L’ABC della banca centrale
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«La Banca Centrale Europea alza i tassi». «La Federal Reserve lascia invariati i tassi». Quante volte lo hai sentito dire? Eppure, hai la certezza di sapere che cosa significa? E, soprattutto, quali conseguenze hanno le decisioni di una banca centrale sui tuoi risparmi e i tuoi investimenti?
Le funzioni di una banca centrale
Ne abbiamo parlato in questo nuovo episodio della serie C’è grossa crisi con Andrea Baranes, vicepresidente di Banca Etica, dedicato alle funzioni delle banche centrali. Una delle quali è controllare l’offerta di moneta, cioè la quantità di valuta in circolazione. Attraverso, per esempio, la possibilità di fissare i tassi di interesse a cui la banca centrale presta denaro alle banche commerciali.
Tassi di interesse più alti riducono la possibilità di persone e imprese di ricevere prestiti e accendere mutui e, in questo modo, l’economia potrebbe rallentare. Alzare i tassi di interesse può servire però a contenere l’inflazione: quando l’economia si surriscalda si può così ridurre la quantità di prestiti. Al contrario, nei momenti di crisi e di difficoltà abbassando i tassi di interesse le banche commerciali possono ricevere e di conseguenza offrire prestiti a un costo più basso. In questo modo più aziende e più persone chiederanno prestiti o mutui. E l’economia correrà più velocemente.
Contenere l’inflazione, il cui livello ottimale è stabilito intorno al 2%, è una delle funzioni delle banche centrali. Alcune banche centrali, come per esempio la Federal Reserve americana, hanno tra i propri obiettivi anche quello di favorire l’occupazione.
La trappola della liquidità
Negli ultimi anni per rispondere alle crisi economiche e, in ultimo, al crollo del Pil causato dalla pandemia, le banche centrali delle principali economie del mondo hanno attuato politiche monetarie fortemente espansive. Hanno abbassato i tassi portandoli in alcuni casi sotto allo zero. E hanno proceduto ad acquisti di titoli di Stato e ad altre misure non convenzionali. Eppure l’economia non è ripartita.
Ci troviamo in quella che l’economista John Maynard Keynes chiamava la “trappola della liquidità”. Una condizione che si verifica quando l’offerta di moneta non agevola la crescita economia, il rilancio dell’occupazione e dei consumi. Ma, al contrario, contribuisce principalmente ad aumentare la distanza tra i mercati finanziari e l’economia reale. Arrivando perfino a incentivare comportamenti e pratiche speculativi.