Rifiuti: meno ne produci, meno paghi
Si chiama Pay-As-You-Throw: si paga in base ai rifiuti effettivamente prodotti. Accade a Trento dove smaltire i rifiuti costa il 31% in meno della media nazionale
Dove si ricicla di più e si producono meno rifiuti, i cittadini pagano meno. E risparmiano pure i comuni. Come a Trento dove il costo pro capite per lo smaltimento dei rifiuti, con il 78,9% di riciclo, è di soli 152 euro per abitante, contro un costo totale medio pro-capite annuo pari a 218,31 euro per abitante.
Pago per quello (i rifiuti) che produco
Sembrerebbe lapalissiano, in realtà non lo è. Trento fa parte di una ristretta cerchia di comuni italiani, che hanno applicato la tariffa puntuale, cioè quella correlata all’effettiva produzione di rifiuti per famiglia, riuscendo così a far “spendere” meno ai propri cittadini e contenendo i costi di gestione del servizio. Risparmi che si rivelano un vero e proprio investimento non solo per le nostre tasche, ma per l’ambiente e per la nostra salute, ancor più nell’ottica dell’ormai indispensabile economia circolare.
La non trasparenza della TARI
Il dato proviene dallo studio condotto da Ispra sui 223 comuni, pari a 1.860.847 cittadini interessati, che applicano appunto il regime denominato Pay-As-You-Throw, determinato cioè da quanti rifiuti effettivamente produciamo, che ha mostrato che, in generale, i comuni con la tariffazione puntuale presentano un costo totale medio pro-capite inferiore a quelli che utilizzano la cosiddetta “Tari Normalizzata” cioè la “Tassa Rifiuti”. TARI che resta un vero e proprio tributo, applicato al “possesso o alla detenzione a qualsiasi titolo di locali o di aree scoperte operative suscettibili di produrre rifiuti urbani”, in parole povere alla superficie delle nostre case e appartamenti, non in base a quanti rifiuti effettivamente “produciamo” o “differenziamo”.
Tassa su cui in passato anche gli stessi comuni non hanno operato in trasparenza “gonfiando” le bollette, tanto che il Ministero delle Finanze, lo scorso novembre, è dovuto intervenire con un’apposita circolare, anche per fornire ai cittadini gli estremi per il rimborsi dovuti per costi addebitati ingiustamente.
Adesione volontaria
In realtà, ad oggi, non c’è ancora un obbligo per i comuni per aderire alla tariffazione puntuale. Anche se con legge 47/13 (articolo 1, comma 639), che ha istituito la TARI, il comma 652 dell’articolo 1 prevede che, “in alternativa ai criteri del metodo normalizzato, e comunque nel rispetto del principio “chi inquina paga”, il Comune “può commisurare la tariffa alle quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie, in relazione agli usi e alla tipologia delle attività svolte nonché al costo del servizio sui rifiuti”.
Il decreto attuativo per la realizzazione da parte dei comuni di sistemi di misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti al servizio pubblico, è arrivato, però, solo il 20 aprile 2017, pertanto tutti i comuni che nel frattempo hanno iniziato ad utilizzare il sistema lo hanno fatto in modo “volontario”.
Rifiuti che pesano in bolletta
Resta il fatto che sul campione di 2.988 comuni (il 37,4% dei comuni italiani) per 35.122.966 abitanti (il 58% della popolazione), analizzando i Piani Finanziari presentati sulla gestione TARI, Ispra ha calcolato che nel 2016 sono stati spesi mediamente, appunto, 218,3 euro procapite Mediamente 60 euro per ogni cittadino, ogni anno, in più.
Un censimento esteso, anche se non completo, che in ogni caso, ci fa riflettere, soprattutto controllando le nostre bollette. Ad oggi, infatti, “non v’è certezza”. Occorre ricordare il monitoraggio dell’Osservatorio Prezzi di Cittadinanza Attiva che a novembre 2017 ha realizzato una classifica delle dieci città più care e quelle dove la gestione dei rifiuti costa meno.
Secondo l’associazione di tutela dei cittadini-consumatori, nel corso del 2017, una famiglia media italiana ha pagato 300 euro. Confrontando i singoli capoluoghi di provincia, Belluno (con tariffazione puntuale) si conferma la città più economica (149 euro all’anno), mentre a Cagliari spetta il primato di più costosa (549 euro). La Campania è la regione più cara (418 euro annui), il Trentino Alto Adige quella più economica (197 euro).
Un business nelle mani di pochi
Ma chi gestisce i nostri rifiuti? Intanto gestirli male costa di più, alla collettività. Lo ribadisce anche il Green Book dalla Fondazione Utilitatis in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti, pubblicato lo scorso 3 maggio. Sono 575 gestori di rifiuti individuati in tutta Italia, che forniscono ai nostri 7.954 comuni, i servizi di igiene urbana.
Un settore che ha registrato oltre 12 miliardi di fatturato solo nel 2016, il cui 75% delle aziende è rappresentato da monoutility legate al settore ambiente, mentre il restante 25% da aziende multiutility. Ma se gli operatori di piccole dimensioni rappresentano il 55% del totale, costituiscono solo il 10% del fatturato nazionale. Il 37% del fatturato di settore è generato, infatti, dal 3% di operatori con un volume d’affari superiore ai 100 milioni di euro. E dal punto di vista dell’assetto proprietario solo il 34% delle aziende ha natura completamente privata: il 66% risulta partecipato dal pubblico.
Numeri che, quindi, ci riguardano da vicino: proprio il 30 maggio Istat ha annunciato l’aumento dell’indice dei costi di gestione e di produzione dei rifiuti, nazionali, con riferimento all’acquisto di beni e servizi, al costo del personale dipendente e al costo d’uso del capitale, pari al 16,3%.
Verso un sistema meno costoso
Ma a chi spetta spingere verso il sistema di tariffazione puntuale, meno oneroso per il nostro portafogli e per l’ambiente? Un primo passo sembra arrivare dall’attribuzione di nuovi poteri di controllo, anche sanzionatori, all’Autorità di regolazione per energia e reti e ambiente (Arera) che, come previsto dalla legge di stabilità 2018, dovrà definire “un sistema tariffario certo, trasparente e basato su criteri predefiniti, promuovendo la tutela degli interessi di utenti e consumatori”, che dovrà verificare “gli obiettivi economico-finanziari dei soggetti esercenti il servizio con gli obiettivi generali di carattere sociale, di tutela ambientale e di uso efficiente delle risorse“.
L’’Autorità è già al lavoro. Lo scorso 5 aprile ha avviato un’indagine per l’adozione di provvedimenti di regolazione tariffari per tutto il ciclo dei rifiuti, differenziati, assimilati e urbani. Un lavoro imponente, ma che si rende necessario. Ora più che mai, per risparmiare, i nostri soldi e quelli pubblici.