ETF short. Cosa sono i fondi che fanno scommettere “contro”
Ultima trovata della finanza speculativa e autoreferenziale, gli ETF short permettono di guadagnare grazie alle crisi. Il mondo alla rovescia
Pensate che una crisi sia in arrivo, un Paese possa attraversare un momento difficile o che i prezzi di alcune materie prime possano scendere? Oggi è possibile provare a guadagnare dalla caduta dei prezzi di qualsiasi cosa possa venirvi in mente. Persino andare contro le previsioni di qualche esperto, provando a scommettere all’opposto delle sue indicazioni. Tutto questo grazie agli ETF short. Cerchiamo di capire di cosa si tratta.
Cosa sono gli ETF
Gli ETF, acronimo di Exchange Traded Fund, sono dei fondi che hanno come obiettivo quello di replicare un qualche indice. Ad esempio un gestore potrebbe decidere di creare uno strumento che segue l’andamento della Borsa italiana. Crea un ETF che compra azioni delle diverse imprese quotate nella giusta proporzione. Questo ETF seguirà quindi l’andamento dell’indice della Borsa, salendo o scendendo in uguale misura. Analogamente, esistono ETF su indici azionari, di titoli di Stato, di materie prime o altro ancora.
Tutto si spiega
Che cosa sono e come funzionano i fondi d’investimento Etf
Gli Etf sono strumenti finanziari alla portata dei risparmiatori, facilmente scambiabili e gestibili, ma non privi di ombre
In pochi anni hanno conosciuto un successo enorme, sia perché le quote dell’ETF si possono comprare e vendere come fossero azioni, sia per i bassi costi di gestione. Rispetto a un fondo che compra e vende titoli per cercare di “battere il mercato”, infatti, un ETF ha una gestione passiva, nel senso che il fondo deve unicamente replicare l’indice – o benchmark – sul quale è basato.
Cosa si intende per “vendita allo scoperto”
Le vendite allo scoperto permettono invece di guadagnare da un calo dei prezzi di un dato titolo o materia prima Si tratta di vendere in una data futura qualcosa che materialmente non si ha, sperando che prima della realizzazione effettiva della vendita il prezzo scenda. Chiariamo con un esempio. Mi metto d’accordo con una persona per vendergli un‘automobile tra un mese, a 10mila euro. Io però quell’auto non la possiedo. Spero che il mercato delle auto crolli, in modo che tra un mese io la possa acquistare a 9mila euro, per rivenderla immediatamente dopo al prezzo pattuito, guadagnando quindi dalla diminuzione del valore. In gergo si dice che si è andati corti (short in inglese).
Mettendo insieme le due cose, ecco che sono nati gli ETF short. In pratica, sono fondi che chiunque può comprare e che offrono un rendimento opposto a quello di un dato indice di riferimento. Se l’indice della Borsa italiana perde il 5%, il mio ETF short realizzerà un analogo profitto.
Se fino a poco tempo fa la vendita allo scoperto era considerata uno strumento riservato a investitori professionisti e speculatori esperti. Grazie agli ETF short, oggi è alla portata di qualsiasi piccolo risparmiatore che voglia provare il brivido di guadagnare quando il mercato scende o scoppia una crisi.
La finanza sempre più distante dal suo scopo sociale
Negli ultimi mesi, negli Stati Uniti, si segnalano ottime performance per alcuni ETF short sui titoli tecnologici. Chi aveva scommesso al momento giusto su un crollo del Nasdaq (l’indice delle principali aziende ad alta tecnologia americane) ha portato a casa profitti da record.
Ma ovviamente una finanza alla continua ricerca di sbocchi di investimento non si è fermata qui. Negli scorsi mesi una società ha creato un ETF che “shorta Jim Cramer”. Cramer è un giornalista della rete CNBC che offre ai telespettatori consigli di investimento. Ogni volta che Cramer raccomanda di acquistare un titolo l’ETF short lo vende allo scoperto, andando contro le sue previsioni.
Al di là dell’aneddoto, rimane una questione di fondo per una finanza che, almeno stando alle definizioni, dovrebbe garantire “l’allocazione ottimale di risorse nell’economia”. Quanti posti di lavoro vengono creati da questi ETF short? Quante risorse finiscono nell’economia reale?
Che differenza c’è tra scommettere che le previsioni di un giornalista sono sbagliate e puntare su un numero alla roulette o sul risultato di una gara sportiva? Per l’ennesima volta, la risposta su quanto la finanza abbia completamente perso di vista il proprio scopo sociale appare purtroppo evidente.