Più solide e più attente al clima. Le banche etiche battono quelle tradizionali
Presentato il “Quinto rapporto sulla finanza etica in Europa”: tutti gli indicatori premiano le banche etiche rispetto a quelle tradizionali
Le banche etiche europee sono più redditizie delle banche convenzionali e pioniere nella misurazione e riduzione degli impatti sul clima. È quanto emerge dal “Quinto rapporto sulla finanza etica in Europa” , che è stato presentato oggi, 12 ottobre 2022, presso il Parlamento europeo a Bruxelles.
Il raffronto tra i risultati di 24 banche etiche e le altre 4.500 che operano nell’Eurozona
Il rapporto è curato da Fondazione Finanza Etica e Fundación Finanzas Éticas, in collaborazione con Febea, federazione europea delle banche etiche. Mette a confronto i principali dati finanziari delle 24 banche etiche europee con quelli delle circa 4.500 che operano nella zona-euro.
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«Dal 2010 al 2020, le banche etiche sono state due volte più redditizie rispetto a quelle convenzionali», afferma Anna Fasano, presidente di Banca Etica. «Nel 2020, in piena pandemia, i loro depositi sono cresciuti di oltre il 15% rispetto al 2019».
Gli istituti di credito etici hanno beneficiato di più della maggiore propensione al risparmio
La pandemia avrebbe influenzato positivamente i depositi di tutte le banche. Che ha portato a una riduzione dei consumi e una crescita dei risparmi. Però gli istituti di credito etici avrebbero beneficiato molto di più della maggiore propensione al risparmio rispetto al quelli convenzionali (+15,56% contro +8,69%). Una tendenza osservata anche per i crediti e gli attivi.
Dal rapporto emerge inoltre che le banche etiche sono strutturalmente diverse da quelle convenzionali. Hanno un rapporto più diretto con i clienti e sono maggiormente orientate a concedere prestiti all’economia reale. Nel 2020, i prestiti a persone e imprese rappresentavano in media il 72,98% degli attivi degli istituti di credito etici contro il 36,96% del sistema bancario europeo. Le banche convenzionali sono infatti più orientate alle attività finanziarie, come gli investimenti in titoli o la vendita di fondi, e meno al credito.
All’avanguardia nella misurazione delle emissioni di CO2
In base a quanto evidenziato nel rapporto, gli istituti di credito etici sono all’avanguardia anche nella misurazione delle emissioni di CO2 generate indirettamente dai loro prestiti. «Le banche in genere misurano solo le emissioni Scope 1 e 2, prodotte dai sistemi di riscaldamento o dal consumo di elettricità nei loro uffici». Ha dichiarato Andrea Baranes, responsabile advocacy e networking del Gruppo Banca Etica. «Solo recentemente alcune banche tradizionali hanno iniziato a misurare e a rendere note le emissioni Scope 3, generate dai prestiti alle imprese e ai privati».
Mentre gli istituti di credito etici sono state tra le prime al mondo a misurare e pubblicare le emissioni Scope 3 dei loro portafogli finanziari e creditizi. Lo fanno seguendo i principi del PCAF (Partnership for Carbon Accounting Financials). «Effettuare queste misurazioni è fondamentale per fissare obiettivi. Per intraprendere azioni e divulgare i progressi verso una progressiva decarbonizzazione di finanziamenti e investimenti», continua Baranes.
La necessità di una legislazione ad hoc
Il Gruppo Banca Etica e Febea vogliono ricordare al Parlamento europeo che le banche etiche sono molto diverse da quelle convenzionali. E come tali dovrebbero essere trattate anche dal legislatore.
«Il rapporto evidenzia una serie di ragioni per cui le banche etiche dovrebbero essere trattate in modo diverso dal punto di vista normativo», continua Fasano. «Queste realtà non hanno avuto alcuna responsabilità nella crisi finanziaria del 2008. Ma la regolamentazione è stata inasprita anche per loro. Il legislatore non ha fatto alcuna differenza tra i diversi tipi di banche. Di conseguenza, oggi le banche etiche sono sottoposte a una mole sproporzionata di regole pensate per le banche convenzionali. Le banche etiche rischiano di vedere indebolita la loro flessibilità nel rispondere alle esigenze delle cooperative e delle imprese sociali o delle organizzazioni ambientaliste».