Reddito di cittadinanza, l’aliquota al 100% che lo rende un boomerang
La versione italiana di reddito di cittadinanza sottrarrà un euro di sussidio per ogni euro ottenuto lavorando. Che effetti avrà tale scelta?
Prevedere forme di sostegno alle fasce più deboli della popolazione per ridurre le disuguaglianze è tema di assoluta attualità. E non a caso la maggior parte degli Stati avanzati hanno introdotto forme di reddito minimo.
Una forma di contrasto al rischio di povertà ed esclusione sociale. Per redistribuire risorse, rendere effettivo il godimento dei propri diritti e cercare di allontanare i rischi di lavori sottopagati.
Imprevisti perversi
Ma l’effetto boomerang è sempre dietro l’angolo. Molto infatti dipende da come una norma è scritta. I sospetti accomunano numerosi economisti. «Se non è accompagnato da riforme strutturali del sistema fiscale e del welfare, rischiano di diventare altro capitale al servizio della finanza, amplificando la dipendenza dei cittadini dai prodotti finanziari» spiegava ad esempio l’economista brasiliana, Lena Lavinas nel dossier sul reddito minimo pubblicato da VALORI ad agosto.
E, a proposito di effetto boomerang, cosa accade se, come nella versione italiana presentata nella Nota di aggiornamento del DEF licenziata dal governo Conte a fine settembre, si prevede un’aliquota marginale al 100% per chi ottiene un lavoro mentre gode del reddito di cittadinanza? Un problema probabilmente sottovalutato dagli estensori del provvedimento. Dei possibili rischi e conseguenze parla la nuova puntata di “#Legonomics – l’economia spiegata con i Lego“.
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* L’autore è PhD in economia e divulgatore scientifico. Collabora con il Master MEDEA (Management ed Economia dell’Energia e dell’Ambiente) della Scuola Enrico Mattei. Tra i suoi libri: “Scelgo, dunque sono. Guida galattica per gli irrazionali in economia” (ed. Egea, 2016) e “Pop Economy – #Gamification – #Crowfunding – #Big Data” (Hoepli, 2015).