Il periodo nero di Credit Suisse

C'è grossa crisi, la rubrica di Andrea Baranes che vi spiega perché dovete interessarvi di finanza. Prima che la finanza si interessi di voi

Per quanto il mondo della finanza ci abbia abituato a crisi, scandali e problemi vari, è difficile trovare una serie simile a quella che ha recentemente riguardato Credit Suisse. Negli scorsi mesi si parte con Wirecard, società che fornisce soluzioni per pagamenti e carte, coinvolta in una truffa e in buco di bilancio da 1,9 miliardi di dollari. L’anno prima la banca svizzera aveva strutturato obbligazioni convertibili per Wirecard per 900 milioni di euro.

Un’operazione sbagliata o sfortunata può succedere a tutti. Ma ecco che pochi mesi dopo Credit Suisse torna alla ribalta nel caso Greensill. Una società finanziaria specializzata in operazioni di finanziamento alternative ai tradizionali canali bancari. A inizio marzo 2021 le attività sono state sospese. Peccato che Credit Suisse proponesse Greensill come investimento ai propri clienti professionali. Le perdite potrebbero ammontare a 3 miliardi di dollari, forse di più a sentire le cifre che girano sugli accantonamenti previsti per fare fronte ai rimborsi legali che potrebbero essere richiesti.

Sarà un periodo particolarmente sfortunato, ma ecco che non si chiude questa vicenda che esplode quella di Archegos. Quando il fondo speculativo di Bill Hwang ha iniziato a scricchiolare, alcune banche hanno immediatamente reagito, prima, chiedendogli di integrare le perdite e, poi, sfilandosi. Altre invece non hanno avuto la stessa prontezza e sono rimaste con il cerino in mano. Tra queste, manco a dirlo, Credit Suisse. Ancora difficile stimare le perdite, ma anche in questo caso le cifre che girano sulla stampa sono in miliardi di dollari.

E adesso? Oltre alle perdite dirette ci sono quelle in Borsa: le azioni di Credit Suisse quotavano sopra i 13 franchi svizzeri l’1 marzo ed erano scese sotto i 10 alla fine dello stesso mese. La Banca ha annunciato un taglio dei dividendi e dei bonus per i manager, assieme alle dimissioni di alcune figure chiave in ambito di investimenti e gestione rischi.

Secondo alcuni analisti, per quanto le perdite e i mancati dividendi pesino, e molto, i problemi maggiori non sono economico-finanziari. Gli impatti più rilevanti sono di natura reputazionale. Basta fare una rapida ricerca sul web per accorgersi che il nome di Credit Suisse è associato quasi unicamente a queste vicende. Chi riflette sugli impatti di queste perdite miliardarie sulla stabilità del gruppo; chi si concentra su quanto spesso si siano lanciati in operazioni spregiudicate e partnership con soggetti “dubbi”; chi vede come elemento dirimente l’incapacità di valutare e gestire correttamente i rischi.  Comunque la si metta, l’immagine che viene fuori è pessima. E l’immagine pesa, e moltissimo, in questo mondo.