Assemblea di Rheinmetall: la frustrazione degli azionisti critici ai massimi storici

Evasive le risposte ricevute dagli azionisti critici all'assemblea di Rheinmetall, colosso tedesco che fa affari d'oro col riarmo

Dal 1° gennaio 2022 le azioni di Rheinmetall sono salite del 1.850% © Markus Volk/iStockPhoto

13 maggio. Assemblea degli azionisti di Rheinmetall: la più grande impresa tedesca del settore armamenti con 9,75 miliardi di euro di fatturato nel 2024. La metà, circa, dell’italiana Leonardo. Ma in costante e molto più rapida crescita, soprattutto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Una vera benedizione per i conti del gruppo.

Dal 2021 al 2024 il suo fatturato è cresciuto del 72%, contro il +26% di Leonardo. L’andamento dei titoli in Borsa è ancora più impressionante. Dal 1° gennaio 2022 ad oggi, le azioni di Rheinmetall sono salite del 1.850%. Se avessimo investito 1.000 euro tre anni fa oggi ne avremmo in deposito quasi 20.000.

Gli azionisti critici all’assemblea (online) di Rheinmetall

È normale, quindi, che l’amministratore delegato Armin Papperger parli gonfio di orgoglio davanti agli azionisti collegati online. Perché dal 2019 la società non ha più fatto assemblee in presenza. Almeno però, a differenza di Leonardo, garantisce la possibilità di fare domande in diretta e di interagire, seppure a distanza, con il consiglio di amministrazione.

Fondazione Finanza Etica partecipa con un’azione. Da altre parti della Repubblica Federale e dell’Europa intervengono altri azionisti, con il Dachverband der kritischen Aktionärinnen, la storica associazione degli azionisti critici tedeschi, in prima fila.

Le armi fornite all’Ucraina, ma anche a Ungheria e Arabia Saudita

Piovono domande sulla tipologia di armi esportate. Sui Paesi di destinazione. Sui contributi pubblici, europei e nazionali, percepiti per il sostegno all’Ucraina. Un Paese che sta molto a cuore all’amministratore delegato. Quando ne parla sembra quasi che le armi non le esporti per motivi di business, di profitto ma per la salvezza dell’Europa. Per il bene degli ucraini.

«Quindi come si spiega il supporto anche ai piani di riarmo dell’Ungheria, che notoriamente è vicina a Putin?», chiede Barbara Happe del Dachverband. «L’Ucraina è nell’Unione europea e nella Nato», risponde facile Papperger.

«Chi fornisce armi si assume anche una responsabilità», ribatte Happe. «Chi fornisce armi deve chiedersi in quali mani finiranno e a quale scopo saranno utilizzate». Nulla, all’etica Papperger oppone la legalità, la correttezza delle procedure stabilite dagli Stati. Frasi sentite e risentite in anni di partecipazione alle assemblee di Rheinmetall, Leonardo e altre imprese del settore difesa.

«Negli ultimi anni Rheinmetall ha fornito munizioni, tra l’altro, all’Egitto, agli Emirati Arabi Uniti e all’Arabia Saudita. Stati che violano regolarmente i diritti umani. Non si tratta di normali partner commerciali, ma di bombe a orologeria», insiste la rappresentante del Dachverband. E si scontra, di nuovo, con un muro di gomma.

Volano gli utili e i dividendi, non i posti di lavoro

Lo stesso accade a Fondazione Finanza Etica, che fa domande sulla controllata italiana di Rheinmetall, RWM Italia. Ha triplicato l’utile nel 2024, raggiungendo i 36,61 milioni di euro. «Quanti nuovi posti di lavoro sono stati creati?». I posti di lavoro sono aumentati in modo marginale. Si tratta soprattutto di lavoratori interinali. Poco lavoro in più, quindi, e di scarsa qualità. «Quale percentuale dei maggiori ricavi dell’ultimo anno è stata generata da vendita a Paesi Nato?» «È una risposta che non possiamo darvi, siamo vincolati da precise clausole contrattuali».

Plauso invece al pacchetto Omnibus che, a livello europeo, potrebbe ulteriormente smantellare le norme di trasparenza sugli impatti ambientali e sociali delle imprese. «Bene che si riduca la burocrazia. Non possiamo che essere favorevoli», spiega l’impresa.

L’Unione europea finanzia la produzione di munizioni

Nel frattempo la remunerazione dell’amministrazione delegato è salita del 12% dal 2023 al 2024 ed è ora pari a 4 milioni di euro. Il dividendo per gli azionisti è salito del 72% negli ultimi tre anni. È una partita in cui vincono tutti. Tranne gli sfigati a cui cade un missile sulla casa o una bomba sull’autostrada. Magari grazie a finanziamenti europei.

Nel 2024 Rheinmetall ha ricevuto oltre 130 milioni di euro dall’Unione europea per aumentare la produzione di munizioni. In particolare proiettili d’artiglieria da 155 mm e polveri da sparo. È il programma Asap, Act in support of ammunition production (Atto a sostegno della produzione di munizioni). In tutto vale 500 milioni di euro, ed è volto a potenziare le capacità produttive dell’industria della difesa europea. In Germania, Ungheria, Romania e Spagna. E se lo fa l’Europa, perché Rheinmetall dovrebbe tirarsi indietro?

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