Quote latte, ai furbi un nuovo favore. Nel decreto fiscale. E lo Stato paga 5 miliardi
Nel condono voluto da Lega e 5 Stelle, una norma potrebbe aiutare gli "irriducibili" delle quote latte. L'ennesimo danno economico per la collettività
Quote latte superate sistematicamente da un folto manipolo di allevatori indisciplinati e quasi 5 miliardi di euro dei contribuenti spesi dallo Stato per sanare la situazione con l’Unione europea. Se qualcuno avesse provato a dimenticarsi della vicenda, iniziata nel 1984, sappia che quest’anno è tornata prepotentemente d’attualità. Prima grazie ad una sentenza della Corte di giustizia europea del 24 gennaio 2018, e nei giorni scorsi con la discussione sul decreto fiscale del governo a guida Lega-5 Stelle.
Il famigerato condono, eufemisticamente definito “pace fiscale” dagli uffici marketing del governo legastellato, potrebbe infatti rendere felice qualcun altro, oltre agli evasori fiscali.
Condono a 5 stelle, i veri evasori esultano. Quelli “involontari” si attaccano
A gioire potrebbero essere certi allevatori che da anni si rifiutano di pagare dopo aver “splafonato” le quote latte assegnate all’Italia dalla Ue, nell’ambito di un sistema abolito nel 2015. D’altro canto, proprio loro sono un importante bacino elettorale della Lega.
Il sistema delle quote era nato trent’anni fa, per ridurre l’eccesso di produzione di latte ed evitare crolli dei prezzi. Si rendeva antieconomica la sovrapproduzione tramite l’imposizione di prelievi supplementari, impropriamente definiti “multe”. Il sistema era iniziato attribuendo al nostro Paese 9,9 milioni di tonnellate, salite in quindici anni fino a 11,3 milioni.
Quote latte, tra le righe del decreto il colpo di spugna?
E ora? Il dubbio, ancora all’esame degli esperti tributaristi, è che la politica di Salvini & Co. si sia ricordata degli allevatori, amici di un tempo: l’articolo 6 del decreto fiscale del 23 ottobre scorso, oltre che agli evasori fiscali, permetterebbe un bello sconto anche per i cosiddetti “irriducibili”. Se non è proprio una sanatoria, poco ci manca. L’ipotesi è stata avanzata da Agronotizie, secondo cui «la norma sembra adattarsi a quegli allevatori che avendo ricevuto una multa per aver prodotto troppo latte, hanno fatto ricorso ai giudici ritenendo di essere ingiustamente colpiti». Cioè perlopiù i cosiddetti Cobas del latte.
In pratica i beneficiari sarebbero quegli allevatori che, tra contenziosi in tribunale e proteste plateali (celebre il blocco dell’aeroporto di Linate coi trattori) non hanno pagato le cartelle esattoriali relative ai prelievi supplementari. Cifre tutt’altro che trascurabili. In molti casi, comprensive di interessi e more, che Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) cerca da anni di riscuotere per conto dell’erario.
Un bello sconto a danno degli allevatori in regola. Se confermato, riguarderebbe un debito da oltre un miliardo e 300 milioni di euro per il quale l’Italia è inadempiente verso la Ue.
Ad esaminare nel dettaglio i numeri e le multe pagate dallo Stato al posto di chi effettuò gli splafonamenti tra il 1995 e il 2009, ci aveva pensato, già nel 2015, una relazione di Agea e del Ministero delle Finanze alla Camera dei deputati. Ora, se quelle multe venissero assimilate ad altre di natura tributaria, beneficerebbero dell’odierno condono. Con l’effetto che chi all’epoca violò le regole, spesso, potrebbe chiudere ora le proprie pendenze pagando il 20% o anche il 50% di quanto dovuto. Non sarebbe la prima volta.
Regalo agli “splafonatori”: incomprensibile, rischioso e senza parere tecnico
Con ciò si apre perciò uno spazio per future polemiche in tema di giustizia fiscale. Ma intanto la norma nel decreto fiscale c’è ed è operativa, anche se potrebbe essere modificata nel momento della conversione in legge dal Parlamento. In caso contrario, rischia di diventare un nuovo terreno di scontro con l’Unione europea e causa dell’ennesima procedura di infrazione, con conseguenti sanzioni. Infatti, qualora lo sconto ci fosse davvero, Bruxelles con ogni probabilità lo considererebbe aiuto di Stato non concordato.
Senza dimenticare che, in base alla citata sentenza di gennaio 2018, l’Europa impone all’Italia di riscuotere le somme mancanti da chi ha sforato le quote. Un’obbligo da rispettare, pena un successivo deferimento alla Ue e, in caso di condanna, «una penale per ogni giorno di mancato recupero», fanno sapere da Agea.
Agea: non siamo stati nemmeno interpellati
Sarebbe altro denaro pubblico immolato che, aggiungendosi ai 4,4 miliardi di euro già erogati, ci porterebbe facilmente intorno ai 5 miliardi complessivi. Una prospettiva che appare incomprensibile persino da parte di alcuni appartenenti alle organizzazioni di categoria.
A microfoni spenti, c’è chi dichiara di non capire «come facciano a fare una cosa del genere (l’ulteriore “aiutino”, ndr) quando c’è appena stata la sentenza. L’Unione europea lo considera aiuto di Stato, il che significa nuove multe e ulteriori complicanze. Il rischio di trovarsi in un’altra impasse è concreto».
Il testo del condono fiscale è già sotto esame degli uffici legali di Coldiretti. Mentre l’ufficio dello Stato più interessato a pronunciarsi, cioè l’Organismo pagatore di Agea, afferma di non essere stato neppure interpellato.
Gli “irriducibili” coperti dalla politica
Tuttavia, al di là di chi e quanti ne godranno, se mai, la querelle rimane ed è, oltre che fiscale ed economica, fortemente politica. Inevitabilmente, chiama in causa la vicinanza che la Lega ha spesso manifestato con i Cobas, organizzatori responsabile di molte fra le proteste più eclatanti alla fine degli anni ’90. E finiti anche in qualche inchiesta della magistratura.
Luigi Simonazzi di Coldiretti Lodi sulle relazioni tra Lega e Cobas del latte – 16 gennaio 201Un settore rivoluzionato
Certo dagli anni ’80 il settore è cambiato molto. I produttori di latte in Italia sono scesi da circa 380mila a poco più di 30mila, a seguito di un trend di chiusure e concentrazioni comune ad altre nazioni, sempre più proiettate all’allevamento intensivo. Oggi il nostro Paese, secondo la banca dati Clal:
- rappresenta l’8,2% del totale delle consegne di latte europee (anno 2017);
- esporta in prodotti lattiero-caseari, convertiti in equivalente latte (ME), il 29,1% del latte consegnato;
- rappresenta il 4,7% del totale delle esportazioni europee in ME (anno 2017).
Una riorganizzazione profonda sulla quale, tra proteste e veri drammi (non si può non ricordare il suicidio di diversi allevatori schiacciati dai debiti), il peso delle multe non è stato certo ininfluente. Tanto più su chi, dopo aver trasgredito, ha voluto ripianare il debito.
Eppure un numero di allevatori che oscilla tra 700 e 1100 unità, a seconda delle stime, non è in regola. Stime non ufficiali, perché le cifre esatte, e la geografia aggiornata di questi soggetti, solo Agea ce l’ha.
Valori ha chiesto all’agenzia quei dati per permettere una fotografia precisa del fenomeno. La richiesta «data la delicatezza della materia», è stata sottoposta dagli uffici direttamente al direttore dell’organismo pagatore di Agea, Francesco Martinelli. La sua risposta non è mai arrivata.
Ma Coldiretti, che pure sostiene di non avere i dati aggiornati, afferma che Lombardia e Veneto sono sicuramente le regioni più esposte, ma Emilia Romagna e Piemonte, non sono da meno. E poi forse c’è qualcosa in Puglia, in Sicilia (nel ragusano), e nel Lazio. Il quadro della sola Lombardia, ricavato tramite la Confederazione Italiana Agricoltori (Cia), stima 350-400 aziende interessate.