Questo articolo è stato pubblicato oltre 11 anni fa e potrebbe contenere dati o informazioni relative a fonti/reference dell'epoca, che nel corso degli anni potrebbero essere state riviste/corrette/aggiornate.

Roubini: «Siamo ad un bivio tra il rischio di nuove bolle e uno stop alla ripresa»

Secondo l'economista i tassi di interesse bassi hanno aumentato la liquidità in larga parte nei mercati, piuttosto che nelle economie reali. Il rischio è che si ...

  «I tassi di crescita rimangono disperatamente bassi e una disoccupazione a livelli inaccettabili continua a colpire le economie avanzate . Le banche centrali hanno accentuato le loro politiche non convenzionali, fatte di tassi di interesse vicini o uguali allo zero, come di acquisti massicci di obbligazioni sovrane. Ma tale sforzo di offerta di liquidità non ha portato il rilancio atteso del credito per rifinanziare i consumi delle famiglie o gli investimenti ». Ad affermarlo è stato questa mattina Nouriel Roubini , l’economista che per primo predisse la crisi finanziaria globale, in un editoriale pubblicato sulle colonne del quotidiano francese Les Echos, nel quale spiega senza mezzi termini che «l’economia globale è ancora minacciata dalle bolle finanziarie ».  

«Le banche – ha spiegato – hanno conservato in parte il prodotto dell’aumento della base monetaria, accrescendo in modo eccessivo le loro riserve inutilizzate. Assistiamo così ad un ulteriore stretta sul credito, mentre la crescita debole e il livello elevato di indebitamento privato deprimono a loro volta la domanda di prestiti». Il risultato, qual è? Che questa ingente massa di capitali inonda nuovamente i mercati finanziari, piuttosto che le economie reali

Non a caso, prosegue Roubini, «la Borsa americana e molte altre sono cresciute del 100% rispetto ai minimi del 2009», mentre i tassi di interesse bassi spingono ad una nuova risalita dei prezzi nel settore immobiliare, il che pone dei rischi concreti di bolle speculative in numerosi Paesi: Svizzera, Svezia, Norvegia, Germania, Francia, Hong Kong, Singapore, Brasile, Cina, Australia, Nuova Zelanda e Canada. 

«Tassi di interesse troppo bassi e per un periodo troppo prolungato rischiano di far crescere fenomeni che potrebbero provocare una nuova formidabile bolla speculativa nonché una nuova ondata di recessione». Al contrario «tassi di interesse elevati potrebbero limitare le bolle ma affosserebbero la ripresa economica». I Paesi avanzati si trovano perciò «tra Scilla e Cariddi».