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#WTF – Il quantitative easing

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Vogliamo raccontarvi la finanza a modo nostro. Anzi, con parole nostre. Prendendo quelle che negli anni della crisi finanziaria del 2007-2008, e di nuovo oggi con la crisi del coronavirus, sono diventate di uso comune. Spread, derivati, bailout, quantitative easing, leva finanziaria, new deal. Per non parlare delle sigle. Quanto basta per far scappare a gambe levate chiunque. Eppure, anche se la finanza può essere effettivamente molto complessa, i suoi meccanismi sono facili da capire. Basta spiegarli con parole semplici ed esempi concreti.

Il quantitative easing è una strategia monetaria “anti-ciclica”. Ovvero che cerca di contrastare un “ciclo economico”, una tendenza dell’economia in un dato periodo. In termini concreti, si tratta di una decisione assunta da una banca centrale, per fornire liquidità al sistema. In una fase di crisi, infatti, gli Stati e le imprese possono avere bisogno di denaro. Possono dunque emettere titoli di Stato o obbligazioni. E la banca centrale può stanziare i fondi necessari per acquistarli. La stessa banca centrale più anche decidere di prestare denaro alle banche, nella speranza che queste concedano prestiti a famiglie e imprese, al fine di rilanciare la macchina economica. Ancora, possono cercare di eliminare dal mercato i cosiddetti “titoli tossici”, ad esempio prestiti concessi dalle banche che non saranno rimborsati e che pesano sui bilanci.

Il quantitative easing in Europa

In Europa, la BCE ha utilizzato a più riprese politiche di quantitative easing, per rispondere alla crisi finanziaria del 2008. Nel 2015, in particolare, fu annunciato un piano di acquisto di asset finanziari per 60 miliardi di euro al mese. Un anno dopo, il programma fu ampliato a 80 miliardi, per riscendere poi a 60 ed essere infine dimezzato a 30 miliardi. Il tutto fino al 2018. Successivamente, il sostegno della Banca centrale europea è sceso a 15 miliardi, ma non è stato eliminato. Ad esso, sono stati aggiunti altri 120 miliardi nel 2020, stavolta non per contrastare la crisi finanziaria ma per rispondere ai rischi legati al coronavirus. Per via dei quali è stato lanciato anche un massiccio acquisto di titoli obbligazionari statali e privati. Il piano si chiama Pandemic Emergency Purchase Programme. E vale 750 miliardi di euro.

Ma i quantitative easing hanno funzionato? E sono sufficienti per fronteggiare le crisi?


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