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#WTF – I bailout

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Vogliamo raccontarvi la finanza a modo nostro. Anzi, con parole nostre. Prendendo quelle che negli anni della crisi finanziaria del 2007-2008, e di nuovo oggi con la crisi del coronavirus, sono diventate di uso comune. Spread, derivati, bailout, quantitative easing, leva finanziaria, new deal. Per non parlare delle sigle. Quanto basta per far scappare a gambe levate chiunque. Eppure, anche se la finanza può essere effettivamente molto complessa, i suoi meccanismi sono facili da capire. Basta spiegarli con parole semplici ed esempi concreti.

bailout

Perché sia in voga il poco intuitivo termine inglese è un po’ un mistero. Un bailout non è altro che un salvataggio.

Nel corso della crisi finanziaria del 2007-2008, ad esempio, soprattutto negli Stati Uniti il sistema bancario ha vissuto una serie interminabile di fallimenti. Dai colossi come Lehman Brothers a piccoli istituti di credito locali, i crolli si sono moltiplicati. Per evitare un collasso del sistema, la Federal Reserve, ovvero la banca centrale americana e il governo di Washington hanno lanciato numerosi piani di bailout. Salvataggi, appunto. A suon di milioni (se non miliardi) di dollari.

Volete avere un’idea di quanto sono costati tali bailout alle istituzioni americane? Il piano di salvataggio USA, noto come TARP, ha richiesto una mobilitazione iniziale di 700 miliardi di dollari, poi ridotti a meno di 500. Quanto all’Europa, secondo l’ultimo rapporto sugli aiuti di Stato redatto dalla Commissione Ue, dal 2008 al 2016 gli interventi diretti sul sistema bancario approvati nell’Unione per ricapitalizzazioni e svalutazioni sono stati pari a 1.400 miliardi di euro. Qualcosa come il 10% circa del prodotto interno lordo europeo. A ciò si devono aggiungere garanzie e altre forme di sostegno che hanno superato addirittura i 3.600 miliardi, anche si di esse è stato utilizzato effettivamente circa il 50%.

Per avere un termine di paragone, i fondi promessi – e mai stanziati – dalle nazioni ricche del mondo a favore di quelle povere per fronteggiare i cambiamenti climatici sono pari a 100 miliardi di dollari all’anno. Anzi, più che “sono”, dobbiamo dire “avrebbero dovuto” essere stanziati. Perché è dal 2008 che le nazioni più vulnerabili di fronte agli stravolgimenti del clima aspettano quei fondi. Quando si è trattato di trovare migliaia di miliardi per salvare degli istituti privati, è bastato schioccare le dita.

Profitti privati e perdite socializzate, ovvero pagate dagli Stati. Cioè da tutti noi. Quando sentite parlare di bailout, sappiate che si parla quasi sempre di costi in capo alla collettività. E se quel giorno vi foste dimenticati cosa significa questo termine, potrete sempre riascoltare questo podcast. Lo troverete, assieme agli altri della collana What The Finance?!?