Riforma del Fmi, pressioni sul Congresso per il via libera (atteso dal 2010)
Gli Usa ancora non hanno ratificato la riforma del Fondo monetario. E dal momento che rappresentano il 16, 7% dei diritti di voto in seno al consiglio ...
Diciannove personalità statunitensi, tra i quali alcuni ex-segretari al Tesoro, hanno lanciato ieri un appello al Congresso affinché ratifichi la riforma della governance del Fondo monetario internazionale. «Esortiamo il parlamento a garantire un appoggio bi-partisan, in nome degli interessi degli Usa e del sistema finanziario globale», hanno scritto in una lettera indirizzata ai leader del partito democratico e di quello repubblicano, pubblicata dal think tank The Bretton Woods Committee.
La riforma del Fondo, che rafforza la posizione dei Paesi emergenti e ne raddoppia le risorse permanenti, è stata votata nel 2010, ma è ancora in attesa di un’ultima ratifica parlamentare da parte degli Stati Uniti (che del Fmi sono il maggiore azionista).
Il via libera americano, ovviamente, non è il solo necessario per rendere operativa la riforma. Per entrare in vigore, i cambiamenti devono essere approvati da almeno 113 dei 188 Paesi membri del Fondo, rappresentanti almeno l’85% dei diritti di voto previsti al consiglio di amministrazione: di questa quota, gli Usa rappresentano il 16, 7%.