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Più trasparenza per le multinazionali

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Il country-by-country reporting (CBCR) è una procedura che obbliga le multinazionali a fornire un rendiconto che specifichi dati che riguardano il fatturato, gli utili, le imposte versate all’amministrazione fiscale in cui ha sede la controllante capogruppo. Questi dati sono poi oggetto di uno scambio automatico con gli altri Paesi in cui la multinazionale è presente.

Si tratta di uno strumento pensato per aumentare la trasparenza fiscale nell’ambito delle azioni che l’OCSE ha sviluppato all’interno del progetto BEPS (Base Erosion and Profit Shifting). L’Unione europea, in continuità con il BEPS, ha adottato una direttiva nel 2016 che ne replica i contenuti.

Come funziona il country-by-country reporting

Dal 1° gennaio 2016 la capogruppo di gruppi multinazionali con ricavi consolidati annui pari o superiori ad Euro 750 milioni deve inviare ogni anno un documento contenente una serie di informazioni riferibili all’allocazione globale dei ricavi, dei redditi e delle imposte pagate insieme a degli indicatori relativi alla localizzazione delle attività economiche.

Facciamo un esempio. Se in una giurisdizione risultasse essere stato dislocato il 25% del fatturato ma essere presente solo lo 0,001% degli impiegati del gruppo, alle autorità fiscali della nazione d’origine non potrebbe che scattare un campanello d’allarme. I vantaggi del country-by-country reporting  secondo l’OCSEI Paesi UE sono stati tra i primi a introdurre lo standard OCSE. Dal 2017 l’obbligo per le grandi multinazionali residenti di trasmettere all’Agenzia delle Entrate il proprio CBCR, è in vigore anche in Italia. Tuttavia, l’obbligo è solo per le imprese verso le amministrazioni fiscali. Nel gergo delle organizzazioni che promuovono la misura, quella in vigore è stata etichettata come confidential CBCR .

L’obbligo di pubblicazione delle rendicontazioni Paese per Paese è già in vigore per le banche multinazionali dell’Unione europea. In particolare, la rendicontazione deve includere il fatturato, gli utili o le perdite, le imposte pagate, il numero dei dipendenti a tempo pieno equivalente e i sussidi pubblici ricevuti.

Quali effetti ha il country-by-country reporting?

Un’analisi di Oxfam sui CBCR bancari relativi al 2015, contenuta nel rapporto Operazione Forzieri Aperti, ha permesso di fornire un’interessante fotografia dei 20 istituti di credito più grandi dell’Ue, riscontrando forti disallineamenti fra i profitti complessivamente registrati nei paradisi fiscali (il 26% del totale, circa 25 miliardi di euro) e il livello di attività finanziaria svolta. Solo il 12% del fatturato globale e il 7% della forza lavoro complessiva è riconducibile alle giurisdizioni a fiscalità privilegiata.

La trasparenza imposta alle banche multinazionali UE sembra aver sortito l’effetto desiderato. In seguito all’introduzione della misura, le banche con sussidiarie nei paradisi fiscali passibili di obbligo di CBCR hanno incrementato significativamente la propria contribuzione fiscale. Un aumento dell’aliquota fiscale effettiva del 3,7% – rispetto agli altri istituti di credito.

E ora?

Il 3 marzo scorso il Consiglio europeo ha approvato misure per una maggiore trasparenza delle grandi multinazionali. Gli Stati membri hanno incaricato la presidenza portoghese di avviare negoziati con il Parlamento europeo. Obiettivo la rapida adozione della proposta di direttiva relativa al CBCR. Cosa significa? Ne abbiamo parlato con Misha Maslennikov, policy advisor di Oxfam Italia.

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