Il «processo del secolo» a Eni e Shell in un ebook

Una storia di presunta corruzione internazionale e due anni di udienze nel processo a Eni e Shell raccolti in un ebook

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Una piattaforma petrolifera offshore © MikeMareen/iStock
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Sono passati due anni dall’inizio del «processo del secolo». Quello che vede alla sbarra i due colossi del petrolio Eni e Shell, numerosi suoi top manager, vari faccendieri e politici nigeriani per la presunta tangente da 1,1 miliardi di dollari pagata per l’acquisizione di una ricchissima licenza petrolifera, per lo sfruttamento di un giacimento al largo della coste nigeriane (l’Opl245). Un caso «globale», che ha o ha avuto diramazioni in Nigeria, Regno Unito, Svizzera, Paesi Bassi e Stati Uniti. Un precedente di buona cooperazione penale internazionale tra Italia e Svizzera e, per la prima volta, anche tra il nostro Paese e la Nigeria.

La vicenda al centro del processo a Eni e Shell

In teoria, questa immensa quantità di danaro sarebbe dovuta andare al governo nigeriano. Che però ha fatto solo da “tramite” per il pagamento alla Malabu, società di Dan Etete, ex ministro del Petrolio ai tempi del dittatore Sani Abacha e grande “dispensatore” delle mazzette in Nigeria, come si desume da varie testimonianze rese nel corso del procedimento. In una vicenda già così estremamente complessa, c’è poi il ruolo oscuro svolto dai servizi segreti di ben quattro Paesi. Assieme agli intrighi di potere e ai problemi di governance all’interno del consiglio di amministrazione della più grande multinazionale italiana, l’Eni appunto.

A condire di “giallo” la vicenda, non mancano poi i presunti complotti per far deragliare l’intera inchiesta, i rapporti confidenziali che ammettono scomode verità, i testi dall’identità incerta che si rimangiano la parola e gli aspri confronti tra uno dei più famosi magistrati italiani, Fabio De Pasquale, e il gotha degli avvocati penalisti del nostro Paese, compresa l’ex ministro della Giustizia Paola Severino.

Sullo sfondo, infine, il faticoso tentativo delle autorità nigeriane, costituitesi parte civile, di recuperare il maltolto e ricevere risarcimenti per i danni ricevuti. Il miliardo e 100 milioni di dollari della tangente equivale a oltre l’80 per cento dei fondi che il governo di Abuja destina alla sanità. Ma, come trapelato nel corso di una delle udienze, le perdite sarebbero ancora più ingenti, fino a quasi sei miliardi. Perché l’accordo tra la Nigeria e Shell ed Eni avrebbe contenuto delle condizioni fiscali capestro, secondo quanto rivelato da uno studio di un gruppo di ong, compresa l’italiana Re:Common, che hanno presentato un esposto sul caso. Un inquietante spaccato del modus operandi delle grandi compagnie petrolifere globali.

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