – a guidare i lavori è un esponente dell’industria petrolifera. Si tratta di Mukhtar Babayev, oggi ministro dell’Ambiente e delle risorse naturali, in passato dipendente di Socar, l’azienda di Stato che si occupa di petrolio e gas.
Può apparire una contraddizione in termini, visto che l’obiettivo primario di una Conferenza delle parti è quello di contenere il riscaldamento globale, i cui principali responsabili sono proprio i combustibili fossili. Così come sembra una contraddizione in termini il fatto che l’organo decisionale supremo di una convenzione internazionale, luogo di diplomazia e dialogo per eccellenza, si svolga in uno degli Stati più autoritari del mondo, in cui la corruzione è imperante. Freedom House gli assegna un punteggio di zero su 100 in materia di diritti politici e di 7 su 100 in tema di libertà civili. Ilham Aliyev (succeduto come presidente al padre) è saldamente al potere dal 2003, vent’anni in cui ha soffocato sul nascere qualsiasi tentativo di opposizione e di libera stampa.
I legami tra i fornitori della Cop29 e la famiglia di Ilham Aliyev
Abzas Media è una delle pochissime testate indipendenti rimaste; e a caro prezzo, visto che al momento conta sei giornalisti in carcere. Una sua inchiesta fa sapere che il lussuoso complesso residenziale Sea Breeze si è aggiudicato dallo Stato il contratto da 5,2 milioni di dollari per accogliere circa 5mila ospiti della Cop29. Tutto questo senza alcuna gara d’appalto. Il proprietario della struttura è Emin Agalarov, sposato dal 2006 al 2015 con Leyla Aliyeva, figlia maggiore del presidente. In un’intervista recente Agalarov non menziona l’appalto da 5,2 milioni, ma fa intendere di aver ricevuto dallo Stato un finanziamento per ristrutturare a tempo record migliaia di appartamenti in vista della Cop29.
Tra i fornitori della Green Zone, aperta a media e società civile, ci sono poi Azersan Holding e PASHA Holdings. Il primo è un conglomerato alimentare e agricolo fondato e presieduto da Abdolbari Gozal. Il cui nipote, Hassan Gozal, è stato direttore di tre società costituite nelle Isole Vergini Britanniche nel 2008 a nome delle figlie del presidente Aliyev, Leyla e Arzu Aliyeva, all’epoca giovanissime. Ci sarebbero sempre le sorelle Aliyeva dietro la proprietà di PASHA, una holding che spazia dai servizi bancari e assicurativi all’edilizia. Il vicepresidente del consiglio di amministrazione Jamal Pashayev è poi cugino di Mehriban Aliyeva, first lady e vicepresidente azera.
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PASHA ha acquisito alcune attività di Gilhan Holdings, la cui proprietà è sempre riconducibile alle figlie di Ilham Aliyev. Il gruppo si è dissolto nel 2023; ne faceva parte anche l’azienda tessile Giltex, altro partner della Cop29. A trasportare i materiali per la Conferenza sono i cargo di Silk Way, compagnia aerea di proprietà dell’ex-burocrate azero Zaur Akhundov. Anche in questo caso c’è un legame indiretto con la famiglia di Aliyev, ex-proprietaria di una banca che faceva parte dello stesso gruppo. Gli esempi continuano, ma il leitmotiv resta lo stesso. Una famiglia potentissima che, in modo più o meno diretto, tira le fila dell’organizzazione del più importante summit mondiale sul clima.