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#WTF – Il Mes

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Con la sigla MES si indica il Meccanismo europeo di stabilità. Si tratta di un programma predisposto dall’Unione europea con l’obiettivo di prestare denaro a tassi molto bassi. Potenziali beneficiari, i diciannove stati della zona euro, ovvero quelli che utilizzano l’euro come moneta.

L’idea è di permettere ai governi di indebitarsi a condizioni migliori rispetto a quelle proposte dai mercati. In questo senso, il MES è pensato soprattutto per gli Stati che, quando emettono obbligazioni, sono costretti a pagare tassi piuttosto alti. Questo perché, a causa delle condizioni non eccezionali delle loro economie, i mercati accettano di comprare i loro titoli soltanto a condizioni per loro vantaggiose.

Per finanziare il MES, ciascuna nazione europea ha contribuito con una quota. Alcune nazioni, come la Grecia o la Spagna, hanno già fatto ricorso al Meccanismo europeo di stabilità.

Ma quali condizioni chiede in cambio l’Europa? Nella prima versione del MES, gli Stati si dovevano impegnare a tornare progressivamente ad una condizione di equilibrio di bilancio. Una contropartita stigmatizzata dai detrattori del Meccanismo, secondo i quali chi ottiene i fondi potrebbe poi essere costretto ad adottare misure draconiane pur di mettere a posto i conti delle finanze pubbliche. Come capitato alla Grecia, durante la crisi finanziaria esplosa nel 2008, con il denaro concessole all’epoca dalla cosiddetta troika, formata da Commissione europea, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea.

Al contrario, una nuova versione del MES escluderebbe tali “condizioni”, almeno inizialmente. È per lo meno quanto ha assicurato il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, in un’intervista concessa nello scorso mese di luglio.

Ma allora, conviene davvero utilizzare i fondi del MES? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Baranes, vicepresidente di Banca Etica.

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